
I 10 titoli a Basilea, le 1500 partite giocate, i record vicini di Connors in una buona stagione che sta volgendo al termine.
A quasi vent’anni dal primo challenger vinto a Brest, Roger Federer ha giocato la sua partita numero 1500 nel circuito ATP. Da allora i numeri di Sua Maestà parlano da soli: 20 tornei del Grande Slam, 102 titoli ATP totali, 130 settimane da numero 1 e… 9 titoli nel 500 di Basilea. Quest’ultimo è torneo in cui ha ottenuto il maggior numero di vittorie dopo Halle, trofeo che ha messo dieci volte in bacheca. Quest’anno nel torneo di casa tenterà l’impresa per la seconda volta. Meglio di lui solo Rafa Nadal, che ci è riuscito ben tre volte. Facile indovinare su quale superficie.
Il maiorchino dopotutto è indiscutibilmente il migliore di tutti i tempi sulla terra rossa. Bastano queste cifre a dimostrarlo: 11 titoli a Barcellona, 11 a Monte Carlo e 12 al Major di Parigi (a cui aggiungerei i 9 a Roma). Le 9 vittorie a Basilea sono testimonianza di quanto Roger consideri il torneo come una priorità in stagione. Al punto che, in seguito alle polemiche createsi per il mancato accordo sul contratto nel 2013, lo svizzero aveva dichiarato che avrebbe disputato la manifestazione casalinga anche senza un contratto. Quest’anno la sua parte se la prenderà, preferibilmente insieme al quinto titolo stagionale.

Inizio anno e primi Master
L’anno di Roger era cominciato bene, con la vittoria insieme a Belinda Bencic dell’ultima edizione della Hopman Cup, torneo in cui partecipano due rappresentanti di entrambi i sessi per otto nazioni e che l’anno prossimo verrà sostituito dall’ATP Cup. Si pensava che sarebbe stata una buona preparazione per gli Australian Open, e invece lo svizzero perderà agli ottavi di finale contro Stefanos Tsitsipas. Un mese dopo si vendica e batte il greco in finale a Dubai, raggiungendo il primo titolo ATP dell’anno e facendosi trovare pronto per l’inizio dei Master 1000.
A Indian Wells arriva in finale, ma si ferma al terzo set contro Thiem. A Miami vince 10 set consecutivi e si assicura il suo 28esimo Master 1000. Federer prende un mese di pausa per prepararsi al meglio in vista dei successivi Master; ma sulla terra di Madrid e di Roma si abbattono su di lui nuovamente le ombre di Thiem e Tsitsipas, che lo eliminano ai quarti. Al Roland Garros il percorso è abbastanza agevole fino alle semifinali, dove perde per mano di (neanche a dirlo) Nadal. A quel punto non gli resta che pensare all’erba e soprattutto a Wimbledon.

Un treno da non perdere
Ad Halle vince il suo decimo titolo e si appresta ad andare ai Championship con la consapevolezza che il tempo sta scadendo e queste sono le sue ultime possibilità. Gioca al massimo, disputa una grande semifinale contro Nadal e trova in finale Nole Djokovic. Ciò che va in scena al centrale quel pomeriggio del 14 luglio è qualcosa di mostruoso e la partita passa agli annali. 5 ore di poesia ed eleganza. 5 set di tennis champagne in cui i due in tenuta bianca si danno battaglia fimo a un tie-break (per la prima nella storia del Major a decidere il quinto set) al cardiopalma.
Sull’8-7 e con il turno di servizio a disposizione Roger non trasforma ben due match point, annullati da un Djokovic dalla tenuta mentale inspiegabile. Milos Raonic in una recente intervista al Daily Mail ha dichiarato che quei due match point sono ancora “vividi nella sua mente”. Quei punti cambiano la storia della partita e la tenuta fisica di Djokovic – stremato sì, ma non quanto l’avversario quasi 38enne – prevale. Lo svizzero perde la quarta finale allo Slam inglese (la terza contro Djoker), conscio del fatto che non tanto facilmente gli capiteranno ancora occasioni così.

Il calo
Dopo Wimbledon Federer accusa il contraccolpo mentale e soprattutto fisico. Con i problemi alla schiena che lo costringono a centellinare le sue apparizioni ai tornei del circuito e che ormai lo limitano da anni, la seconda parte della stagione diventa più difficoltosa. A Cincinnati Rublev lo liquida troppo facilmente in due set agli ottavi. Un mese dopo a Flushing Meadows sembra più in palla; fino ai quarti perde solo due set, ma ai quarti ne perde tre, fatali, contro Dimitrov (semifinalista a un Major dopo due anni e mezzo). La lieta parentesi della Laver Cup prima dell’ennesima eliminazione ai quarti, questa volta al Master di Shanghai, per mano di Sascha Zverev. Adesso gli ultimi tre tornei dell’anno per – utilizzando le stesse parole di Federer in un intervista per SFR – «trasformare questa stagione da buona a fantastica».
Da Basilea a Londra
Come abbiamo già detto, quello a Basilea è un torneo a cui Roger tiene particolarmente. E dovesse vincere non solo andrebbe a quota 10, ma porterebbe a casa il titolo numero 103; diventerebbero sei i titoli di distanza dalla leggenda Jimmy Connors, che detiene il record all-time di 109 titoli vinti. E a Connors si sta avvicinando anche per il record di partite disputate tra tornei ATP e del Grande Slam: il mancino statunitense è lontano 56 partite, dopo il match numero 1500 giocato ieri dal Re. Una partita razzo nel 2-0 durato 15 game e 54 minuti. Non male per festeggiare un traguardo come quello dello svizzero, che nella prossima stagione – in cui, ha dichiarato, giocherà anche le Olimpiadi di Tokyo – potrà avere la possibilità di superare Connors sia per partite disputate che per titoli vinti.

Intanto meglio non dare troppo per scontato il torneo di casa, in cui agguerriti pretendenti non mancano: i giovani terribili, Tsitsipas e Zverev (che ha battuto lo svizzero 4 volte quest’anno) e coloro che cercano un posto per Londra, Fognini, Goffin e Bautista (racchiusi in 250 punti). E anche in vista di Londra per Federer è importante vincere a Basilea. Coi punti derivanti da una sua eventuale vittoria, effettuerebbe il controsorpasso ai danni di un altro giovane terribile (IL giovane terribile), Daniil Medvedev. Sicuramente arrivare alle ATP Finals da terza testa di serie anziché quarta non sarebbe una cattiva idea, per puntare a un titolo che ormai manca dal 2011.