L’Alta Corte britannica si è pronunciata contro la scelta dei medici londinesi

Tafida non deve morire: l’Alta Corte inglese ha accolto il ricorso dei genitori della piccola che si erano opposti alla decisione dei medici del Royal London Hospital di staccare la ventilazione.

Il verdetto è stato emesso dal giudice Alistair MacDonald, bocciando, così, la decisione dell’ospedale londinese di porre fine alla vita della bimba di 5 anni.

Una sentenza storica

L’Alta Corte inglese ha accolto il ricorso dei genitori della piccola - Tafida non deve morire.
L’Alta Corte inglese ha accolto il ricorso dei genitori della piccola – Tafida non deve morire.

Ora la bambina potrà essere trasferita all’Ospedale Gaslini di Genova, come voluto dagli stessi genitori che nel mese di giugno contattarono il nosocomio. Una piccola vittoria in una lunga ed estenuante battaglia.

I tempi per il trasferimento non saranno brevi

Sicuramente la decisione dell’Alta Corte di Londra può essere considerata una battaglia senza precedenti, ma è presto per cantare vittoria. Tafida non arriverà in Italia a breve.

L’ospedale londinese, infatti, ha ancora a disposizione 21 giorni di tempo per presentare ricorso.

«Dopodiché sarà nostra cura andare a prendere Tafida a Londra per portarla in Italia – ha precisato il Direttore Generale Paolo Petralia – Non facciamo del miracolismo. La inseriremo nel reparto con l’intensità di cure più appropriato alle condizioni cliniche del momento. I livelli vanno da quello più alto della rianimazione fino alla riabilitazione intensiva di lunga durata che può prevedere anche le cure a domicilio. Il percorso sarà evolutivo».

L’odissea di Tafida Raqeeb

L’odissea di Tafida è cominciata lo scorso 9 febbraio, quando, a causa di una malformazione, improvvisamente, le scoppiò una vena nella testa. Dopo un lungo intervento d’urgenza, la bimba vive in uno stato di coscienza minima, attaccata a un respiratore. Da allora i suoi genitori lottano per la sua vita.

Metropolitan Magazine Italia aveva già raccontato la sua storia, qui i dettagli della vicenda.

Ma a questo punto ci domandiamo: quando è giusto parlare di accanimento terapeutico e quando invece si tratta di aiuto concreto per la vita di una persona?

In questa vicenda la vita di Tafida è stata affidata alla decisione di un giudice che ha stabilito che per lei c’è speranza e cura.

E noi siamo contenti per lei e certi che Tafida non deve morire, anzi, la piccola arriverà in Italia più forte di prima, in barba alla decisione dei medici del Royal London Hospital.

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