Svolta storica in Sudan, dove le mutilazioni genitali femminili, pratica molto diffusa, diventerà finalmente reato. Lo annuncia il governo di transizione entrato in carica lo scorso anno.
Le nuove norme, specifica, saranno conformi a una dichiarazione costituzionale sui diritti e le libertà.
Il Sudan e le mutilazioni genitali femminili
La mutilazione degli organi genitali femminili è in Sudan una pratica diffusissima. Legata a questioni religiosi e a caratteri socio-culturali, ben 9 donne sudanesi su 10 hanno subito le Mgf.
La preservazione delle tradizioni, della promiscuità, della verginità: queste sono solo alcune delle giustificazioni dietro questo terribile atto. Come, ancora, il miglioramento della fertilità e maggiori possibilità di matrimonio.
Le mgf consistono nella rimozione chirurgica degli organi genitali esterni: le infezioni provocate dalla pratica portano spesso all’infertilità e a complicazioni durante il parto. In casi estremi alla morte, come nel caso di una bambina egiziana di 12 anni, morta quest’anno dopo essere stata sottoposta alla pratica.
Le operazioni sono infatti svolti in ambienti di scarsa (o assente) igiene, senza anestesia e con l’utilizzo di oggetti rudimentali come forbici o coltelli.
Nella sola zona dell’Unione Europea, si stima che 500.000 donne siano state mutilate. Nahid Jabrallah, direttore del Centro Sima per la protezione di donne e bambini, nel 2018 aveva stimato che circa il 65% delle donne in Sudan sia stato vittima delle mutilazioni genitali.
Quali saranno le pene previste
Le pene previste per chiunque eseguirà mutilazioni genitali sono fino a tre anni di carcere e una multa, ai sensi di un emendamento del codice penale sudanese approvato dal governo di transizione.
Per Salma Ismail, portavoce Unicef a Khartoum, “questa legge sarà di aiuto nel proteggere bambine e ragazze da questa pratica disumana, garantendo loro una vita dignitosa.”
Aggiunge inoltre che: “Aiuterà anche quelle madri che non volevano mutilare le loro figlie, ma che si sono sentite costrette, senza la possibilità di dire no. Adesso ci sono delle conseguenze.”