Emergono nuovi elementi a carico dei due carabinieri accusati dello stupro, la notte tra mercoledì e giovedì, di due studentesse americane a Firenze.

I carabinieri sarebbero intervenuti, secondo le prime ricostruzioni, per sedare una rissa in una discoteca di Piazzale Michelangelo, a Firenze. Qui avrebbero incontrato le due ragazze, a cui avrebbero offerto un passaggio fino a casa con l’auto di servizio. secondo quanto riportato dall’Ansa, vi sono dei testimoni che confermano di aver visto le due ragazze salire sull’auto. Una volta giunti a destinazione si sarebbe consumato lo stupro. La violenza, secondo il racconto delle due ragazze alla polizia, ha avuto luogo proprio nell’androne del palazzo in cui abitano, ad opera dei due carabinieri. 

I fatti hanno ancora un contorno poco chiaro, ma sembra che siano emersi degli indizi piuttosto consistenti. In particolare, alcune telecamere di sorveglianza della zona in cui abitano le due ragazze avrebbero ripreso l’arrivo dell’auto dei carabinieri e la sua successiva ripartenza dopo circa 20 minuti. Inoltre la polizia scientifica, esaminando l’androne del palazzo, l’ascensore (dove è stata stuprata una delle due ragazze) e gli abiti che indossavano le due giovani la sera della violenza subita, ha individuato delle tracce biologiche compatibili con un rapporto sessuale. Anche il referto dell’ospedale, dove le due ragazze sono state condotte immediatamente dalla polizia, ha confermato che entrambe avessero avuto di recente rapporti sessuali.

Questo pomeriggio è stato sentito in Procura uno dei due carabinieri coinvolti nella vicenda, il quale avrebbe ammesso di aver avuto un rapporto con una delle due studentesse, ma che questo fosse consensuale. Quanto potesse essere consensuale, dato che le due ragazze erano sotto l’effetto di alcol, appare abbastanza chiaro. 

L’avvocato di una delle due ragazze ha dichiarato alla Stampa: «La violenza sessuale non si consuma solo con la violenza fisica o con la minaccia. Si consuma anche, e lo dice il codice penale, abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto. E le due ragazze erano in una situazione alterata, anche a causa dell’alcol. In questa fattispecie segnalata dal codice penale il non consenso è implicito».

Ma l’aspetto più grave, nonché più squallido di questa brutta vicenda è stato certamente la sua trattazione da parte dei giornali nazionali. Dall’assunzione di alcol e droghe, all’assicurazione contro lo stupro (suggerendo, implicitamente, che potrebbe trattarsi di una truffa ai danni dell’assicurazione), fino alla presentazione “angelica” dei due carabinieri accusati (lo ricordiamo, innocenti fino a prova contraria) e tutte «le insinuazioni, la colpevolizzazione, le ipotesi giustificatorie, i dubbi, la costruzione di una possibile “difesa” infilata in narrazioni teatrali, l’insistenza sul fatto che le due ragazze avessero bevuto e fumato» (Giulia Siviero, su Il Post).

Da qui è poi partita la ancor più squallida argomentazione sui social, con numerosi commenti sotto i vari articoli di persone che non credono alle accuse contro i carabinieri (“innocenti a prescindere”) e che le rispediscono al mittente, accusando le due giovani di essersela cercata. Libertine, drogate, prostitute e pure bugiarde, oltre che ingrate. Perché “se non vuoi andarci a letto, sulla macchina dei militari non ci sali” (è un commento autentico, oltre che orribile).

In pratica, a sentire i commenti dell’uomo della strada, è colpa delle due ragazze che se la sono andata a cercare. E la stampa, quando vi sono fatti del genere (lo stupro di Rimini docet), anziché placare questa cagnara getta continuamente in pasto alla folla nuovi dettagli, particolari, magari ininfluenti ma che attirano lettori, in un circolo vizioso di voyeurismo e pornografia giornalistica. Che razza di nazione siamo diventati?

Lorenzo Spizzirri