Esteri

Terza notte di violenze in Francia, cosa sta succedendo e perché si protesta

Terza notte di violenze in e protesta in Francia. I 40mila agenti delle forze dell’ordine schierati non hanno impedito un’altra notte a ferro e fuoco per l’uccisione, martedì scorso a Nanterre, nella periferia di Parigi, del giovane Nahel da parte di un poliziotto. Il ragazzo di 17 anni, che guidava una Mercedes senza patente, non si è fermato come richiesto da due agenti, e uno di loro ha aperto il fuoco con l’arma di servizio uccidendolo.

Giovedì sera, in numerose città, compresi i sobborghi di Parigi, si sono verificati nuovi scontri. Sono stati assaltati commissariati, scuole e municipi e sono stati saccheggiati negozi. A tutto questo vi sono state decine di macchine incendiate, un fenomeno ricorrente nelle banlieues. Nella regione parigina bus e metro hanno smesso di circolare alle 21 nei quartieri dove sono esplose le violenze.

Intanto è salito a 421 il numero delle persone che sono state fermate dalla polizia per dei controlli durante la notte. Lo riferiscono fonti del ministero dell’Interno, secondo quanto riporta Le Figaro. A Parigi sono stati saccheggiati numerosi negozi anche nella centralissima rue de Rivoli.

A Nanterre la polizia ha schierato il nucleo antiterrorismo BRI con il veicolo corazzato, che sino ad ora si era visto in occasione dei gravi attentati che avevano scosso la Francia tra il 2014 e 2016

“La protesta in Francia ha radici profonde”

Da un lato tensioni sociali mai sopite, dall’altro una polizia violenta e i movimenti di destra che chiedono più repressione. Eric Jozsef, giornalista, vede un rischio di escalation nelle proteste di queste notti nelle città francesi

Sono saliti a 421 i fermati in tutta la Francia per gli ultimi disordini collegati alle proteste per l’uccisione di Nahel, diciassettenne di Nanterre, da parte di un poliziotto, avvenuta il 27 giugno. Mentre nel centro di Parigi sono continuati i saccheggi, anche nei negozi di Rue de Rivoli, per la terza notte consecutiva nella banlieue a nord-ovest di Parigi ma anche nel resto del Paese si sono registrati nuovi pesanti scontri fra gruppi di giovani e polizia. Alcune centinaia di persone hanno tirato fuochi d’artificio e sassi contro le forze dell’ordine, costringendo gli agenti ad arretrare.

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In diverse località della cintura intorno a Parigi sono stati assaltati commissariati, municipi, scuole, e palazzi con incendi ovunque, auto distrutte e persino un assalto al carcere di massima sicurezza di Fresnes. I Vigili del fuoco, subissati di chiamate, hanno fatto appello a non intasare le linee.

“Non sono arrabbiata con la polizia, sono arrabbiata con una sola persona: quella che ha tolto la vita a mio figlio”, ha detto Mounia M., la madre di Nahel, in un’intervista trasmessa ieri su France 5. “Ho amici poliziotti e i loro cuori mi sono vicini (…). Non sono d’accordo con quello che ha fatto”, ha detto Mounia nel programma “C a’ vous”, mentre la violenza urbana esplodeva in tutta la Francia dopo la morte del suo unico figlio. 

“Non doveva uccidere mio figlio, c’erano altri modi per farlo. Un proiettile? Così vicino al suo busto? No, non riesco a immaginarlo (…). Ci sono altri modi per farli uscire dal veicolo. Uccidere dei piccoli in questo modo… Quanto durerà tutto questo? Quanti altri bambini se ne andranno?”, ha detto nel suo primo lungo discorso dopo la tragedia. Il poliziotto “ha visto la testa di un arabo, la testa di un bambino, e voleva togliergli la vita”, afferma nell’intervista registrata prima della marcia bianca del pomeriggio a Nanterre. Mounia M. ha anche detto di sperare che i tribunali “siano molto severi” nei confronti del poliziotto. “Non sei mesi e poi è fuori“, ha aggiunto

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