The End of F***ing World: direi che con un titolo come questo, vi siete decisamente guadagnati la mia attenzione, ragazzi. Cavolo, è quasi epico… “La fine del fottuto mondo”. Magico. Vorrei esserci io, averla trovata. Come la immaginate la fine del fottuto mondo? Io come una spiaggia infinita, coperta da un cielo plumbeo, invernale, con moli deserti che si allungano tra le onde del colore del piombo…
Mi dico di non lasciarmi trascinare. Come diceva sempre e saggiamente mio padre, dietro una bella copertina non c’è necessariamente un bel libro. E allora, Jonathan Entwistle e Charlie Covell vediamo se sapete mantenere le promesse che un titolo del genere sembra fare.
Attenzione, spoiler: le sanno mantenere eccome, almeno per quanto riguarda la sottoscritta. Netflix e Channel 4 ci hanno regalato qualcosa.
Di cosa stiamo parlando? Parliamo di James e Alyssa, due teenagers. Primo step: alcuni hanno parlato di teen drama, data l’età dei protagonisti. A me sembra che questa definizione sia a dir poco riduttiva, più adeguata a film come Mean Girl che a quello di cui stiamo parlando in questo caso. Perché nonostante l’età dei due di superficiale c’è poco e di classicamente adolescenziale forse ancora meno.
Sottolineato questo, andiamo a conoscere i protagonisti. C’è James (Alex Lawther, già incontrato in una puntata di Black Mirror), proto-psicopatico alla soglia della propria maturazione criminale – uccidere finalmente un essere umano, dopo una serie piuttosto lunga di animali. E c’è Alyssa (Jessica Barden, vista in Penny Dreadful), nuova arrivata, insofferente, ignorata dalla madre e viscidamente sopportata dal patrigno. Volgari, asociali? Sì, talmente tanto da risultare irresistibilmente indifesi.
In ogni caso lei vuole scappare, lui vuole ucciderla. E da questi fatti strani e contrastanti nascerà una delle storie d’amore più struggentemente dolci che la sottoscritta abbia mai visto. La storia di un amore impossibile che solo l’amore stesso riesce a concretizzare. Disfunzionale, difficile, inarrestabile, solidale. Scappano insieme, meri strumenti nelle mani dei narratori – che non cercano assolutamente il realismo ma una scusa per raccontarli. Raccontare il loro mondo interiore e il loro assurdo modo di scappare insieme, di liberarsi, di crescere, di amarsi.
È una storia d’amore che cresce con il progressivo aumentare dei kilometri percorsi. Un viaggio on the road che non ha la gioia liberatrice della beat generation kerouachiana ma le tinte incombenti dei cieli inglesi, della provincia mineraria gallese, del disagio della classe operaia di periferia. L’atmosfera che si respira è tipicamente British, molto vicina a quella presentata in Misfits, coadiuvata dalla fotografia livida e fosca.
I piccoli Bonnie e Clyde vivono un mondo assurdo e malato, abitato da personaggi altrettanto malati e grotteschi, contro cui lottano insieme. Sempre insieme, rifiutando chiunque altro. E in fin dei conti, chi ha bisogno degli altri? Ti deludono. Ti spingono, tirano, graffiano, tritano finché non sono in grado di infilarti in una delle loro caselle, ordinate e perfette. Di ordinato e perfetto in The End of The F***ing World non c’è assolutamente nulla. Le vicende sono surreali ed estreme, a volte quasi helzapoppiniane. Forse è proprio questa assurdità il primo elemento ad attirare.
Ma non è l’elemento in cui risiede il vero valore della serie. In realtà è proprio dal contrasto tra le vicende kafkiane e l’iper realismo emotivo che sgorga la bellezza di questa storia. Se guardate attentamente negli occhi di James e Alyssa – interpretati magistralmente dai due giovani attori – allora credo che riuscirete sicuramente a capire che siamo di fronte a quella che potremmo definire un’iperbole di sensazioni e sentimenti reali. Davvero reali, con cui – almeno per me – è stato fin troppo facile identificarsi.
Alyssa sconvolge e distrugge la visione che James ha di se stesso: «Stare con Alyssa mi faceva sentire qualcosa. Era lei che me lo faceva sentire. E non mi piaceva per niente». Ma l’amore che comincia a provare spazza via le sue certezze, facendolo fiorire, facendogli capire che non è realmente uno psicopatico, portandolo ad essere quello che era sempre destinato ad essere. Per Alyssa vale la stessa cosa. Se nelle prime puntate si presenta come una ribelle avvezza già a parecchie cose della vita, vicinissima per cinismo a una navigatissima sessantenne, pian piano si spoglia, rivelando un’anima vulnerabile e gentile, impaurita, come quasi tutti noi, nel profondo.
Mentre si imparano a conoscere ci permettono di carpire anche la bravura degli sceneggiatori, che puntellano la storia con quelle che sembrano essere briciole di poesia. L’innocenza e tutta la fragilità di Alyssa quando chiede: «vuoi me o ti stai semplicemente adattando alla situazione?»; il suo terrore di non poter tornare indietro quando si rende conto che «a volte James mi sembrava uno di cui innamorarmi, ma innamorarmi veramente… A volte mi sembrava un estraneo del cazzo»; la sensibilità di James quando, allontanato da Alyssa, afferma che «il suo cuore non regge».
La storia di un amore impossibile, puntellata da serial killer, furti di auto, omicidi, adulti che di consapevole e maturo hanno ben poco… Ecco di cosa stiamo parlando. Con oltretutto una colonna sonora – di Graham Coxon dei Blur – che probabilmente diverrà classica, per quanto è bella.
Spero sia successo a chiunque mi stia leggendo, di avere un amore impossibile… A chi vi scrive è capitato, e The End of The F***ing World lo racconta perfettamente. Racconta quella sicurezza di essere adulti, superiori, di essere al sicuro da quegli stravolgimenti del cuore così intensi, belli e dolorosissimi. Un momento al sicuro, composti, il momento dopo completamente in balia di altri occhi, altri cuori, senza più alcun punto di riferimento. A chiunque è capitato, o capiterà, di trovare qualcuno che è “la fine del fottuto mondo” – quella che se ci state insieme, come dice Alyssa, vi fa sentire più voi stessi che quando siete soli – dico: fidatevi, vedete The End of The F***ing World. Vedetelo con questa persona, abbracciati, sognando una spiaggia d’inverno in cui potervi finalmente riposare insieme.
Gaia “Ellie on the rocks” Cocchi