App di incontri come Tinder, ma anche Instagram e Tiktok, sono l’esempio perfetto di come le immagini, le foto, l’aspetto abbiamo superato la parola in capacità di comunicazione.
Le immagini hanno superato la parola
Le app di incontri si costruiscono sulla base della selezione estetica, sull’apparenza dei possibili partner. Come per le app, anche nella vita non virtuale dagli incontri casuali può nascere qualcosa, ma a differenza del ristretto gruppo di amici, scuola o lavoro, Tinder ha il potere di connettere 50 milioni di utenti, in 190 paesi, con una probabilità decisamente più alta di incontrare l’anima gemella.
Tutto rosa e fiori?
Match estetico e scambio di qualche battuta prima della fatidica domanda ‘ti va di uscire?’ bastano per creare le basi di una relazione?
Forse bisognerebbe pensare a Tinder come un’app dai molteplici scopi. Adulti consapevoli che si scambiano qualche messaggio e si incontrano per passare del tempo, chiacchiere che non andranno mai oltre lo schermo e perché no, anche la possibilità di riuscire a creare una relazione solida, come dimostrato dagli studi di Ortega e Hergovich. E non stupisce neanche più la quantità di persone che si sono conosciute online, circa il 40% delle coppie, ma il dato è in continuo aumento.
Superficialità od opportunità?
Nella ricerca del vero amore la superficialità sta vincendo? La risposta è no e vi spiego perché, dal mio punto di vista.
Inizio esperimento su Tinder
Nuova alle app di incontri ho voluto indagare in prima persona. Senza visionare esempi o farmi idee online, mi sono gettata nella creazione del mio profilo. Ho cercato di essere onesta e soprattutto reale, cosa che forse ha compromesso l’esperimento, ma lo vedremo più avanti.
More Gender & Sexual Orientations è la feature che in estate, dopo un ritardo di 3 anni, è giunta in Italia. Questa permette di spaziare tra 29 identità di genere e 9 orientamenti sessuali. Uno spettro ampio e curato, sicuramente con lo scopo di non perdersi neanche un possibile cliente, ma qui non vogliamo parlare di marketing, ma dell’effetto di questa scelta: la possibilità di riconoscersi in una categoria e sentirsi sicuri nell’approcciare l’altra parte.
Trovarsi su Tinder
Tinder si basa su un algoritmo attento e in grado di apprendere, con il passare degli swipe, le nostre tendenze e i nostri gusti. Parlando con un ragazzo dopo un match questo mi ha detto che alle volte lo inquieta il meccanismo con cui l’applicazione gli propone delle ragazze all’apparenza perfette per lui. Questa inquietudine è data dalla capacità dell’algoritmo di analizzare le foto e le biografie e far corrispondere le anime gemelle, diciamo così.
Un altro ragazzo con il quale ho parlato ha ammesso di avermi scritto solo perché lo interessava sapere quale live della NASA stessi guardando durante il selfie scelto come foto profilo. Una volta scambiata qualche battuta su Elon Musk e la Spac X ci siamo salutati.
Da quel momento ho cambiato la mia biografia e ho inserito ‘in cerca di amici’, un più chiaro invito a matcharmi anche solo per una chiacchierata, poiché avevo iniziato ad intuire di aver falsato, con un profilo sincero, l’idea iniziale dell’articolo. Altro non doveva essere che una risposta ovvia alla domanda “cosa cercano gli uomini su i siti di incontri?”, ma poi tanto ovvia non è stata. Mi aspettavo banalità, qualche foto sconcia e tentativi di approcci con frasi scontate.
Il lato oscura della biografia
Non sono mancati i toni spensierati del ‘Ciao bella’ o ‘Fai i complimenti a mamma’ e simili, ma seguendo i suggerimenti dell’applicazione e approfondendo la biografia, i match si sono fatti sempre più precisi.
Non è posizionata in maniera da avere subito le informazioni della persona sullo schermo dello smartphone, a differenza delle foto che sono in ovvio risalto, ma una volta fatto caso alla prima biografia anche le altre diventano di interesse.
Maschere e sincerità
Mostro qui alcuni dati ricavati da una settimana di utilizzo, circa due ore al giorno, per un totale di 200 match e incalcolabili swipe (l’applicazione ne conta 1,6 miliardi al giorno in tutto il mondo).
La scelta di non raccontarsi
C’è chi sceglie di non scrivere biografie e presentarsi tramite la propria fisicità, come per esempio i 34 uomini e 9 donne che ho incontrato.
Gli uomini si raccontano meno e sono anche quelli che scelgono più rapidamente se fare swipe a destra o a sinistra, quindi a selezionare i match; le donne invece matchano meno, ma passano più tempo sul profilo dell’altra persona.
Valanga di stereotipi
Per chi invece decidere di scrivere una biografia il gioco diventa più interessante.
All’inizio non capivo bene perché, ma quasi tutti gli uomini di cui ho letto la biografia segnalavano la propria altezza e non era mai inferiore al metro e ottanta. Possiamo immaginare che molte donne abbiamo chiesto l’altezza a questi ragazzi, oppure che questi si sentano presi in esame anche in base a quanto distano con la testa dai piedi, del tipo: altezza mezza bellezza.
Sicuramente un fattore trascurabile, ma che viene più citato del lavoro svolto nella vita.
Parlando di lavoro, quando questo è presente, i più citati sono quelli più interessanti e super richiesti, come dottor*, fotografo o modella (separati per genere non per mia volontà, ma per numeri riscontrati) e diverse personalità artistiche.
Ovviamente a tutti piace viaggiare, la natura e ridere, come se a qualcuno piacesse piangere.
Ma non posso neanche aspettarmi che nelle biografie si manifesti la persona senza nessun tipo di maschera, l’ambiente virtuale permette di raccontarsi al meglio e anche di mentire con estrema facilità.
Colpiscono poi gli “umili”, quelli che raccontano in poche parole di Guinnes wolrd record battuti, chi mostra una lunga fila di bandierine per dichiarare le conoscenze linguistiche e chi pone dei limiti caratteriali alla propria ricerca dell’anima gemella. Solitamente gli aspetti più richiesti sono: solarità, senso dell’umorismo e bellezza. Insomma la bio, momento di incontro più profondo e in cui farsi conoscere, diventa luogo di informazioni stereotipate e fittizie.
Quindi Tinder non è una buona app
Mi riallaccio alla frase detta in precedenza, ovvero che l’onestà nel compilare il profilo possa aver influenzato l’algoritmo e quindi compromesso l’esperimento.
Infatti ho avuto tutti match brillanti, da neo laureate a scalatori professionisti, poeti, pittori e moltissimi appassionati di filosofia, più interessati a parlare e mettere alla prove la loro abilità oratoria che alla possibilità di avere una relazione.
Bei discorsi, nessun riferimento sessuale, complimenti gentili e quindi dovrei essere pronta a dichiarare Tinder la nuova scarpetta di cristallo, Tinderentola (come è stata già definita online) delle relazioni.
Eppure anche i discorsi più belli finiscono e quell’ultima domanda lascia sempre l’amaro in bocca: “Ti va di vederci?”.
Cosa cambiare?
Si ritorna allora a parlare delle foto, dell’aspetto e del primo impatto. Davvero ancora oggi possiamo dire che, sopra ogni caratteristica comportamentale, caratteriale, espressiva, l’aspetto sia quello con cui scegliere il proprio partner. Veramente il godere della presenza altrui è dato dal suo aspetto fisico piacevole, invece che da una serie di caratteristiche totalmente personali?
Lo swipe però miete vittime e premia l’aspetto fisico. Questo perché anche chi, come me, aveva lo scopo di indagare le biografie e scoprire quale maschera indossassero gli utenti per avere più matching, sono finita a scartare chi non corrispondeva a un mio canone estetico.
È troppo facile scartare qualcuno, basta muovere un dito e per quanto Tinder dichiara di voler far nascere amori, punta inevitabilmente all’aspetto fisico. Se dovessi cambiare qualcosa, metterei biografia e foto sullo stesso piano di importanza, permettendo di leggere e di vedere allo stesso tempo.
L’algoritmo, in fin dei conti, è ben fatto e si riesce tranquillamente ad assecondare i propri scopi sull’app, che sia per una chiacchierata in amicizia, un incontro bollente e occasionale o la nascita di una lunga storia d’amore.
Il limite è solo nell’onesta con cui ci si approccia a questo nuovo, e in continuo aggiornamento, metodo di conoscenza che nessuno dice davvero di utilizzare, ma verso il quale tutti ci stiamo rivolgendo.
Se l’immagine sarà il futuro della comunicazione, le app di dating non sono destinate a una riforma, ma gli utenti possono imparare a utilizzarle in modo sano, senza rischi e, perché no, a non giudicare in base all’aspetto. Ma per questo c’è bisogno di una nuova rivoluzione estetica.
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