Oramai consacrato come sport diffuso in tutto il mondo, le tecniche e le tattiche della pallavolo iniziano a perfezionarsi e ad adattarsi alle situazioni di gioco.
Dopo la nascita della FIVB infatti, lo sviluppo tecnico-tattico di questo sport cresce in maniera esponenziale fino agli anni ‘80, gettando le basi per lo spettacolo di oggi.

Lo spettacolo si avvicina: la specializzazione degli schiacciatori

Negli anni ’50 la pallavolo si può considerare agonisticamente pronta, ma non abbastanza matura dal punto di vista dello sport inteso come sforzo fisico e mentale.
È dopo questo periodo che iniziano a mettersi in discussione le tecniche e il modo di approcciarsi ad esse, con il regolamento che continua a trasformarsi in virtù di esse. Nel 1951 sono introdotte regole più specifiche che comportano un cambio nello stile di gioco: viene inserito il fallo di invasione aerea – anche se il muro invadente “dall’altra parte” verrà solo ammesso nel ’62 – e l’attacco da seconda linea.

Con la specializzazione nei ruoli già avviata qualche anno prima, si evolvono di conseguenza anche tutte le tecniche e le tattiche della pallavolo atte a migliorare il proprio gioco. Sappiamo che per ora, durante gli anni ’50, le specializzazioni sono limitate ai soli alzatori ed attaccanti e ciò porta al rapido perfezionamento dei propri fondamentali principi, l’alzata e la schiacciata.


La schiacciata, l’abbattimento della palla nel campo avversario, viene eseguita con un movimento che parte dalla rincorsa del salto, per poi coinvolgere dorso e spalle. È un colpo da maestro che perfezionato dimostra spettacolo e forza in uno sport in piena crescita. Nonostante già nel 1946 in Francia avessero capito che una buona finta d’attacco fosse efficace quanto un forte colpo, la schiacciata diventa l’espressione per eccellenza della pallavolo sviluppandosi sotto varie forme.
Nasce la “schiacciata tennis”, la classica schiacciata odierna con stacco a due piedi e rincorsa perpendicolare a rete, con un posizionamento degli arti infiori tale da bloccare il salto senza saltare in avanti verso rete. La palla viene colpita alta in avanti sopra la testa e si schianta nel campo avversario. Si sviluppa successivamente la “schiacciata regina” con stacco ad un piede: attualmente diffusa maggiormente nel femminile, prevende una rincorsa obliqua rispetto a rete guadagnando in imprevedibilità ma perdendo nel controllo del salto: il fallo di invasione esiste già! La “schiacciata a bilanciere”, invece, nasce come tecnica di estremo salvataggio nel caso in cui l’alzata fosse molto lontana dalla zona.

Micah Christenson con la maglia di Civitanova – Photo Credits: Cucine Lube Civitanova Official Facebook Page

Tecniche e tattiche della pallavolo: chi è l’alzatore

Alla base di un gesto così rapido ed esplosivo ci dev’essere però un’altra specializzazione di ruolo: l’alzatore. Il suo scopo è quello di mettere nelle condizioni migliori per fare punto l’attaccante e lo fa tramite una sottilissima specializzazione tecnica di palleggio. Negli anni i palleggiatori hanno sviluppato ed evoluto il loro modo di palleggiare lungo tutto la lunghezza della rete e con tempi di attacco diversi, ma negli anni ’50 si punta soprattutto a palleggiare al centro della rete una palla alta. Tuttavia questa non è l’unica soluzione di quegli anni perché il palleggio alto per le ali non è un evento raro; aggiungiamoci lo sviluppo del palleggio rovesciato ancora poco usato e un abbozzo di gioco veloce introdotto dai giapponesi nella seconda metà degli anni ’60, che richiedono una tecnica individuale ancora da perfezionare. 
La tecnica nel ruolo del palleggiatore infatti deve essere accompagnata da un’ottima motricità degli arti inferiori per consentirgli di essere sempre sotto la palla e di rendere imprevedibile la propria scelta. Solo nel 1984 questo ruolo è rodato e perfezionato a tal punto da passare al sistema odierno con un solo palleggiatore in campo.

Come difendersi: le nuove tecniche e tattiche nel muro-difesa

Evoluti i fondamentali di produzione di gioco, si iniziano a prendere le misure per contrastarli. A partire dal muro che si perfeziona in maniera considerevole: il fondamentale sviluppa un importante tempismo per contrastare gli attaccanti avversari e un grande posizionamento, obbligando l’attaccante ad anticiparlo, a fare mani fuori o trovare un escamotage diverso.
Sono i primi anni degli anni ’60 quando al muro consegue un posizionamento differente dei giocatori in campo. Inizialmente la fase di muro-difesa prevedeva una disposizione 3-2-1, con un muro a 3, due ali a metà campo e un ultimo uomo più lungo (adattato a un 3-1-2 a seconda delle caratteristiche tecniche degli interpreti), prima di evolversi nel più organizzato e distribuito 2-2-2.

È allora che il gioco degli alzatori varia a tal punto da portare tutti i giocatori ad un adattamento situazionale rapido, provando a coprire tutta l’area del campo.
Si introduce così la priorità della salvaguardia del punto attraverso un nuovo fondamentale: il bagher. È il 1958 e la difficoltà di questo fondamentale basso è palese, ancora poco sviluppato si approcciava alla palla con il dorso delle mani e non con gli avambracci, anche se la spinta delle gambe era già ampiamente presente e consapevole. 
Si diffondono nella squadra le azioni di sostegno e la lettura della palla, intercettandola nella sua traiettoria, soprattutto in palleggio.

Imoco Conegliano in fase di ricezione – Photo Credits: Imoco Volley Conegliano Official Site

L’evoluzione della ricezione e la prima stagione professionistica

In ricezione è ancora più difficile riuscire a perfezionare il bagher, le braccia sono già rigide e le spalle e la spinta delle gambe orientano già la palla verso il compagno.
Spesso era complesso contrastare un servizio molto forte e le gambe molto larghe non facilitavano in questo, i piedi infatti erano di gran lunga più larghi delle spalle portando una staticità controproducente verso la battuta avversaria. Nasce così l’accosciata laterale e lo spostamento che ha come scopo quello di mantenere la frontalità con la palla.

Le tecniche e le tattiche della pallavolo sono ormai mature e questo sport si appresta alla sua prima stagione professionistica. Negli Stati Uniti il primo campionato di pallavolo mista durerà 6 mesi, con quattro uomini e due donne in campo.
Non c’è ancora rotazione e in prima linea sono previsti solamente i tre attaccanti (le ali e il centro), l’alzatore sta subito dietro al centro, pronto ad inserirsi nel momento adatto. Le due donne sono chiamate “punching-ball” e sono le due ali in seconda linea pronte a ricevere e difendere le pallonate avversarie. La battuta è consentita lungo tutta la linea di fondo campo e il match è al meglio di 3 set vinti a 12 punti su 5 set totali, in cui il tie-break si chiudeva a 6 punti.
La prima stagione pallavolistica non riscosse un grande successo, né in termini di spettatori né in termini di guadagni. Inizierà da qui l’ascesa della pallavolo più fisica e spettacolare che conosciamo oggi.

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