È il 1996 ed il britpop sta spopolando UK. Il trio dei Placebo è nato due anni prima, ma grazie all’amicizia ed all’affinità artistica che lega Brian Molko, Stefan Olsdal e Steve Hewitt, il batterista che si unisce ufficialmente a loro solo in quell’anno, il gruppo dà alle stampe il suo primo album, “Placebo“. “Teenage Angst“, il terzo singolo estratto, esce il 16 Settembre 1996.
Placebo, l’ondata di rabbia e disillusione rock
Negli anni abbiamo imparato a conoscere i trasformismi dei Placebo a livello stilistico. Hanno saputo giocare con l’ancora amato sound degli anni ’80, partendo da un crudo sentore post-punk degli esordi al glam rock ispirato a Bowie, intermezzandovi meravigliose parentesi elettroniche. L’identità della band si è plasmata attraverso le sfaccettature diverse che hanno voluto imprimere ad ogni album, raffinandosi sempre di più ma senza mai perdere se stessi. Per questo il primo album, “Placebo“, del 1996, racchiude lo spirito dei primi giorni di vita della band e da esso si sprigiona buona parte delle ansie e dei vissuti di giovani adulti senza un posto nel mondo. Il giovane Brian ha solo 24 anni e la musica come unico punto fermo nella sua vita, sta vivendo una sorta di seconda adolescenza.
Teenage Angst
Dunque, ecco perché “Teenage Angst“. Si tratta del pezzo più caratteristico dell’album, se tagliamo fuori i dati su classifiche e notorietà dei singoli, per i quali “Nancy Boy” vince a mani basse. Eppure se tanti temi rimarranno cari ai Placebo nel corso della loro lunga e tutt’ora in corso storia, la rabbia così peculiare di “Teenage Angst” si perderà già nell’album successivo. È una rabbia raccontata con sottile ironia, un sentimento che Brian prova ma che non comprende fino in fondo, lo metabolizza mentre canta le parole che lo descrivono.
Si potrebbe dire che sia un’abbozzo di quello che negli album successivi diventa una riflessione su difficoltà relazionali, dipendenza affettiva e salute mentale. “Teenage Angst” è una bomba emotiva che scoppia innescata da una chitarra acida bilanciata da un basso secco e un testo che per la maggiore allude ad un’incombente età adulta, ma è ricco di versi più liberamente interpretabili, come “I’ll stick to my needle and my favourite waste of time, both spineless and sublime”. Fuga dalla realtà attraverso la musica? La droga? L’amore?
Il video si pone perfettamente in linea con lo stato d’animo espresso nel testo. C’è la figura del giovane che viene risucchiato in un cubo claustrofobico interamente rosso dove di giovani ce ne sono altri, e ci sono anche i Placebo. Tutti si trovano in quell’opprimente cubo rosso, ma ognuno è perso a modo suo. E ognuno ha un motivo per sentirsi fuori posto, ma tutti stanno urlando contro la propria mente. È un vortice di rabbia che viene fuori, assorbito da quel rosso che riempie ogni spazio intorno ai corpi, che attutisce ogni grido, che aggredisce e accompagna lo sfogo di questa “Teenage Angst“.
Francesca Staropoli
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