Stacy Sykora è tra i migliori liberi al mondo. Con la nazionale statunitense partecipa a tre Olimpiadi, vincendo a Pechino una medaglia d’argento. In Italia gioca per Ravenna, Modena, Jesi, Altamura e Urbino. Poi in Spagna, Russia, Brasile. Un gravissimo incidente le ha precluso la possibilità di giocare, ma oggi Stacy ci racconta la sua nuova vita.
Sykora, tra i migliori liberi al mondo, ci racconta il suo “viaggio incredibile” fatto di sogni, dolore e rinascita
Ho avuto l’onore di giocare con Stacy con la maglia della Château D’Ax Urbino, l’anno della Champions League. Un vero esempio di vita. Oggi grazie a questa intervista, ho modo di farvela incontrare, anche se solo virtualmente, condividendo questa fortuna con voi. Carismatica ed energica più che mai, ha intrapreso un nuovo progetto e ha ancora tanto da dare al mondo della pallavolo.
Sogni di partecipare alle Olimpiadi, percorri ogni strada possibile verso l’obiettivo, partecipi e vinci una medaglia. Questa storia ha dell’incredibile…
“Le Olimpiadi sono sempre state il mio obiettivo, fin da piccola. Ci ho provato allenandomi in quattro sport diversi, per anni. Pallavolo, atletica leggera e corsa campestre all’negli anni dell’High School. Al college, ho continuato ad allenarmi in queste tre discipline e ho aggiunto l’eptathlon (una specialità dell’atletica leggera che contempla sette discipline diverse, ndr), vincendo anche il premio migliore atleta tra tutte le università. Mi è sempre piaciuto competere. Ho puntato ad eccellere in tutto. Mi piace vincere, allenarmi e migliorare. Finiti gli studi, ho dedicato la mia vita ad allenarmi per partecipare ai giochi olimpici, non mi interessava in quale disciplina. Una volta entrata nella squadra degli USA, ho capito che niente mi avrebbe più fermato. Sono stata benedetta.“
Sei stata la prima in assoluto a vestire la maglia del libero in nazionale americana..
“E’ stata la mia allenatrice, anche lei medaglia d’argento, a propormi questo ruolo, l’anno in cui è stato introdotto. Nonostante avessi vinto per due anni consecutivi il premio “All-American” in posto 4 con il mio college, Texas A&M University. Conoscendo l’obiettivo della mia vita, mi ha suggerito di cambiare. In attacco sarebbe stato molto difficile competere con le più forti in quel ruolo, ma essendo brava in seconda linea, potevo puntare ad eccellere. Mi fidavo di lei e ho accettato la sfida. Non ho mai guardato indietro. La parte divertente è che non si indossava una maglia diversa ma i “Pinnies” (il fratino, ndr).“
Hai dedicato anni interi alla nazionale, spesso rinunciando a giocare per altri club. Hai preparato tre Olimpiadi, vincendo dodici premi individuali come miglior libero in competizioni internazionali. Qual è il segreto?
“Non avrei potuto vincere tutto quello che ho vinto senza la mia squadra degli USA. Giocare con dei fortissimi ricevitori, rende tutto più semplice. La prova più dura è stata quella dei “mille palloni”. Durante un allenamento ho ricevuto in modo impreciso una palla molto semplice. Il giorno dopo il mio allenatore, Toshi mi stava aspettando per inculcarmi una lezione indimenticabile. Al solo pensiero, sudo ancora oggi. Dieci serie da cento ricezioni perfette. Non era sufficiente una palla positiva, contava solo la perfetta. Da quel giorno ho alzato in modo esponenziale il mio livello di attenzione.”
Arrivata in Italia nel 2000, l’hai spesso definita casa tua..
“Ma io sono italiana! (ride, ndr). Sono arrivata a ventiquattro anni e ho vissuto lì i miei “growing years”. Mi sono formata come giocatrice e come persona. La Stacy Sykora che sono oggi, il mio modo di affrontare la vita, è prodotto della mia esperienza in Italia.“
Cosa ti ha conquistato?
“La vostra concezione di famiglia. È un paese “family oriented”. Non so come tradurlo. Adoro quanto il nucleo famigliare sia importante. Poi Ravenna, Modena, Jesi, Altamura, Urbino sono città che mi sono rimaste nel cuore. Quando torno in Italia passo sempre per Modena, ho lì il mio migliore amico.“
Hai definito la tua carriera un “viaggio incredibile” e imparato ogni lingua. Italiano, portoghese, russo..
“Adoro parlare alle persone nella loro lingua. Sono nella loro nazione, è il minimo. Ogni giorno porto la forza di un ricordo del passato e lo racconto a chi mi è vicino. Ho passato una vita straordinaria grazie alla pallavolo, e voglio condividerla.”
Anche nel 2010 sei stata premiata miglior libero, al Mondiale. Solo un anno dopo, un gravissimo incidente ha segnato la tua vita e ti ha allontanato per sempre dal campo di pallavolo. È iniziato così un incredibile percorso che ti ha portato dove sei. Chi è oggi Stacy Sykora?
“Prima dell’incidente, onestamente, conoscevo e volevo solo la pallavolo nella mia vita. Era tutto ciò che avevo sempre desiderato. L’unica cosa che contava. Ora è tutto importante. Amici, famiglia, persone. Persino il cibo. Potrei andare avanti all’infinito. Ricordo quando sono tornata dal Brasile, dopo l’incidente, uno dei miei primi ricordi è stato al McDonals. Stavo mangiando un gelato e mi è sembrata la mia prima volta. Ne stavo gustando il vero sapore. Ero sul momento e ci stavo facendo attenzione.
Ho cambiato prospettiva. Ho cominciato a cogliere il meglio da ogni evento, anche se apparentemente negativo. Non ho più dato per scontato nulla.
Mi sento di dirvi. Non date per scontato neanche un giorno. Mai e poi mai. Non lo fate, neanche un minuto. Non un secondo. Mai. Non sappiamo cosa possa succedere. Questo forse è molto facile da dire ma molto difficile da fare davvero. Essere grati di quello che si ha, affrontare ogni cosa in modo positivo, è l’unica chiave.
Stacy Sykora era una buona giocatrice di pallavolo, ma quando parlo di lei, ne parlo ormai in terza persona, una compagna di squadra. Questo messaggio che oggi posso dare, è la cosa più importante per me. Insegno alle persone come giocare a pallavolo, ma per prima cosa come essere buoni compagni di squadra. Dico che non sono più Stacy Sykora. Lei è “morta su quell’autobus”. Ho solo ricordi di lei. Ho dovuto letteralmente imparare di nuovo a camminare e a parlare. Devi lavorare su te stesso e cercare solo il positivo“.
Dopo una piccola parentesi come allenatrice della nazionale juniores (occasione in cui hai vinto un’altra medaglia) hai intrapreso quest’anno un’altra avventura..
“Quest’anno ho fondato la Sykora Academy. È un Youth Volleyball Club per i bambini di Las Vegas, Nevada. La pallavolo mi ha cambiato la vita. Come ho già detto, mi ha portato per il mondo e me lo ha mostrato. Mi ha permesso di vivere, conoscere, sperimentare le diverse culture del mondo. Oggi voglio condividere le mie esperienze con i bambini. Voglio offrire le possibilità che ho avuto io a quante più persone possibile, contribuendo a cambiare le loro vite in meglio. All’Accademia non insegniamo solo pallavolo con la palla. Ma soprattutto quella senza palla. Aiutiamo a costruire una passione, trovare un obiettivo. Avere un sogno”.
Quale sarò il prossimo passo?
“Aspetto di sapere cosa mi lancia il mondo.”
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