Vi presento la recensione da spiaggia di Thymesia. Ovvero, un articolo breve, chiaro (spero) e mirato, che potete leggere tra una parola crociata e l’altra; mentre aspettate che scadano gli ultimi 2 minuti delle canoniche tre ore prima di fare il bagno. Per capire il più in fretta possibile se Thymesia fa per voi, oppure no.
Thymesia è un gioco molto più INDIE di quanto sembri; in questo caso, intendendo INDIE con accezione meno positiva di quella che sono solito utilizzare. Fin dalla prima DEMO l’impressione di non trovarsi di fronte a un doppia A era infatti evidente; palesata sotto forma di una direzione artistica che alternava ottimi design con altri molto meno ispirati. Ma soprattutto, con una proposta ludica ispirata a From Software (è evidente), ma messa in opera con molta meno fluidità. Non è tutto Bloodborne quello che non luccica e sanguina, quindi. Ma nemmeno si può dire che Thymesia non funzioni affatto. Più semplicemente, invece, si tratta “solo” di un titolo che aveva bisogno di qualche rifinitura in più prima di uscire, e forse di un budget più alto per essere rilasciato come sono certo fosse nella mente dei sette sviluppatori che l’hanno concepito.
THYMESIA RECENSIONE | TESTATO SU PC (STEAM)
Specifiche del PC su cui è stato eseguito il test:
- Sistema operativo: Windows 10 (64-bit)
- Processore: AMD 7 3700x
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
VOTO: 6.5
+Atmosfera generale riuscita
+Alcune trovate ludiche sono interessanti
-Finisce sul più bello
-Gameplay ispirato a Sekiro, ma molto meno fluido
-Boss fight insoddisfacenti
Thymesia Recensione, meno ambizioso del previsto
Thymesia è evidentemente meno ambizioso del previsto. E intendo “previsto” non solo da noi fruitori, ma anche dagli stessi sviluppatori. A prescindere dal risultato complessivo non eccellente, infatti, non si può proprio dire che in Thymesia non funzioni nulla: tutt’altro. Corvo, il protagonista di una trama semplice, ma raccontata attraverso una lore distribuita con attenzione e maestria nel mondo di gioco. Anche il level design, per quanto fin troppo lineare per essere avvicinato a quello dei Bloodborne/Sekiro like, fa risaltare l’atmosfera cupa delle ambientazioni con efficacia, distribuendo sfide, reward e nemici con efficacia negli stage.
Così, prima di diventare qualitativo, il problema di Thymesia è semmai quantitativo. Non perché il gioco sia “troppo corto” in assoluto, affermazione che non mi sentirete mai pronunciare. Bensì, perché Thymesia sembra quasi affrettato. Lo si nota soprattutto nelle Boss fight che non brillano mai come il genere richiederebbe. Ma anche in un sistema di combattimento con trovate interessanti, messe però in atto con troppa rigidità.
Così, anche meccaniche interessanti come la simil-risposta counter alla Sekiro diventano molto meno “ritmiche” che nella fonte ispirativa. E il flusso dei combattimenti ne risente, perdendo una delle sue caratteristiche più affascinanti. A farne le spese, poi, sono gli altri elementi ludici riusciti, su tutti l’eccellente bilanciamento nella progressione del personaggio. L’albero delle abilità non è “grindabile”, dato che ogni area consente un massimo di evoluzione oltre il quale il PG non può proseguire. Anche volendo raggiungerlo, il gioco è strutturato in modo tale che sia progressivamente più punitivo grindare che “imparare a giocare”.
Viene allora il dubbio che un simile sistema “vincolato” nella crescita di Corvo sia in realtà un espediente per incentivare più run in cui riversare l’esperienza accumulata. E se le Boss fight, o anche solo il sistema di combattimento in generale fossero stati meno arrugginiti, forse sarebbe valsa la pena di tentare più run attraverso le tre aree di gioco. Così com’è, però, Thymesia si porta a compimento solo una volta. Per poi tornare alla danza di parate e rampinate di Sekiro in attesa di un successore spirituale ancora lontano dal giungere.