Mimmo Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria e coordinatore di Forza Italia nella provincia di Catanzaro, è un politico di lungo corso, ed è tra le 19 persone arrestate giovedì mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta «Farmabusiness».
Nato a Catanzaro, 68 anni, perito elettronico, ex dipendente Enel, appassionato di calcio e biliardo, è alla sua quarta legislatura. Il suo impegno politico è cominciato tra le fila del Movimento Sociale. Lo chiamano mister preferenze, perché nella sua lunga attività politica ha sempre ottenuto una messe di voti, soprattutto nella sua Catanzaro. Nella sua carriera politica ha avuto vari incarichi.
L’ultimo, il più prestigioso, quello di Presidente dell’Assemblea calabrese. Tallini, infatti, forte di ottomila preferenze ottenute alle elezioni regionali dello scorso gennaio, è stato nominato presidente dell’Assemblea regionale. Un incarico che ha destato qualche perplessità perché, prima delle elezioni regionali, la Commissione Antimafia aveva inserito il suo nome tra gli impresentabili perché rinviato a giudizio per corruzione. La sua prima elezione risale al 2005, tra le fila dell’Udeur ed ottenne all’epoca 5000 preferenze.
È stato consigliere comunale di Catanzaro tra il 1981 e il 2017 ed ha ricoperto, inoltre, l’incarico di assessore comunale allo Sport e agli Affari generali. Nel 1999 è stato anche assessore provinciale. È stato tra i fondatori del movimento “Calabria Libera”, nel 1990 e poi del Polo Civico e nel 1994 del Movimento civico per il Sud.
Tallini e la sua politica
Fin dai suoi primi passi nell’Msi, Tallini manifesta i tratti che ne caratterizzeranno l’azione, come la combattivita’, l’irriducibilita’, il “metterci sempre la faccia”, la lealta’ di bandiera ma senza rinnegare la sua autonomia di giudizio, ma anche la capacita’ di intuire le dinamiche del capoluogo – il suo esordio nel consiglio comunale di Catanzaro e’ datato 1981 – fino a diventare il “baricentro” politico di Catanzaro, se e’ vero che molti osservatori e analisti considerano Tallini l’artefice e il regista di buona parte dei quattro mandati dell’attuale sindaco, Sergio Abramo. Un ruolo che Tallini avrebbe mantenuto anche quando, a meta’ degli anni 2000, decidera’ di fare il salto sulla scena regionale, un salto arrivato dopo un clamoroso strappo con il centrodestra e con Alleanza nazionale, in cui era transitato dopo la liquidazione finiana dell’Msi. Tallini si sfila dal centrodestra nel momento in cui il centrodestra era al massimo del potere in Calabria, con la guida contemporanea della Regione, della Provincia e del Comune di Catanzaro, ma gia’ qui da’ prova del suo “fiuto”, una dote unanimemente riconosciuta anche dai suoi avversari: e’ il 2005 e Tallini si posiziona nella pancia centrista dell’Udeur di Mastella che alle Regionali appoggia la candidatura a governatore per il centrosinistra di Agazio Loiero, che battera’ proprio Abramo nella corsa alla presidenza. Ma l’esperienza con il centrosinistra, connotata da una reciproca e insuperabile diffidenza, si rivelera’ brevissima, e gia’ l’anno successivo, il 2006, ecco Tallini schierarsi apertamente contro il centrosinistra alle Comunali di Catanzaro riagganciando l’alleanza con Abramo e accelerando il progressivo ritorno nel campo del centrodestra, il suo campo naturale, del resto.
Forza Italia crede in Tallini e lo candida anche alla Camera, alle Politiche del 2018, e anche qui si svelera’ il suo proverbiale fiuto: a chi parlava di una sua elezione sicura e di un trionfo per gli azzurri in Calabria, Tallini rispondeva che non sarebbe affatto stato cosi’, perche’ sentiva montare il vento populista del M5S. Anche in quest’occasione le sue previsioni si riveleranno azzeccate: niente elezione alla Camera e poi una permanente “guerriglia” con i pentastellati, soprattutto con il senatore e poi presidente dell’Antimafia Morra, che inserira’ Tallini tra gli “impresentabili” alla luce di alcune pendenze giudiziarie del forzista. Tallini reagira’ sempre a muso duro e continuera’ a scendere in campo senza farsi condizionare, collezionando l’ultima elezione alle Regionali del gennaio scorso che vedranno il successo di Santelli: nell’impasse delle trattative del centrodestra, il suo nome spunta come quello giusto per la presidenza del Consiglio regionale. Un incarico di prestigio che e’ anche un premio alla carriera ma che sara’ tormentato per Tallini, costretto con tutta l’istituzione a dover fare i conti con l’emergenza Covid 19 che sconvolge tutti gli assetti: una presidenza breve, destinata a interrompersi prematuramente per la scomparsa della governatrice Santelli, e anche tormentata, con qualche “inciampo” come l’approvazione di una legge pro-vitalizi che fa finire la Calabria nell’occhio del ciclone. Tallini anche stavolta comunque non piega la testa e difende l’istituzione rivendicando orgogliosamente il primato della politica come argine all’antipolitica: l’ultimo sprazzo di Tallini prima del congedo del Consiglio regionale e del clamoroso epilogo con l’arresto odierno.