“Chi si ricorda dei Time Bokan?” Scusatemi, cito il titolo di questo scritto perché, effettivamente, è la domanda che mi balena nella testa da diverso tempo. Possibile che i bambini contemporanei e quelli che nasceranno su questo pianeta vivranno lo smacco di non visionare, almeno una volta nella loro vita, una singola puntata di questo filone che imperversò da fine anni ’70 fino ai ’90? Non ci sembra granché corretto! Noi di InfoNerd, a cavallo di unicorni colorati ma spietati, diffonderemo il verbo dei Time Bokan e delle loro meravigliose sigle…
Time Bokan. Scanditelo insieme a me, ripetiamolo tutti insieme: “Time Bokan“. Vi torna qualcosa alla mente? Per i neofiti, invece, della faccenda: avete memorizzato attentamente queste due magiche parole? In un caso o nell’altro, tendeteci la mano: InfoNerd sta per regalarvi un viaggio “all inclusive” nel pazzo mondo degli anime giapponesi. Cosa? State, forse, pensando che le serie animate nipponiche hanno molto spesso una componente di pazzia nel loro scorrimento? Bene: benvenuti, allora, nel Paradiso della follia. Qui non si scherza minimamente, eh. È con assoluta gioia e terrore che vi presentiamo i regnanti di Pazzilandia, i dittatori della risata demenziale: i Time Bokan.
Prima di passare alla parte più divertente di questo componimento nostalgico, però, cerchiamo di donare qualche piccola informazione sul filone animato protagonista dell’articolo: la fortunata serie di anime nasce nel 1975 grazie agli studi d’animazione giapponesi della Tatsunoko. Il nome è tutto un programma: la fusione delle parole “Time” (tempo in inglese) e “Bokan” (onomatopea nipponica di un’esplosione) dovrebbe, senza mezzi termini, farvi comprendere di cosa si sta parlando. La caratteristica principale di questi anime è l’umorismo dichiaratamente demenziale che li contraddistingue: tale filone, infatti, si prefissava l’obiettivo di contrapporsi ad anime di fantascienza seri ed adulti che avevano come protagonisti assoluti robot attrezzati di tutto punto (Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot) ed eroi tormentati come Gatchaman e Kyashan. Demenza al potere, vittoria assicurata. Esatto, ricalca un po’ il modus vivendi di noi italiani.
Un’altra caratteristica importante dei Time Bokan deriva dai protagonisti: le coppie di “buoni” ed il trio di “cattivi”, infatti, si somigliano in modo incredibile in tutte le serie animate del filone. Un’assonanza che portava tutti i bambini del tempo a visionare, incondizionatamente, tutti i cartoni animati che componevano il fiume in piena dei T.B. I buoni, come al solito, riuscivano tra mille avversità a rispedire al mittente la minaccia portata dagli antagonisti sul finire di ogni episodio lasciando, puntualmente, insoddisfatti tutti gli spettatori. Già, avete letto bene. Nei Time Bokan sono i malvagi a riscuotere il vero successo: sfigati, ironici, teneri, vessati ingiustamente, sconfitti sul più bello e follemente senza rotelle, il trio antagonista si accattivava le simpatie degli spettatori grazie alla miriade di difetti che metteva in campo. Perché tifare per i perfetti, saputelli e spocchiosi paladini della giustizia quando esistevano personaggi imperfetti, demenziali ma (a loro modo) buoni e retti?
Demenza e somiglianza dei personaggi non vi bastano per inquadrare le venature uniche di questi anime? Vi aggiungo un’altra caratteristica: la trama degli episodi. A partire da Yattaman (seconda serie di assoluto successo del filone) il canovaccio risultava pressapoco identico:
- I cattivi organizzano una truffa per racimolare i soldi (in genere un esercizio commerciale truffaldino) in virtù della costruzione di un robot.
- Il “super malvagio” a truffa eseguita spiega ai cattivi la missione da intraprendere mentre i buoni, puntualmente, assistono nascosti alla conversazione.
- Il trio antagonista sta per compiere il piano diabolico ma la sfortuna o l’intervento dei buoni manda a monte i piani.
- Scatta lo scontro tra i robot: i cattivi sembrano aver la meglio ma vari fattori (tonico per Yattaman, intervento di un secondo robot nei Predatori del Tempo ecc ecc) determinano la sconfitta dei “cattivoni”.
- Gli eroi si prendono la gloria tornando a casa mentre i malvagi vengono puniti.
Lo so: questa non è la scuola e voi siete qui per ricordare gioiosamente le serie animate della vostra infanzia oppure, parlando con i nuovi adepti, sperare ardentemente di appassionarvi a cotanta poesia su carta animata. Va bene, non c’è bisogno di diventare impazienti e molesti. Che personaggi, siete! Andiamo, dunque, ad analizzare quattro pietre miliari dei Time Bokan:
LA MACCHINA DEL TEMPO:
Non potevamo non iniziare con La Macchina del Tempo (1975), l’anime che inaugurò il fortunatissimo filone. La trama, nella sua semplicità, risulta frizzante e geniale: lo scienziato dottor Kida inventa la macchina del tempo, denominandola Time Bokan, con l’aiuto del suo assistente Sgrinfia e del’automa C-Robot. Il giorno del collaudo sono presenti anche la nipote di Kida, Junko, e il suo amichetto Tanpei. L’esperimento funziona alla grande e la macchina del tempo parte per un’era indefinita; quando l’invenzione dello strambo dottore riappare nel presente, però, lo scienziato (unico ad aver testato il macchinario) non c’è ed al suo posto torna un pappagallo parlante che, spaventato dal litigio con la moglie, ha azionato involontariamente il tasto di ritorno. Il pennuto smemorato non ricorda l’era ed il dottore, quindi, non può essere recuperato negli eoni del tempo. L’animaletto, però, porta nel presente un “dinamante” che scatenerà la guerra tra i ragazzi e l’assistente Sgrinfia. Il diamante, dal valore inestimabile in grado di generare energia quasi infinita, è presente in quantità enormi nell’era storica del pappagallino: la caccia alle ricchezze (e al professore) è aperta! Una particolarità caratterizzante dell’anime è la sigla iniziale: le note che introducevano il cartone, infatti, sono quelle famosissime di “Video killed the radio star”, componimento musicale dei “The Buggles“. Macchina del Tempo dalle fattezze di un cervo volante, scontri epici in epoche storiche diverse, avidità e ricerca di un caro che si scontrano per tutto l’anime e tanta, tantissima ilarità: ecco a voi la ricetta del primo Time Bokan della storia…
YATTAMAN:
Giù la maschera, Andrea. Il secondo cartone animato che uscì dalle penne alimentate con inchiostro pazzoide dei timebokanisti (termine prettamente inventato in questo momento, la follia sta prendendo il sopravvento sul mio intelletto irreprensibile e fulgido) è il più iconico e trash di tutto l’universo. Yattaman è riuscito ad imprimere una “Time Bokan Mania” grazie alla caratterizzazione dei personaggi: i buoni erano nobili, giusti e spinti da sentimenti ammirevoli mentre i malvagi del Trio Drombo inseguivano il successo personale attraverso atti poco assennati. La serie divenne talmente seguita che molti dei robot del malefico trio erano inspirati ai disegni dei fans del cartone animato. La tipica frase “Ed ora, signore e signori, ecco a voi i robot sorpresa della settimana!”, testimonia proprio il legame tra gli spettatori ed il fortunato anime. Pazzia! La trama di Yattaman (1977) è leggermente diversa dal primo capolavoro analizzato: il trio di cattivoni con l’effigie del teschio nero viene ingaggiato dal perfido Dottor Dokrobei che apparirà, per tutto l’anime, solo sotto forma di voce. Il compito del Trio Dombro è semplice: mettere insieme i pezzi della preziosissima Pietra Dokrostone. Perché? Ricomposta, la pietra rivelerà l’esatta ubicazione del tesoro (il “Filone d’oro” citato nella sigla) più grande del mondo.
Attraverso truffe ordite in modo spavaldo e comico, gli antagonisti riescono puntualmente a racimolare il denaro per la costruzione del robot che dovrebbe portarli, grazie alle indicazioni quasi sempre errate del super cattivo, nel luogo esatto dei frammenti. Due ragazzini ( Ganchan e Janet, detti anche Yatta1 e Yatta2) scoprono i piani dei Drombo ed azionano i loro vari robot con l’intento di fermare le trame malvagie di Miss Dronio, Boyakki e Tonzula. Il resto degli episodi è stato ampiamente descritto nei punti citati in alto. I molteplici robot (spesso animali), le dinamiche avventurose e comiche, il simpatico maialino che si arrampica sulla palma, le nudità di Miss Dronio dopo la scontata esplosione del robot e le punizioni del super cattivo nei confronti dei suoi tre scagnozzi, rappresentano l’unicità di un cartone animato demenziale ma estremamente geniale. La sigla è interpretata dai fantastici Cavalieri del Re. “Sentinella della Terra, Yattamannnnnnnn!!” Il fomento.
I PREDATORI DEL TEMPO:
“Vengono da lontano, da una galattica civiltà, su di una macchina lampo…Predatori del Tempo!” L’incipit della sigla dei Cavalieri del Re lasciava davvero poco all’immaginazione. Anime futuristico ed educativo (i protagonisti viaggiavano nella storia incontrando personaggi famosi come Napoleone), i P.D.T. riscossero un successo colossale grazie alla trama che, pur essendo similare ai suoi predecessori, regalava chicche diverse come la “fantascienza” e la “storia“: in una stazione orbitale, la Pattuglia del Tempo vigila sul corretto scorrimento del tempo. La base spaziale è gestita dal dottor Tonnan, burbero scienziato, assistito dal robottino Hinebot; alle loro dipendenze sono alcune squadre di intervento che utilizzano dei particolari mezzi in grado di attraversare il flusso del tempo in modo da intervenire laddove ce ne sia bisogno. La serie si focalizza in particolare su due di queste squadre, che guarda caso rispettano in pieno le tipologie dei “buoni” e dei “cattivi” delle Time Bokan: da una parte abbiamo i giovani Hikaru e Nana, dall’altra un bizzarro terzetto composto da Atasha, Sekovitch e Dowalski.
Un giorno la squadra formata dai tre insofferenti e sfaticati personaggi viene contattata da un misterioso personaggio incappucciato dal volto coperto, Tomomot, che li convince, promettendo loro che saranno ricordati dalle generazioni future, a servirlo nei suoi piani che sono esattamente all’opposto della filosofia della Pattuglia del Tempo. Il misterioso malvagio ha scritto un libro sulla storia dell’umanità completamente errato e vuole che i suoi scagnozzi modifichino (spesso in modi bizzarri e improbabili oppure impedendo il verificarsi di famosi avvenimenti) la storia per ottenere il potere supremo. I tre ingenui accettano e si “trasformano” nei malvagi Predatori del Tempo, la cui comparsa mette in allarme Tonnan, che viene al corrente dei piani di Tomomot attraverso il robot Hinebot. Sarà il duo citato prima a calarsi nei panni dei Salvastoria contrapponendosi ai cattivoni. Avrei una voglia matta di spoilerarvi la fine dell’anime, perché merita davvero molto. Sono buono, però, e vi lascio nel diritto di gustarvi questa serie invogliandovi con l’indimenticabile sigla…
CALENDARMEN:
“Sta scoppiando una battaglia molto strana: sono in guerra i giorni della settimana!” Pazzia al potere. All’ennesima potenza, oltretutto. In quale cartone i personaggi possiedono i nome dei giorni della settimana e rincorrono, in mirabolanti avventure storiche e non, un uccello sacro e mutaforma chiamato Cosmo Pavone? Ovvio, in Calendarmen! La trama non è molto difficile da comprendere, come per gli altri “fratelli”: in un condominio gestito dal signor Arsenio Maigret, vivono Beppe Domani e Tina Ieri. I due ragazzi sono anche i collaboratori di Maigret che, oltre a possedere lo stabile, si guadagna da vivere (diciamo) facendo l’investigatore privato. Un giorno, un rumore udito nel solaio insospettisce i ragazzi: la sorpresa è grande quando scoprono che a causarlo è stata l’apparizione di una macchina del tempo, e lo stupore aumenta quando gli occupanti della macchina rivelano la loro identità. La ragazza che ne discende rivela agli sbalorditi Beppe e Tina di essere la Principessa Domenica, erede al trono del regno di Calendar. La regale bionda svela che i due ragazzi convoglieranno a nozze nel futuro e che il trono è stato usurpato dalla malvagia Lunedì, che a forza di complotti è riuscita a fare incoronare re il suo fratellino, il principino Sabato. Manco fosse “Cento vetrine” o “Beautiful“. Cersei, levati di torno: è la malvagia Lunedì la più evil delle Regine! Se Domenica è la vera Regina, però, cosa si oppone fra lei e lo scranno dorato? L’uccellaccio odioso. Il Cosmo Pavone, maliziosi. Ricordiamoci che è un cartone animato per bambini! Per legittimare l’ascesa al trono nel regno di Calendar è necessario avere accanto a sé il bellissimo animale sacro di Calendar, il quale però non vuole saperne e fugge attraverso lo spazio e il tempo, trasformandosi negli oggetti misteriosi e importanti della storia e della mitologia.
La ricerca del pavone magico, scovato nelle ere grazie al Pavonputer (complimenti per l’originalità, quella non è sacra evidentemente…), sarà il fulcro della trama: Domenica donerà dei potere magici a Beppe che, in caso di pericolo, diventerà Yattodetaman. Il supereroe avrà il potere di chiamara King Star ed il suo Pegaso da una dimensione sconosciuta. Chi è King Star? Un ipergenio. Mi direte: “Siamo più confusi di prima”. Vi rispondo: “Avete ragione, lasciatemi spiegare!” King Star non è altro che un robot intelligente che combatte al fianco di Yattodetaman con l’obiettivo di distruggere il male. “Io odio il male non chi lo fa”. Peccato che, pur odiando solo il male come entità astratta, il mega robot finisce con il far esplodere (letteralmente) tutti i piani della cricca di malvagi che vorrebbe Sabato sul trono. Anime divertente e particolare, consiglio caldamente la visione nei periodi invernali tristi. Ecco la sigla magica…
Snobbati in modo brutale dalle reti nazionali, questi cartoni animati hanno trovato terreno fertile in quelle locali. Nel mio caso, vivendo a Roma, ho potuto ammirare questi capolavori animati trash grazie alla defunta Super 3, emittente laziale che riempì le giornate di tutti i bambini dell’epoca. I Time Bokan, secondo il “modesto” parere del sottoscritto, sono finiti nel dimenticatoio troppo presto, senza un vero motivo. Se quest’articolo senza pretese potesse risvegliare, anche minimamente, la curiosità di tutti i lettori, credo che il mondo sarebbe un luogo più demenziale. Nel senso buono, ovviamente. Chi ha detto che la demenza debba essere allontanata e dissacrata? No. La leggerezza deve accompagnare la vita quotidiana di tutti noi: il tempo della serietà, delle responsabilità e delle paure arriva, per tutti. Un po’ di demenzialità, invece delle bellezza, potrebbe davvero salvare il mondo…
ANDREA MARI
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