C’è chi dopo aver giocato a The Legend of Zelda Breath of the Wild, e soprattutto Tears of the Kingdom, potrebbe guardare Echoes of Wisdom e pensare che si tratti di una “piccola avventura”. In effetti, messe una di fianco all’altra le tre esperienze sono caratterizzate da proporzioni e scale molto diverse. Tuttavia, guai a sottovalutare quella che passerà alla storia come la prima vera avventura cucita su misura per la principessa Zelda.
Principessa Zelda alla riscossa!
Fin dai primi trailer è stato chiaro che Ganondorf stavolta pare avercela fatta: ha sconfitto Link. Il cavaliere di verde vestito è infatti stato risucchiato in un vuoto oscuro generato dal nemico numero 1 di Hyrule, non senza combattere e riuscendo comunque nel suo intento, cioè salvare la principessa. con un ultimo colpo di freccia ben assestato prima di sparire infatti, il cristallo che teneva prigioniera la regnante si incrina e si rompe, permettendole di fuggire.
Tuttavia, lo squarcio della realtà che ha inghiottito l’eroe della triforza inizia ad allargarsi, a diffondersi e a rivelarsi più minaccioso del previsto. Finché arriva persino dentro al castello di Hyrule e divora il Re, il padre di Zelda, e i suoi due consiglieri. Sostituendoli poi con copie malvagie che incolpano Zelda degli eventi nefandi appena accaduti, dei buchi neri che stanno risucchiando la popolazione.
La giovane non si dà per vinta e con l’aiuto di uno strano esserino magico che dice di esser stato prigioniero di Ganondorf, si libera dalla prigionia del clone di suo padre e fugge anche dal castello. Inizia così un viaggio alla ricerca di un modo per ripristinare lo status quo nella sua nazione.
Una narrazione semplice e diretta, con eventi chiari e ben rappresentati da dialoghi, certo, ma soprattutto da modelli e animazioni tanto comunicative quanto essenziali. Nintendo non si smentisce insomma, e con pochi colpi di pennello riesce ancora una volta nell’impresa di intrattenere con la favola più vecchia del mondo: il percorso dell’eroe, in questo caso eroina, dalle stalle alle stelle.
Un feeling ludico “nuovamente” familiare…
Chi vi scrive in questo momento, ha adorato alla follia tutte le avventure di The Legend of Zelda pubblicate su Switch prima di Echoes of Wisdom allo stesso modo: Breath of the Wild, Tears of the Kingdom e… Link’s Awakening. Difficile, impossibile metterle su di un podio definito e universale, ma siamo sicurissimi che quest’ultima non solo non abbia niente da invidiare alle altre due, e addirittura per certi versi e certi gusti possa persino essergli superiore.
Come dice una nota canzone, è “questione di feeling”. Di sensazioni scaturite dallo stile artistico minimale e “da modellino”, che riporta alla mente il momento del gioco infantile e ci fa assaporare la nostalgia dei primi Zelda su GameBoy. Questione di gameplay differente, votato all’esplorazione come motivazione bastevole a sé stessa nei titoli Open World, oppure incentrato, nei TLOZ di una volta, sulla scoperta di pochi, ma ben celati ed enigmatici segreti. Dietro ai quali si celano dungeon labirintici e nuovi puzzle da montare pezzo a pezzo.
E ogni nuovo tassello ne libera un altro, come ogni nuovo oggetto entra come una chiave nella serratura di un mistero precedentemente irrisolto. Allargando così man mano il quadro, gradualmente, finchè non riusciamo ad ammirarne la bellezza che resta tale, e non sfiorisce, anche quando più contenuta e meno “aperta”.
“Questione di feeling” quindi, di scegliere la scala di un progetto con condizione di causa e mestiere. Consci che non importano le dimensioni, ma come si usano… il level design, la direzione artistica e il gameplay. Echoes of Wisdom ne è un esempio perfetto: piantato nelle solide radici della saga, nei suoi stilemi ludici e narrativi, nella sua iconografia e nei suoi toni solenni anche quando meno “spettacolarizzati”. Eppure, capace di osare senza snaturarli.
…con un twist interessante
Proprio a questo, a osare, servono i nuovi strumenti ludici al servizio della principessa Zelda. Che per quanto agguerrita non è una spadaccina (o almeno non sempre…) e predilige l’uso della magia per le sue gatte da pelare. Una magia meravigliosamente semplice, eppure così promettente e capace di stratificare il gameplay e personalizzarlo, dando ora la libertà assoluta, ora una sua parvenza ai giocatori, per risolvere enigmi e pizzle vari dentro e fuori dai dungeon.
La capacità del bastone della saggezza ottenuto a inizio avventura dalla principessa Infatti è strabiliante. L’oggetto può immagazzinare l’essenza degli oggetti e dei mostri che tocca, per poi riprodurne copie esatte alla bisogna. Dovete salire su un muretto? Evocate un tavolino e usatelo come scala. Un nemico vi attacca e tenta di farvi fuori? Copiatelo e mettete In campo un suo clone al vostro servizio, che lo attacchi e vi difenda.
Solo che ci rendiamo conto: raccontarlo così non è abbastanza. Non si può percepire da uno scritto lo sforzo creativo richiesto per pensare di creare un ponte impilando a scaletta dei letti sovrapposti. Così come era praticamente impossibile spiegare che in Tears of the Kingdom si poteva guadare un fiume costruendo una barchetta a motore, o incollando fra loro capo a capo una serie infinita di tronchi d’albero appena tagliati.
Non si può spiegare la fantasia, né pretendere che piaccia a tutti doverla impiegare. Ma con The Legend of Zelda funziona maledettamente bene; sia in “grande” che in “piccolo”. Che poi, spero ormai lo abbiate capito, è una parola (piccolo) che a The Legend of Zelda Echoes of Wisdom proprio non si addice affatto.
The Legend of Zelda Echoes of Wisdom Recensione, in conclusione: un gioiellino
The Legend of Zelda Echoes of Wisdom è quindi un gioiellino di game design, che strizza l’occhio ai classici TLOZ del passato, ai loro puzzle e dungeon lineari, alla visuale dall’alto e alla “pucciosità” dei personaggi. Tutto senza rinunciare, però, alle innovazioni del presente: all’esplorazione libera, alla risoluzione fantasiosa delle situazioni proposte tramite strumenti ludici da immaginare, costruire e poi sfruttare al meglio.
È un piatto di pasta al sugo cucinata con un soffritto alla scorza di limone e salsa di soia, l’incontro della tradizione più pura con l’innovazione più sfrenata. La fusione tra i gameplay che ti tengono per mano, e quelli che ti lasciano solo nella foresta con un bastoncino e un pezzo di carbone da legare insieme, per farne una torcia.
Di sicuro, è l’ennesimo gioco illuminante, che dimostra l’abilità dei game designer Nintendo nel proporre avventure divertente adatte a un pubblico vastissimo e senza età. E, per quanto ci riguarda, un gioco che non ha niente di meno rispetto alle ultime due iterazioni della serie. O che, addirittura, per le persone giuste al momento giusto potrebbe persino essergli superiore. Sarà il potere della vecchia scuola…
THE LEGEND OF ZELDA ECHOES OF WISDOM RECENSIONE
+Stile grafico adorabile e super comunicativo
+Level e game design precisi, leggibili ma aperti a sperimentazioni
+Zelda protagonista: era ora!
+Il ritorno della struttura “a dungeon e puzzle” è più che benvenuto
–Non è un gioco lunghissimo, nè impegnativo