Cultura

The Farewell | Recensione

The Farewell – Una bugia buona segna l’esordio internazionale della regista cinese Lulu Wang, che ci porta in un bel viaggio tra due mondi

Cina e USA, non sono solo due superpotenze senza volto. Sono due nazioni composte da persone, esseri umani, con culture differenti. Ciò che è scontato da una parte, non è detto che lo sia dall’altra. E Lulu Wang lo sa bene. Col suo The Farewell – Una bugia buona rimarca le differenze con una storia familiare dolce e ben costruita. Presentato al Sundance Festival e alla Festa di Roma, è stato accolto positivamente sia dal pubblico che dalla critica, arrivando a conquistarsi un ottimo incasso negli Stati Uniti. Distribuito dalla A24, ormai celebre casa di distribuzione che ha fatto del cinema indipendente il suo vessillo, il film è una coproduzione Cina / USA e rappresenta l’esordio internazionale di Lulu Wang, dopo alcuni cortometraggi e un lungometraggio inedito da noi. Un bel film di Natale decisamente insolito che sarà nelle nostre sale dal 24 dicembre grazie a BIM distribuzione.

https://www.youtube.com/watch?v=ahsu6XOwWN0
Il trailer ufficiale

The Farewell – Una bugia buona sinossi

Billi (Awkwafina), nata in Cina e cresciuta negli Stati Uniti, tornata a malincuore a Changchun, scopre che in famiglia tutti sanno che alla sua amata nonna restano solo poche settimane di vita, ma hanno deciso di tenere nascosta la verità alla diretta interessata. Per proteggere la sua serenità, si riuniscono con il festoso espediente di un matrimonio affrettato. Avventurandosi in un campo minato di aspettative e convenevoli di famiglia, Billi scopre che, in realtà, ci sono molte cose da festeggiare: l’occasione di riscoprire il Paese che ha lasciato da bambina, il meraviglioso spirito di sua nonna e i legami che continuano ad unire anche quando c’è molto di non detto.

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La famiglia riunita. Immagine BIM distribuzione

The Farewell – Una bugia buona recensione

The Farewell – una bugia buona ci racconta, dunque, in maniera non banale, ma comunque universale, una riunione di famiglia. Senza dubbio, sullo schermo se ne sono viste a bizzeffe, ma mai come questa. Sì, perché era semplice scadere in banalizzazioni e facili sentimentalismi. Invece la regista decide farci entrare piano piano insieme a Billi, che manca dalla Cina da tanto e sa anche poco la lingua. Ci vengono presentati parenti e amici, come fossimo anche noi ospiti di quella grande famiglia. Tutto scorre senza intoppi fino al matrimonio e all’addio alla nonna. La recitazione spontanea delle due protagoniste, Billi e Nai Nai, ci mette a nostro agio senza farci sentire degli estranei. Vediamo il rapporto profondo tra nonna e nipote, ma non solo.

Parola alla regista Lulu Wang

“Nei film sui segreti o le bugie di famiglia ricorre sempre il tema della grande catarsi che si prova nel momento in cui la verità è finalmente svelata. Con The FarewellUna bugia buona volevo dimostrare l’esatto contrario. Il film non giudica nessuno e non giudica la decisione della famiglia di nascondere la verità alla matriarca. Nessuno fa la parte del cattivo in questa famiglia. Per me si tratta di una storia sui “linguaggi dell’amore”, sui diversi modi culturali e individuali di esprimere l’amore e le tante incomprensioni che ne derivano, soprattutto all’interno delle famiglie di oggi che vivono a cavallo tra culture diverse.”

Due mondi diversi

La pellicola si apre con la dicitura “tratto da una bugia vera”. Sì, perché la stessa regista, cinese di nascita, è cresciuta all’estero e, come Billi, si sente sicuramente un po’ un pesce fuor d’acqua quando deve tornare nel suo paese. Inevitabile è, quindi, lo scontro tra due modi di vivere e pensare in antitesi. Tutta la famiglia è d’accordo sul tenere oscuro la nonna, perché in Cina si fa così, l’ha fatto la stessa nonna col marito, morto tempo prima. In occidente, o meglio negli evoluti USA, sarebbe illegale mantenere un paziente all’oscuro di tutto, qui, invece, la pratica è avallata anche dai medici. E Billi proprio non se ne capacita, ma cerca comunque di accettare il tutto e dissimulare la sua tristezza con una nostalgia per la nonna e un’infanzia passata da tanto tempo.

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Nai Nai e Billi. Immagine BIM distribuzione

Un paese in perenne cambiamento

Non solo la famiglia, anche, più in generale, la Cina. Un paese che cambia costantemente e rapidamente, così tanto che, quando Billi chiede di vedere la sua vecchia casa, la risposta è semplicemente “Non c’è più”, al suo posto un nuovo quartiere, palazzi alti, casermoni nuovi di zecca e ancora in costruzione che servono ad accogliere una popolazione in costante aumento. Non c’è tempo per il passato, eppure ce n’è per le tradizioni. Una contraddizione in termini, eppure, in oriente va così e il film ce lo mostra bene attraverso sequenze di grande emozione, come la cerimonia per il saluto al nonno. Poi l’inevitabile dibattito “Meglio USA o Cina?” Billi se la cava con un “Sono diverse”, mentre la questione rimbalza da una scena all’altra senza mai ottenere una risposta. E forse è proprio questo che ci vuole lasciare Wang, “Sono diverse” ognuno scelta la propria risposta seguendo il suo cuore.

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