In una conferenza stampa, tenutasi ieri, il portavoce degli islamisti ha annunciato come i talebani desiderino proporre un’amnistia per tutti gli ex funzionari governativi, invitandoli a tornare per non bloccare la macchina statale. L’uomo ha inoltre rassicurato le donne afghane sostenendo che il suo gruppo non vuole che le donne siano “vittime” ma anzi le invita a far parte del nuovo governo “in rispetto alla sharia“.
I progetti dei Talebani
Zabihullah Mujahid, il portavoce del gruppo islamico, durante la sua intervista, ha detto:
Abbiamo espulso gli stranieri, è un momento di orgoglio per il Paese. (…)Non ci vendicheremo con nessuno, non ci vendicheremo con chi ha lavorato con gli stranieri, non busseremo alle porte per sapere con chi le persone abbiano collaborato. Non vogliamo nemici interni o esterni, il nostro territorio non verrà usato per minacciare nessun Paese. Faremo un’amnistia e le ambasciate e le ong saranno al sicuro.
Sul tema delle donne e sui loro nuovi “diritti” nel neonato Emirato Afghano, Mujahid, ha annunciato che questi saranno rispettati “nel quadro della sharia, e potranno avere ruolo nell’istruzione e nella sanità“.
Abbiamo l’intenzione di rispettare i diritti delle donne sotto il sistema della sharia. (Le donne) lavoreranno spalla a spalla con noi. Vogliamo rassicurare la comunità internazionale che non ci saranno discriminazioni.
Anche i media e l’informazione potranno restare “liberi” a patto che “rispettino i valori dell’Islam e l’unità del Paese“.
Alla domanda sulle donne e la possibilità che esse possano lavorare come giornaliste ha risposto: “Aspettiamo il nuovo governo e le nuove leggi”, nei fatti evitando quella che sarebbe potuta essere una replica scomoda.
Il timore è quello di un ritorno al sistema visto tra il 1996 e il 2001 in cui le donne afghane subirono delle ingenti discriminazioni, venendo costrette a indossare il burqa, le era vietato guidare bici, moto e auto, utilizzare cosmetici e gioielli ed entrare in contatto con qualsiasi uomo che non fosse il marito o un parente.
Le altre promesse
Tra i progetti annunciati dal portavoce talebano ci sarà la cessazione della coltivazione di papavero da oppio.
Mujahid ha detto che l’obiettivo sarà raggiunto come già successo nel 2001. Anche se allora questo divieto di coltivazione era principalmente sulla carta.
Sul tema terrorismo è emersa la domanda sulla possibilità che il nuovo Afghanistan possa tornare a essere un rifugio per al Qaida o altri gruppi. Mujahid ha risposto:
il territorio dell’Afghanistan non sarà usato contro nessuno. Possiamo assicurare la comunità internazionale di questo.
Tutte queste accomodanti promesse devono essere prese con le pinze, banalmente perché il rischio che queste siano solo degli espedienti escogitati dai talebani per ottenere legittimazione internazionale è veramente alto.
Inoltre bisogna considera la distanza tra i portavoce e i leader intervistati e i miliziani e funzionari che si troveranno poi a governare le diverse aree del paese applicando le regole che considereranno più giuste.
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Franco Ferrari