Anche il secondo dei due Carabinieri, il 32enne Pietro Costa, ha confessato di aver avuto un rapporto sessuale con una delle due ragazze americane che la scorsa settimana hanno sporto denuncia per il presunto stupro
Dopo che il collega, Marco Camuffo, aveva già ammesso alle autorità giudiziarie il rapporto sessuale, anche il secondo indagato, con il quale si trovava sulla volante che ha accompagnato le due ragazze americane dalla discoteca “Flo Firenze” fino a casa, ha deciso di parlare dopo i primi giorni di silenzio. Pietro Costa, questo il nome del Carabiniere più giovane, si è infatti recato in Procura accompagnato dal suo avvocato Andrea Gallori e ha ammesso al pm Ornella Galeotti il proprio errore.
«Ho sbagliato, ma ho fatto tutto quello che decideva il capopattuglia Marco Camuffo. Si è trattato di un momento di debolezza perché le ragazze insistevano a invitarci a casa» – ha raccontato Costa durante l’interrogatorio, scaricando la responsabilità sul suo superiore, nello specifico per aver provato verso egli timore reverenziale (vedremo come potrebbe tornargli utile).
«Quello che dico è confermato anche dal fatto che la ragazza mi ha dato il suo numero di telefono. Vi pare possibile che me lo avrebbe dato se la avessi appena violentata?» – ha sottolineato Pietro Costa.
Anche il legale Andrea Gallori ha confermato le parole del suo assistito che, pur avendo ammesso il rapporto sessuale, ha invece respinto, anche egli, le accuse di violenza: «Il mio assistito ha ammesso che ci sia stato un rapporto sessuale con una delle due studentesse americane che lo hanno denunciato, ma nega assolutamente che ci sia stata violenza sessuale. In questa fase di indagini in pieno corso non ritengo di dover aggiungere altro, abbiamo piena fiducia nella magistratura, riteniamo all’esito delle stesse indagini di poter offrire ulteriori spunti investigativi».
L’autorità giurdiziaria dispone ora della versione dei fatti proposta da tutti e quattro i soggetti in questione, quella delle due ragazze americane che parlano di stupro e quella dei due Carabinieri che hanno ammesso i rapporti sessuali ma affermano ci fosse il consenso.
Rimane da appurare quanto le ragazze fossero o meno coscienti dato che i primi esami scientifici hanno rilevato alte quantità di alcool nel sangue di entrambe e la presenza di hashish in quello di una delle due.
Potrebbero intanto ritornare presto a casa le due studentesse, in quanto la Procura ha già paventato l’ipotesi di chiedere al gip l’incidente probatorio per acquisire anticipatamente la loro testimonianza ai fini della prova (invece che aspettare il dibattimento) proprio per consentire loro di tornare in America.
Oltre al procedmento penale risultano aperti anche altri due procedimenti, quello disciplinare (interno all’Arma) e quello militare voluto per iniziativa del Tribunale Militare di Roma: anche se i due Carabinieri potrebbero uscire illesi dal procedimento penale, sarà molto difficile, se non impossibile, che la stessa cosa accada per gli altri due procedimenti. Infatti, loro stessi hanno ammesso il proprio comportamento scorretto e in violazione dei regolamenti interni (l’aver fatto salire sulla macchina due civili non autorizzati; l’aver lasciato incustodita la macchina per troppo tempo; l’aver derogato i doveri lavorativi mentre consumavano un rapporto sessuale), qualcosa di diverso dall’accusa di violenza sessuale e che non implica per forza la qualificazione del loro comportamento come reato.
Lorenzo Maria Lucarelli