Un rapporto atavico, ma sempre attuale, la profonda sordida provincia e il vecchio che resiste al nuovo: di questo ci parla “Il suocero e il genero”. Il romanzo di Pee Gee Daniels, nom de plume di Pierluigi Straneo, primo capitolo di una trilogia intitolata “Once upon a time in Valdiguggio”, edito da Leucotea Project.

Un libro, il suocero e il genero, che colpisce innanzitutto per il lessico: un linguaggio ricercato, che svela tutta la cultura che possiede chi scrive. La stessa Cultura invocata dal protagonista, Stevo Manini, come meta e come ancora di salvezza, sebbene con risultati incerti. Quello di Straneo è un linguaggio che surfa tra le onde alte, auliche, quando sembra inseguire i ritratti surreali di Baricco e Benni, con termini forse un po’ difficili per il lettore medio, ma azzeccatissimi. E poi vola in picchiata, virando verso termini più volgari, in stile Vernacoliere.

Ci si ritrova, a volte, a leggere con lo stesso stupore di Meg Ryan in C’è Posta per te, quando parla della bellezza di leggere Orgoglio e Pregiudizio e trovare termini come “tripudio, laddove, iattura…”. E a volte a tenersi per non ridere troppo forte: con certi nomi e certi vocaboli l’effetto comico è assicurato. 

La copertina de “Il suocero e il genero”, primo capitolo di Once Upon a time in Valdiguggio edito da Leucotea Project

Il suocero e il genero: la trama 

La storia narrata ne “Il suocero e il genero” ci porta e ci trasporta in quel di Valdiguggio. Il paesone o “ridente cittadina”, un tempo detta “la città dell’oro”. Nel prima. Nel dopo, al giorno d’oggi, non è più così. C’è stata, c’è la crisi. Che si è abbattuta su una provincia che ha conosciuto il benessere e non riesce a farsi una ragione che quella ricchezza gli stia scivolando dalle mani.

I protagonisti sono loro: il suocero e il genero, maschere pirandelliane prestate al vecchio e al nuovo. Il vecchio è Stevo Manini, direttore orgogliosissimo di Once upon a time in Valdiguggio, la paludata rivista di folklore sovvenzionata dai politici locali. Il suo regno, conquistato con timida e grande fatica. Il nuovo è Doriano Di Marzio, il genero, perdigiorno, perfettamente opposto al padre di sua moglie. Tronfio e sicuro di se quanto l’altro è insicuro. Improvvisatore quanto l’altro prepara maniacalmente ogni mossa.

Il loro scontro è inevitabile: il nuovo vuole scalzare il vecchio, e anche questa è storia che si ripete da millenni. Stevio Manini non vorrebbe mai e poi mai lasciare posto al giovanotto (non vi ricorda quello accade in Italia?), soprattutto al comando della sua importantissima rivista, la già citata “Once upon a time in Valdiguggio”. Il destino, però, ci mette lo zampino. Doriano avrà la sua bella occasione per provare a far funzionare la rivista, trasformandola in un rotocalco che si occupi di gossip.

La contrapposizione tra i due sarà accesa, accesissima, ma nascosta dietro le pieghe dell’apparenza e della buona educazione, come si addice ai costumi della provincia. Sullo sfondo, ma neanche tanto, appunto lei, la Provincia, con i suoi luoghi comuni e con i suoi personaggi. Tra questi fa capolino la famosa “Ciorgna Voltaica”, una nota ninfomane del posto. Leggere per credere.

Federica Macchia