Stile poco ortodosso ma incredibilmente devastante: così Medvedev sta vincendo e stupendo tutti
“L’arte deve turbare, la scienza deve rassicurare”. Così parlava Georges Braque, padre del cubismo insieme a Pablo Picasso. E infatti le prime reazioni alla nascita di questa nuova corrente artistica non furono esattamente entusiaste. C’è chi considerava quel tipo di arte come esteticamente brutta, troppo distante dagli standard stilistici a cui si era abituati. Destino analogo è toccato a Daniil Medvedev. Non particolarmente aggraziato, scomposto, spigoloso, quasi scoordinato, non bellissimo da vedere.
Tutto questo si è detto del russo. Certo, il gusto è qualcosa di soggettivo, ma non si può sicuramente negare che sono passati tennisti che hanno picchiato la sfera di velcro giallo con più eleganza. Da Stefan Edberg, passando per Roger Federer fino ad arrivare a Stefanos Tsitsipas, il quale ha definito lo stile del moscovita come “sciatto” e “che ti mette a disagio”. Ma come per l’arte cubista, il tennis di Medvedev è terribilmente celebrale, geometricamente costruito, sorprendentemente d’impatto. Così “Violino e brocca” di Braque e il passante di rovescio di Medvedev finiscono per guardarsi allo specchio.
Un altro Djokovic?
L’Orso (questa la traduzione dal russo di “Medvedev”) non è atletico, non è prestante, non è dotato di un particolare colpo devastante, ma studia bene gli avversari durante la partita, è strategico e creativo (soprattutto al servizio, fondamentale che utilizza con potenza e variabilità). Molti lo paragonano a Djokovic per il suo essere macchina calcolatrice e la sua impenetrabilità difensiva. Ad oggi effettivamente il russo è uno dei migliori difensori del circuito, e come Nole è capace di mandare ai matti qualsiasi giocatore, erigendo muri contro cui sistematicamente vanno a sbattere il muso.
Nonostante il metro e novantotto, ha un gioco di piedi rapido e intelligente ed è abile nel controllare non solo il suo gioco ma anche quello dell’avversario, accettando lunghi scambi. Ha un talento abbacinante, soprattutto quando gioca quel rovescio piatto con cui riesce a scovare angoli che pochi sanno trovare con continuità. Ecco, continuità; questa è un altra parola che troviamo sottolineata in rosso nel manuale di tennis di Daniil.
In due mesi e mezzo ha raggiunto consecutivamente sei finali del circuito ATP, tre delle quali l’hanno visto uscire vincitore. Ma il dato che impressiona ancora di più sono i 18 set consecutivi vinti, fino a quello con cui ha trionfato a Shanghai. Non ne perde uno dalla finale di Flushing Meadows contro Nadal. Uno schiacciassi che, freddo, glaciale, chiuso nella sua bolla, non guarda chi ha di fronte travolgendolo spietatamente.
La nuova luce della Next Gen…
In questo momento è certamente il più in forma nel circuito e sarà interessante vedere per quanto tempo manterrà questo livello di tennis. Alcuni, ottimisticamente, lo vedono n.1 già l’anno prossimo, altri rivedono in lui lo spauracchio di un altro Zverev. Il tedesco in seguito ai trionfi contro Federer e Djokovic e ai 5 titoli ATP vinti, durante il 2017 aveva fatto credere che fosse finalmente arrivato il giovane capace di riscattare l’onore di una nuova generazione di tennisti in grado di spodestare il dominio dei soliti tre. La discontinuità di Sascha però ha spento le speranze di tanti. Fino a questo momento. Adesso ci si ritrova di nuovo con quella speranza.
Se mantiene questa costanza e potenzia un dritto che funziona meno del rovescio ma che ha saputo migliorare rispetto al passato, allora il futuro è roseo per questo ragazzo. Ovviamente il giusto righello per misurare il suo vero talento saranno i tornei del Grande Slam, ma ancora l’anno non è finito e le finali ATP sono un ottimo banco di prova. Dopo la vittoria a Shanghai è salito ancora nella Race ATP, scalzando Re Roger e portandosi in terza posizione. Nella classifica ufficiale ATP, invece, consolida il suo quarto posto.
…e del tennis russo
Il russo, che gioca ininterrottamente da Washington, non riposa neanche dopo il tour asiatico e prova a fare il bis in madre patria. Dopo San Pietroburgo, infatti, Medvedev è pronto a vincere anche l’ATP 250 di Mosca, dove ci si aspetta un derby in finale con Khachanov. Daniil medita vendetta, dopo che alla scorsa edizione della Kremlin Cup Khachanov l’aveva battuto per 2 set a 1 in semifinale, per poi aggiudicarsi il trofeo contro Mannarino. Sono finiti però i tempi in cui Daniil era considerato il meno talentuoso nel paragone con il connazionale ed è pronto a chiudere definitivamente il dibattito su chi sia il russo più forte del circuito.
Intanto la Federtennis russa si frega le mani, essendo l’unica ad avere due giocatori nelle prime otto posizioni in classifica ATP. E certamente spera di poter tornare a festeggiare la vittoria in un Major dopo il trionfo agli Australian Open del 2005 di Marat Safin, unico tennista russo insieme al “Principe” Kafelnikov a vincere almeno uno Slam. Medvedev ha dichiarato in passato di voler essere come lui. Ci si augura che magari lo emuli più per alcune gesta dentro il campo che per quelle fuori.