Sono passati 39 anni dal terremoto in Irpinia, una catastrofe che colpì profondamente il nostro paese e che determinò la nascita della Protezione Civile
Il 23 Novembre 1980, alle 19:34 una scossa di terremoto di magnitudo 6.5 sulla Scala Richter (10 sulla scala Mercalli) con epicentro tra Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, provoca 2914 morti, migliaia di dispersi e più di 200 mila sfollati. Novanta secondi di terrore devastano una zona del Mezzogiorno grande quanto il Belgio, sono passati 39 anni dalla catastrofe ma il ricordo rimane ancora vivo e i danni ancora visibili.
Le zone colpite
Tra le zone colpite i più danneggiati furono i Comuni di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Il terremoto devastò un’area di 17.000 km colpendo ben 3 Regioni (Campania, Basilicata e Puglia). Interi paesi furono rasi al suolo mentre altri vennero abbandonati dai loro abitanti. Ancora oggi molte zone risultano danneggiate e la ricostruzione incompleta.
I mancati soccorsi e la nascita della protezione civile
Nelle ore successive al sisma i soccorsi si rivelarono tardivi ed insufficienti. I mezzi risultarono inadeguati e il personale impreparato a simili catastrofi. Il primo a manifestare la necessità di creare delle squadre organizzate fu, l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
“Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.
Successivamente fu grazie alla figura di Giuseppe Zamberletti (questo è il primo anniversario senza di lui), nominato commissario straordinario del terremoto in Irpinia, che avviene la nascita della moderna Protezione Civile.
Il fallimento politico della ricostruzione
Più di 35 miliardi sono stati, fino ad oggi, i soldi stanziati per aiutare le popolazioni colpite e ricostruire le zone devastate, ricostruzione che non è mai stata completata. Molti di questi fondi, provenienti anche da donazioni, sono infatti finiti nelle tasche della Camorra. Lo scandalo politico (soprattutto locale) della ricostruzione portò all’apertura di numerose inchieste, a seguito delle quali molte zone sono state ricostruite e messe in sicurezza. La situazione di molti comuni rimane però tutt’ora difficile, e le ferite economiche e sociali della popolazione sono ancora aperte.