Weekend caldo nel mondo dei blogger e delle agenzie stampa! Se ne parla tanto sui social, ma cosa è successo esattamente fra Daisy del blog “Lettrice per passione” e l’agenzia stampa “Il Taccuino“?
I protagonisti: il libro, la blogger, il Taccuino
In primis il libro, “Vite strappate in Italia dagli anni ’70 ad oggi“, volume autobiografico di Antonella Betti.
L’autrice è un’assistente sociale, fondatrice dell’associazione di promozione sociale “Help e First Aid: Minori e famiglie a Roma onlus“. “Vite strappate” esce nel gennaio 2019, e viene affidato a “Il Taccuino” un’agenzia stampa di Bologna e da questa inviato a vari blogger perché lo recensiscano. Tra questi, Daisy di “Lettrice per passione“.
A Daisy il libro non piace, non riesce a finirlo.
Decide di pubblicare su Instagram la motivazione della scelta di abbandonare la lettura al 70% del volume: la potete trovare qui.
Una recensione che non si limita ad un secco “non mi è piaciuto” e, citando le Novelle di Pirandello, ” pensò al detto di un celebre commediografo francese: che durante la lettura o la rappresentazione d’un dramma, il sonno debba esser considerato come un’opinione“, ma scende nel dettaglio e motiva sia a livello contenutistico che a livello stilistico il proprio giudizio negativo. Una blogger che, proprio perché libera da contratti, può permettersi di non incensare sempre e comunque un volume perché donato.
La polemica
“Il Taccuino” non apprezza la critica. Attacca Daisy sulla sua pagina Instagram e continua su tutti i propri social. Attacchi duri, volgari, decisamente sessisti, cancellati stanotte insieme alle pagine social e il sito dell’agenzia, ma sono rimasti in rete grazie agli screenshot.
Ne scoppia un caso. I commenti a sostegno di Daisy sono migliaia. Vengono chiamati a leggere Michela Murgia, Odiare ti costa, e Il signor Distruggere, che comincia a cercare altre informazioni prima che il Taccuino oscuri i propri canali.
Il tam tam è veloce e travolge l’agenzia di stampa.
Le scuse… poco credibili
Il Taccuino cambia quindi strategia, cancella i post incriminati e pubblica questo:
Mentre la Rete si rammarica per il recente lutto ma si chiede come questo possa aver influenzato un professionista fino a fargli esternare attacchi così beceri e sessisti, Il Taccuino dà appuntamento per una diretta alle 19.
Alle 19 la diretta non avviene, ma poco prima viene caricato un video del direttore Francesco Lavorino, con i commenti disattivati, dove viene ribadito il messaggio: scusa…ma.
Continua ad accusare la blogger di poca professionalità, e sostiene che “la rete dell’odio e dell’ignoranza” abbia attaccato la collaboratrice che ha scritto quei post sbagliando, ma sotto stress per il lutto. Si confonde spesso fra collaboratore/collaboratrice, non rendendo chiaro se sia davvero una donna o se sia un modo per placare gli animi. Offre rose in omaggio alle donne che si reputano offese e continua a cercare di spostare l’attenzione sulla lettura parziale del volume.
Il castello di carta
Con queste reazioni il Taccuino ha incuriosito i giornalisti, tra cui David Puente che scopre come buona parte dei collaboratori citati… non esistano. Le foto pubblicate a fianco del loro cv sono prese dalle pagine Linkedin di professionisti in altri campi. Nel frattempo sono apparse le prime dichiarazioni delle case editrici che negano una collaborazione passata con questa agenzia di stampa. Alcuni lettori commentano facendo notare come non esista la partita iva riportata sul sito. Non solo, comincia a circolare lo screenshot dove un autore, rifiutando la proposta del Taccuino, viene anche lui apostrofato in modo sessista:
Il comportamento è lo stesso: ad un rifiuto il Taccuino risponde in modo becero e decisamente aggressivo. La reazione fa pensare che l’autore sia lo stesso, che si firma qualche riga sopra: Francesco.
La reazione dell’autrice
Scorrendo gli interventi sotto il post di Daisy, si possono trovare una serie di commenti di a.b_chicca, il nickname dell’autrice di Vite spezzate, Antonella Betti. L’autrice attacca i commentatori sostenendo la veridicità del suo racconto autobiografico e, quando le viene fatto notare come il suo libro non sia al centro della discussione, e che ci si aspetta da lei se non la solidaretà verso la blogger almeno un commento al comportamento dell’agenzia di stampa, risponde minacciando querele per diffamazione e tornando a porre il focus sulla propria storia.
Conclusioni
Che dietro al post ci sia un uomo, una donna, che il lutto sia vero o un’invenzione, che Il Taccuino sia davvero una stimata agenzia di stampa con 37 collaboratori o solo una montatura del suo “direttore”, a noi non importa. Altri chiariranno questi punti.
Noi riteniamo che l’attacco sessista ci sia stato, moltiplicato dalla condivisione delle accuse su tutti i canali social dell’agenzia di stampa. Crediamo che non ci siano giustificazioni plausibili che possano minimizzarlo, e ci complimentiamo con Daisy, che ha risposto con pacatezza ed eleganza mantenendo la sua posizione. Davvero una Brave Girl!
Twitter https://twitter.com/MMagazineItalia
Instagram : https://www.instagram.com/metropolitanmagazineit
Facebook: https://www.facebook.com/metropolitanmagazineitalia/