Una storia di amori, bugie, tradimenti e sangue prende luogo in una città del Canada sconvolgendo la vita dei suoi abitanti. Un’avida calcolatrice, in cerca di una grande eredità, è pronta a tutto per ottenere ciò che vuole. Il regista di Sweet Virginia, qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, narra una vicenda di intrighi con grande maestria.
Sweet Virginia
La pellicola del 2017, diretta da Jamie M. Dagg che si trova qui alla seconda prova da regista dopo River del 2015, si apre con l’efferato omicidio di tre uomini che si erano rifiutati di servire un cliente giunto dopo l’orario di chiusura. In seguito a questo sconvolgente avvenimento l’intera città di Hope viene gettata completamente nel terrore, con il sospetto che si diffonde tra tutti gli abitanti.
Amanti, traditori e donne risolute fino all’immoralità si avvicendano in questa pellicola che riprende i temi dei classici western per farli rivivere in un’ambientazione contemporanea. Un noir d’autore che riprende a tratti opere come Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen presentando la realtà di una piccola città in cui il male e la violenza sembrano gli unici mezzi per risolvere certe situazioni.
Nei panni dell’assassino troviamo un ottimo Jon Bernthal che, come nella vita, non è inquadrato perfettamente nella figura del malvagio. Alcune sfumature rendono infatti il personaggio più sfaccettato portando certe motivazione ad essere addirittura giustificabili.
In una spirale di violenza, che risulta quasi necessaria, gli avvenimenti che si susseguono guidano la storia in un’inevitabile conclusione finale. Come nei più classici western la resa dei conti è anticipata da una crescente tensione che, nell’ambiente cupo e ansiogeno, guida lo spettatore a desiderare la conclusione di questa storia amara.
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