Era una giornata di primavera il 7 Aprile del 1926, quando Violet Gibson sparò diversi colpi di pistola all’allora duce italiano Benito Mussolini, facendosi largo tra una folla che lo acclamava. Dichiarata pazza, fu arrestata ed estradata. Oggi sono passati 95 anni e l‘Irlanda intende riabilitarla, provando a restituirle un po’ di quello che le è stato tolto, o mai riconosciuto: il senno della ragione.
E’ per l’impegno politico che il Consiglio Comunale di Dublino ha deciso di dedicare una targa alla Gibson: l'”antifascista impegnata“, così è stata definita; colei che “dovrebbe ricevere il posto che le spetta nella storia delle donne d’Irlanda e nella ricca Storia della nazione e del suo popolo”. In particolare, è stato Mannix Flynn a presentare la mozione. Il membro del consiglio, esprimendosi sulla questione, ha dichiarato che “per qualche strana ragione, l’establishment irlandese e anche quello britannico [lo] hanno totalmente ignorato”. E ha poi connotato la Gibson “come la maggior parte delle donne che hanno fatto cose straordinarie” per poi essere “messa in secondo piano”: questo ha affermato alla BBC, aggiungendo che Violet Gibson “è stata ignorata” e definita “una pazza” perché “ha rappresentato imbarazzo”.
Quello di Violet è stato uno dei quattro attentati rivolti a Mussolini durante il suo regime fascista, ed anche quello che si avvicinò maggiormente all’obiettivo: la donna sparò 3 colpi di pistola mentre il duce si autoproclamava sopra la folla; uno di quei colpi, però, gli sfiorò semplicemente il naso, ed egli sopravvisse. Poco dopo Violet rischiò di essere assalita dalla folla in fermento. L’arresto da parte della polizia fu il gesto che “la salvò”. Dopo un periodo di detenzione in Italia, la donna venne deportata in Inghilterra, probabilmente per evitare un processo straniero. E infine fu internata nel manicomio di Northampton, il St. Andrew’s Hospital, fino al 1956: anno in cui morì.
Niente potrà restituirle gli anni perduti, questo è certo. Ma gli eroi, una volta, combattevano per la gloria: adesso finalmente tocca a lei.
Francesca Perrotta