The Punisher 2 è da pochi giorni su Netflix e noi di InfoNerd cogliamo l’occasione per dire la nostra sul ritorno di Frank Castle
The Punisher 2 è finalmente arrivato a soddisfare la sete (non di vendetta) di tutti gli appassionati di Frank Castle, versione fumettistica e televisiva, come avevamo già annunciato qui.
Ci troviamo pochi mesi dopo gli avvenimenti della prima stagione dove il nostro Frank, dopo aver sgominato gli affari loschi della CIA ai danni dei soldati statunitensi in guerra, ha ottenuto la cancellazione di tutti i dati in possesso del governo in cambio del suo silenzio.
Come ciliegina sulla torta poi Frank, durante lo scontro all’ultimo sangue con uno dei suoi ex-commilitoni, Billy “Il Bello” Russo, decide di sfigurarlo lasciandolo in vita.
The Punisher 2 e l’eterno ritorno del passato
In The Punisher 2 troviamo un Frank Castle ramingo, un uomo che si gode la sensazione di vuoto dopo aver portato a termine tutte le tappe del viaggio per vendicare i propri cari. Questa sensazione di vuoto però non dura molto, e sarà una ragazza vittima di un giro di vite più grande di lei, a ricondurlo verso il suo ruolo di giustiziere.
Coinvolto in questo giro di vite che lo tira sempre di più verso di sé, Frank ritorna The Punisher e rispolvera la sua divisa con teschio annesso, mentre si ripresentano sulla scena personaggi che avevamo avuto modo di conoscere nella prima stagione: Billy Russo, senza memoria e a pezzi – in dirittura di arrivo verso la fine della metamorfosi che farà di lui Mosaico, nemesi fumettistica del nostro eroe ben nota – insieme a Madani, ancora sconvolta per l’essere stata sedotta e ingannata, sono quelli più ricorrenti con gli aiutanti del protagonista.
The Punisher 2 tra incubi e sensi di colpa
Gli incubi riguardo al passato e il venire a patti con il proprio passato sono temi ricorrenti in tutta questa stagione, come nella prima, ma mentre nel caso di quest’ultima essi rappresentavano le componenti del viaggio dell’eroe ferito verso la risoluzione della propria vendetta, in questo caso sono Madani e Billy Russo ad essere perseguitati.
Billy Russo poi, inseguito da immagini di un teschio durante le sue rade ore di sonno, si muove su un percorso pieno di vuoti esplicativi: trovatosi in un corpo sfigurato e privo di memoria, si chiede cosa sia successo e i perché, non consapevole neanche delle sue responsabilità. In questo suo mondo privo di punti di riferimento l’unico appiglio è la sua terapeuta, figura ambigua e manipolativa.
The Punisher 2 tra maschere, abiti talari e teschi insanguinati
In questo mondo dove i personaggi subiscono l’eterno ritorno del passato, anche Frank decide di indossare la sua vecchia divisa con sangue e buchi di proiettile annessi, un vessillo che riporta sempre alla mente l’idea di un passato violento che non ci lascia.
E in questa atmosfera ho apprezzato molto la scelta da parte degli sceneggiatori di far indossare una maschera a Billy Russo piuttosto che sfigurarlo al limite della credibilità (come la sua controparte fumettistica). Quella maschera poi, dal profondo significato psicanalitico, ha una storia che lo riconnette alla sua terapia: essa rappresenta il volto che lui sente più a sé affine, aldilà delle cicatrici che ormai gli adornano il volto, una maschera che mostra il puzzle della sua mente e personalità fin dai tempi dell’orfanotrofio.
Mentre il valzer tra Madani, Billy e Frank è danzato però, non dobbiamo dimenticare la cornice più grande di tutta la storia, il cui condottiero è John Pilgrim, ispirato al personaggio fumettistico del Mennonita, uomo costretto a tornare alle torbide abitudini passate mentre naviga nei sensi di colpa.
John Pilgrim, che simbolicamente racchiude in sé sia il cristianesimo “ortodosso” che la violenza omicida nelle mani di chi è potente, ci delizierà con massime bibliche nel bagno di sangue di The Punisher 2.
The Punisher 2 tra buoni e cattivi
I primi episodi di The Punisher 2 ci mostravano dei personaggi in bilico tra agire per il meglio o per il peggio. Questo modo di narrare ci faceva quasi entrare in empatia a volte con lo stesso Billy Russo il quale,ormai spezzato e senza memoria, non riusciva a capire perché proprio Frank gli avesse fatto tutto questo. Questo sentimento di bilico però, questa sensazione che ci sia anche una possibilità di migliorare per tutti, si arresta. Tutti finiranno per seguire la loro natura, sensi di colpa o no, e sarà proprio sulla loro natura che i cattivi agiranno sugli eroi, per far provare a loro quel senso di colpa con cui non riescono a scendere a patti.
In The Punisher 2 serpeggia uno spaccato di società statunitense
Per quanto la storia principale si concentri sempre sui passi di una vendetta dal sapore shakespeariano, The Punisher, fin dalla prima stagione, portava in scena degli spaccati problematici della società americana, tra cui spiccava la condizione dei veterani e dei militari invalidi. Questa condizione non è molto cambiata rispetto a quella che caratterizzò i veterani della guerra del Vietnam: reietti che spezzati nell’animo e nel fisico abitano i margini della società, incapaci di integrarsi o di essere integrati.
Teorie del complotto che vedono l’élite al potere come cospiratrice (vedasi il caso dello spaccio di eroina tramite i cadaveri dei soldati perno fondamentale della prima stagione di The Punisher) e la condizione di precarietà dei veterani o degli invalidi, sono delle narrazioni che dal tempo della guerra del Vietnam infarciscono la cultura americana (anche lo stesso fumetto The Punisher ne era pieno) e ora le troviamo sotto una nuova veste ripetersi e ripetersi con i reduci delle guerre più recenti.
In The Punisher 2 i cattivi alimentano il malcontento e imparano dalla storia
Sarà proprio su questo sentimento di esclusione che farà leva Billy Russo per creare l’esercito dei suoi compagni, altri animi spezzati come il suo stanchi di essere usati come marionette usa-e-getta. Questo sentimento di rivincita sociale contro un organismo statale elitario è quello che negli Stati Uniti anima realtà come quelle della Militia, artefice nel 1995 di un attentato a uno degli uffici dell’FBI nello stato dell’Oklahoma (sicuramente a qualcuno non sarà sfuggito un rimando a uno degli episodi della prima stagione dove vediamo un giovane veterano dare il via a una serie di attentati guidato dal credere ciecamente alle teorie del complotto sul governo).
In questo clima anche John Pilgrim ha i tratti di una vittima in qualità di persona sotto ricatto da parte di coloro al potere che pagano le costose cure della moglie malata, persone in grado di manipolarlo e farlo tornare indietro rispetto ai passi da lui percorsi verso la redazione in senso cristiano.
Non parlerò del finale, visto che voglio che ve lo godiate senza troppe elucubrazioni, e in questa sede vi invito a guardare la seconda stagione che non ha nulla da togliere alla prima per quel che riguarda le prove attoriali.
Chissà, magari in futuro vedremo anche una terza stagione…
A cura di Eleonora D’Agostino