La terza stagione di The Mandalorian, vuoi per il poco marketing, vuoi per le scelte produttive, non sta riscuotendo il successo delle precedenti. E nonostante l’amore che si può provare per il mandaloriano e per Grogu, viene da chiedersi se fosse veramente necessario ricongiungerli. O almeno se farlo così presto. O, ancora, se fosse stato veramente necessario farlo addirittura in un’altra serie.

The Mandalorian: uno strano cambio di passo

Questa seconda puntata di The Mandalorian si apre su Tatooine, dove approda per poco tempo il mandaloriano, alla ricerca di pezzi di ricambio per l’IG-11. Qui, Peli Motto, gli vende R5-D4, un droide che sicuramente molti fan avranno riconosciuto. È il droide che Luke e lo zio Owen stavano per comprare all’inizio di Episodio IV, virando poi su R2-D2. Una citazione gradita e un fanservice sempre ben architettato. Il viaggio del nostro mandaloriano prosegue poi verso Mandalore, alla ricerca delle Acque Vive per completare il suo ritorno nel credo. Ancora una volta, gli effetti visivi e le ambientazioni di The Mandalorian non deludono. Sono sempre varie, piene e mai banalizzate. Vi è però una pecca da questo punto di vista nell’episodio. Nonostante l’ambiente sia curato e soddisfacente, le scenografie che vediamo sono poche: un paio di corridoi, un burrone e le Acque Vive. Le miniere mandaloriane sono solamente sfondo alla vicenda. Avremmo gradito esplorarle più a fondo, magari dedicandoci anche più di un episodio.

Così come, in realtà, all’arrivo su Mandalore stesso. l’attracco è piuttosto repentino considerando che la ricerca della terra natale di Din è parte della trama fin dalla seconda stagione. Anche qui dedicare più spazio e più episodi non avrebbe guastato. Infatti, risulta quantomai strana questa repentina accelerazione nei tempi della narrazione. La serie ci aveva abituato ad episodi anche riempitivi, che passo dopo passo portavano avanti una trama orizzontale, dando però priorità a quella verticale.

L’importanza dei comprimari

Invece, i punti forti risultano essere i due personaggi centrali dell’episodio: Grogu e Bo-Katan. Il primo, oltre al fatto che non ci stancheremmo mai di vederlo a schermo, prende le redini del gioco per salvare Din. Lo vediamo usare la forza e questo è sempre un bene, ma soprattutto lo vediamo farsi carico della responsabilità. Questa piccola ma non banale scelta crea un nuovo spessore al piccolo personaggio, che rischiava di stagnare. Si sente la sua evoluzione e i frutti raccolti dagli insegnamenti del mandaloriano prima, e di Luke poi. Bo-katan è invece la vera protagonista dell’episodio. È cruciale in più di un occasione e in questo secondo episodio Jon Favreau ci ha mostrato come probabilmente sarà lei la vera comprimaria di stagione. Oltre alla sua forza fisica, ci viene fatto notare quanto sia attaccata alla sua terra natale Mandalore. Di quanto senta nostalgia di casa e di come la sua voglia di farla ritornare ai fasti di un tempo sia più viva che mai. Insomma un personaggio che speriamo riesca a trovare il suo vero spunto nei prossimi episodi.

La seconda puntata di The Mandalorian, quindi, mette pesantemente il piede sull’acceleratore della trama per farci visitare una Mandalore ormai distrutta ma sempre bella da vedere. Din non è praticamente pervenuto in questo episodio ma è una cosa positiva, vuol dire che i suoi comprimari funzionano e sanno tenere botta anche senza di lui. Insomma, al netto di alcune incertezze di scrittura e di scelte produttive, la terza stagione di The Mandalorian corre spedita e non ci resta che seguirla.

Alessandro Libianchi

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