Tifosi laziali insultano con l’immagine di Anna Frank

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Di Redazione Metropolitan

Durante la partita Lazio-Cagliari alcuni ultrà della Lazio hanno diffuso immagini di Anna Frank con la maglia giallo-rossa, cercando di insultare gli eterni avversari. I fatti sottolineano come il razzismo sia ancora vivo nelle menti di molti (ignoranti)

Siamo alle solite, lo sport calcistico non fa una bella figura e da adito a nuovi episodi di indubbia spregevolezza.
Il riferimento è chiaramente all’episodio, posto in essere da alcuni tifosi durante la partita Lazio-Cagliari, quando alcuni ultrà bianco-celesti hanno riempito la Curva-Sud con le immagini di Anna-Frank..

Essendo la Curva-Nord chiusa, a causa della punizione comminatagli dopo gli insulti razzisti rivolti contro i giocatori di colore del Sassuolo, i tifosi della Lazio si sono “infiltrati” nella Curva-Sud per assistere alla partita contro il Cagliari.
Sembra che durante i 90 minuti qualche ultrà abbia distribuito e attaccato delle figurine rappresentanti Anna-Frank con la maglia giallo-rossa, cercando così di insultare gli avversari di sempre contro i quali il prossimo 18 Novembre si svolgerà un attesissimo (e a questo punto assai caldo) derby.
Alcuni tifosi della Lazio urlano però al complotto. 

L’episodio non è passato in osservato, non essendo la prima volta che alcuni tifosi della Lazio esternano comportamenti del genere. 

Anna Frank non è un insulto anzi il contrario

Questa volta non si tratta di risse o cori omofobi o antisemiti ma di qualcosa di più grave, segno di una piaga che negli anni ancora non si è richiusa. Segno che nel mondo esistono ancora ignobili ignoranti che usano l’aggettivo “ebreo” come un insulto. Segno di una totale non conoscenza della storia di Anna Frank, in quanto se la conoscessero si terrebbero alla larga da utilizzare la sua immagine in quel modo. Anzi, forse si renderebbero conto che alludendo alla giovane ragazza uccisa nei campi di sterminio non hanno fatto altro che omaggiare i destinatari degli “insulti”.

Ha commentato egregiamente Mario Calabresi in un articolo su “La Repubblica”. «L’idea che l’immagine di Anna Frank possa essere utilizzata per insultare qualcuno è talmente arretrata e grottesca da squalificare per sempre chi l’ha pensata. Quel volto è nei cuori di ogni studente che abbia letto il suo Diario e l’abbia avuta come ideale compagna di banco».

Invece che un insulto razziale, Anna Frank rappresenta per noi un messaggio di forza e di speranza, di una ragazza che fino all’ultimo ha combattuto per la sua libertà. «Ribaltiamo i piani, restituiamole il suo valore, trasformiamola in un omaggio, non lasciamola sola e in mano all’ignoranza. E allora Anna Frank siamo tutti noi, può e deve avere la maglia di ogni squadra, essere parte della nostra vita. Ogni club dovrebbe farne una bandiera, per rispondere senza esitazione alla deriva degli estremisti delle curve» – incalza a ragione Mario Calabresi.

I fatti hanno spronato la Figc ad attivarsi, aprendo un’inchiesta interna, condannando l’episodio come un un «atteggiamento inqualificabile che offende una comunità e tutto il nostro Paese», così ha affermato il presidente Carlo Tavecchio.

La stessa squadra si è allontanata dagli episodi, affermando l’estraneità totale dei suoi tifosi, in quanto ad agire è sempre un gruppo ristretto in grado però di infangare l’immagine della squadra intera.
Sembra che oggi la Lazio presenzierà ad una visita nella Sinagoga di Roma, lanciando un chiaro messaggio contro chi utilizza espedienti del genere e chiarendo la sua posizione in merito.

Fortissima è stata anche la condanna da parte delle rappresentanze degli ebrei in Italia.
«Questa non è una curva, questo non è calcio, questo non è sport. Fuori gli antisemiti dagli stadi» – ha denunciato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello su twitter.

«L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane condanna in modo inequivocabile quanto accaduto allo stadio Olimpico di Roma. Contro questi personaggi chiediamo un intervento chiaro della Società Sportiva Lazio e delle autorità competenti» – così il presidente Ucei Noemi Di Segni. «Troppo spesso queste condanne cadono nel vuoto e con amarezza constatiamo che in un luogo come uno stadio di calcio, dove dovrebbero essere rappresentati i valori universali dello sport, questi vengano invece traditi».

Intanto la Questura di Roma ha aperto nuove indagini contro la tifoseria bianco-celeste che potrebbero comportare un aumento e un aggravio delle sanzioni già imposte, a questo punto giustamente in quanto insufficienti. E’ compito anche delle squadre, e dello sport in generale, contribuire a formare ed educare i propri tifosi, veicolando determinati messaggi e non altri. Quando ciò non avviene è impossibile non constatare la sconfitta dello sport stesso, in questo caso del calcio sempre più palcoscenico di episodi spiacevoli.

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Di Lorenzo Maria Lucarelli