“Super Size Me” è un documentario che ha letteralmente spaventato molti americani e l’industria stessa del mondo dei Fast Food statunitensi. Il motivo è molto semplice: nel 2004 il giovane Morgan Spurlock, regista e protagonista del suo docufilm, decide di denunciare apertamente il mercato alimentare del junk food. In particolare filma le conseguenze di un’alimentazione basata esclusivamente sul cibo spazzatura, o meglio quello della grande catena internazionale Donald McDonald’s.
Se nasci americano, molto probabilmente morirai grasso e diabetico o per cirrosi epatica!
Il docufilm di Morgan Spurlock è una cruda condanna che incalza con umoristico cinismo, a tratti simile quasi ad una brillante commedia, sugli usi e costumi americani. Sovrastrutture prima di tutto economiche e politiche, poi culturali, che impongono ai cittadini, sin dalla tenera età una dieta ipercalorica, grassa e mortale.
Il titolo non promette nulla di buono ma non vuole essere un attacco alle persone in sovrappeso.
Super Size Me traccia infatti le linee guida per un cambiamento progressivo, che porti l’america a risvegliarsi da un sonno inesorabile ai fornelli. E’ un film perfetto per un quadro informativo ed educativo e tutti dovrebbero vederlo almeno una volta.
Morgan è un giovane uomo piuttosto in forma all’inizio del documentario, alto 1.88 per 84 chili circa. Super Size Me ci catapulta letteralmente in quelli che sono i dati scoraggianti del grande continente e in una battaglia ancora oggi dura a morire.
“Curatevi del cliente e gli affari si cureranno da soli, Ray Kroc”
In America, tutto è decisamente più grande del normale o dell’immaginabile. L’America è uno dei paesi con il numero più elevato di persone grasse, circa un milione, più del 60% degli adulti.
Lo stato d’America più obeso è il Mississipi. Il protagonista e regista del docufilm, vive in Virginia, terzo stato per numero di obesi negli Usa. L’obesità come ci racconta Morgan, è la seconda causa di morte dopo il fumo negli States.
I dati fanno subito riflettere sulla gravità dei danni ormai sedimentati. Mangiare molto e male è tuttora all’ordine del giorno. Mangiare soprattutto presso un McDonald’s è prassi quotidiana del resto anche in tutta Europa. In breve tempo anche l’Italia negli ultimi 5 anni ha accolto la catena stravolgendo molti quartieri delle città e cambiando la cultura persino della colazione da bar all’italiana (semplice espresso e cornetto).
Ciò che stupisce oggi rivedendo questo documentario così carismatico, è che sia specialmente reale, ma allo stesso tempo veramente interessante nel modalità con cui Morgan ha scelto di filmare e fotografare l’America vera e non di certo quella patinata delle star di Hollywood.
Morgan all’inizio della sua storia è in perfetta salute ma mangiando solo “super size menù”, ingrasserà di circa 9 chili in soli 12 giorni con danni permanenti. Il protagonista viene seguito lungo questo esperimento culinario, da un gastroenterologo, un cardiologo ed un medico generale. I valori delle sua analisi sono perfette, passando dal colesterolo, ai valori dell’emocromo, al tasso di sodio nel sangue, tutte le analisi mostrano delle condizioni generali in sintesi normali.
Fast Food Mania: Epidemia nazionale
In America e in particolare in città come Manhattan, è possibile incontrare Negozi McDonald’s ogni 500 metri circa, ci sono infatti ben 88 locali del celebre fast food. Più del 60 % dei cittadini Usa, non pratica attività fisica e nonostante il grande continente vanti la cultura del camminare per molti km al giorno, gran parte dei cittadini obesi, si reca spesso, persino due volte al giorno, nella grande catena low cost, senza compiere più di 5000 passi al giorno.
Dalla colazione, passando per il pranzo e la cena, in America con solo 50 cent in più, si può avere il super size menù. E’ evidente che la forza di questa economia e del colosso mondiale alimentare, si faccia beffa dei più deboli, sfruttando l’idea che la povertà venga in qualche modo sempre ripagata offrendo generosamente al cliente per circa dieci euro, un menù extra large.
Interessante inoltre il pensiero che nel corso del documentario ci viene offerto e che si può ritenere un punto dal quale partire per sviluppare eventuali riflessioni in merito. Perchè è socialmente accettato accusare ed attaccare un fumatore per ricordargli che il suo vizio è grave, mentre è ancora oggi complicato accusare una persona di mangiare troppo?.
Il pensiero è estremamente complesso e manifestazioni come quella che si sta consumando sui social instagram soprattutto, il tema del “body shaming“, sono potenti armi a doppio taglio. Da una parte si combattono i giudizi negativi, limitanti e gratuitamente taglienti. Dall’altra parte accettiamo di buon grado che dei difetti che non dovrebbero essere solo estetici, bensì rilevanti a tal punto da minacciare la nostra salute, diventino in qualche modo un punto di forza estetica ed interiore.
Un Happy Meal grazie
Colossi Americani come McDonald’s sfruttano perciò molteplici aspetti: la povertà, l’insicurezza personale, il tempo e in particolare l’età del cliente. Il successo del panino più famoso d’America, come afferma nel documentario Kohn Banzaf, professore di diritto che si batte da tempo con delle cause giuridiche nei confronti della catena, è proprio legato all’età anagrafica.
McDonal’s è una sorta di pifferaio magico che cattura l’attenzione dei più piccoli. I cittadini infatti vengono incoraggiati a mangiare hamburgher e patatine fritte, mediante una campagna pubblicitaria forsennata, in cui ha avuto sicuramente un forte potere immaginativo, l’idea di creare il personaggio del clown amico di tutti! Pensiamo insomma al magico Happy Meal che con la sua sorpresa è il menù più gettonato dai bambini di tutto il mondo.
Altro dato alla mano denunciato da Morgan è sicuramente l’assenza di una educazione alimentare sana nelle scuole, educazione che dovrebbe partire proprio dall’organizzazione dei menù nelle mense scolastiche e dalle ore di attività sportiva, quasi assenti. Anche in questo caso i dati che Morgan ci mostra sono piuttosto avvilenti per il futuro della cultura soprattutto occidentale.
Un bambino su tre, tra quelli nati nei primi anni ‘2000 avrà quindi alte probabilità di sviluppare il diabete lungo la sua vita. Se il diabete, viene poi contratto prima dei 15 anni, la durata della propria vita secondo gli studi condotti, si riduce di 17 oppure anche di 27 anni.
Le spese sanitarie dirette raddoppiano ogni anno, oltre 92 milioni di dollari solo nel 2002. Molti bambini hanno già “cicatrizzazioni del tessuto nel fegato“, cioè hanno le basi per sviluppare in futuro la famigerata cirrosi epatica.
Super Size Me è un documentario da vedere e se ne consiglia un recupero del genere. Tematiche complesse sdrammatizzate dal tono registico del protagonista hanno reso la pellicola un cult nel suo genere. Il consiglio? non ordinate McDonald’s durante la visione!
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Silvia Pompi