Il reboot di The Grudge, distribuito da Warner Bros. Nel primo Weekend negli USA ha incassato circa 12 milioni di dollari. Il remake diretto da Nicolas Pesce e prodotto da Sam Raimi, arriverà in Italia il 27 Febbraio.

The Grudge
The Grudge

Il virus del male, proveniente dal continente asiatico, secondo quanto annunciato dal regista è come una infezione.

“La cosa più spaventosa del film è che non puoi sfuggire al tuo destino“. “The ‘grudge’ è tante cose, è un cancro che passa di corpo in corpo. È la vecchiaia, l’Alzheimer, il passare dei giorni, la depressione”.

Nicolas Pesce, sostiene che i suoi miti del cinema sono tutti italiani. Due in particolare: Dario Argento e Lucio Fulci, a suo dire maestri inarrivabili. Il filmmaker, non ha ancora trent’anni ed è nato e cresciuto a New York City.

Prima di questo lavoro ha realizzato un altro horror in bianco e nero (The Eyes of My Mother) presentato qualche anno fa al Sundance Film Festival. Il giovane regista si reputa un nerd dell’horror giapponese, confessa di conoscere a memoria tutti i film della serie Grudge. Continua dicendo che come dal pozzo cui fuoriusciva la bambina Samara di The Ring, pensa di aver abitato per la maggior parte del tempo, non a New York, ma proprio dentro quei pozzi e nelle case infestate dei vari Grudge. Nicolas Pesce confessa di avere sostenuto un lavoro straordinario prima d’iniziare la lavorazione del film.

“Ho valutato ogni dettaglio, fatto studi, intervistato esperti di parapsicologia. Amo il cinema del terrore giapponese, il suo essere minimale e altamente claustrofobico. Oltre ad Argento, Bava, Freda e Fulci, mi sono ispirato anche al realismo di David Fincher e Terry Gilliam, al loro modo di sovvertire la realtà miscelandola al sogno. All’incubo, in questo caso”.

The Grudge
The Grudge

La trama

Il film è un capitolo tutto nuovo della saga The Grudge. La sequenza temporale è la stessa in cui si trova Sarah Michelle Gellar, nella versione americana del 2004. La differenza, che il virus – o la maledizione – trasloca dall’Asia all’America e infetta mezzo mondo. In questo Remake, l’agente immobiliare Peter Spencer (John Cho), entra in contatto con un’entità malvagia seppellita in una vecchia casa. Contagiato dal virus – di rientro dalla casa stregata, entra in doccia, all’improvviso, ecco una mano incartapecorita farsi largo tra i suoi capelli pieni di shampoo. L’evento scatena una sequenza di fatti che richiede l’intervento della detective Muldoon (Andrea Riseborough).

Cosa è The Grudge?

La maledizione di The Grudge è molto remota e si associa a uno spazio, o una casa dove, dopo una morte in circostanze tormentate, la persona, o meglio il suo spirito continua ad aggirarsi in quel luogo sotto forma di spettro. Questo genere tutto giapponese nasce circa vent’anni fa con Ju-On. Arriva negli USA prima con un sequel e poi con cambiamenti sul tema, finanziati da Ghost House Pictures, la compagnia americana co-fondata nel 2002 da Sam Raimi, regista de La casa.

Cast

Demián Bichir, Betty Gilpin, Jacki Weaver e soprattutto Lin Shaye, quest’ultima interpreta una donna affetta da demenza che non ricorda più il suo passato, preda della maledizione si trasforma in un essere malvagio suo malgrado.

The Grudge
The Grudge

The Grudge, perchè fa paura?

Il film è diviso in varie storie che si fondono per raccontarci poi la trama completa. L’atmosfera è cupa sia gli interni, bui e claustrofobici,  che gli esterni hanno una fotografia opaca quasi plumbea. L’angoscia è sostenuta anche dalla musica (The Newton Brothers).

I personaggi, tutti anche quelli che non saranno infettati sono malati. Il detective Goodman (Demián Bichir) è affetto da tabagismo fuma dappertutto in auto, in ospedale, in centrale.

Poi c’è la pioggia che scivola su tutto e su tutti. Lo spettatore non può sottrarsi alla paura, anzi all’angoscia che trasuda da ogni singolo fotogramma. Il male quando si manifesta, è sempre bene anticipato da una attesa che grazie alla musica diventa ancora più inquietante.

Questo è quello che VEDIAMO, ma The Grudge è ancora di più. Il film è una metafora dei nostri tempi. Il virus, oltre al suo simbolismo politico, è come menzionato dal regista un cancro che passa di corpo in corpo. Un alieno che ci vuole cambiarci da dentro per poi annientarci. È la vecchiaia, l’Alzheimer, la depressione, la malattia e il passare dei giorni. Oggi circolano infezioni e malattie che purtroppo non hanno cura e il cui ruolo sembra soltanto quello di decomporre la pelle e – zombificarci. Per assurdo, il film sembra essere una premonizione di quanto accade proprio in questi giorni a riguardo del virus che miete vittime in Cina e sta terrorizzando il mondo!

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