Prendete dei teppisti giapponesi delle medie con i capelli biondi, un amore adolescenziale e le lotte tra bande, fino a qui è uno shounen come tanti, di quelli tipici degli anni ’90 o i primi del 2000 con cui siamo cresciuti. Allora cosa ha Tokyo Revengers di Ken Wakui di così speciale da far innamorare tutti i lettori del Sol Levante?
Bèh, un tratto gentile ma potente, una storia più matura di quanto si aspetti e un pizzico di viaggi nel tempo, di quelli che ti fanno entrare in loop.
Sinossi
Takemichi Hanagaki è un ventiseienne che della vita non sa cosa vuole o cosa fare; non si applica, non si impegna, l’unica cosa che sa fare bene è scappare quando la situazione diventa troppo difficile e pesante. Un giorno però in tv annunciano la morte di Hinata Tachibana a causa di un attentato di una nota gang di criminali, Tokyo Manji Gang, e in lui scatta qualcosa: lei era il suo grande amore delle medie, abbandonato all’improvviso 12 anni prima per fuggire da una situazione scomoda. Il pensiero che Hinata non ci sia più rende la sua giornata, già frustrante e ripetitiva, ancora più triste. Takemichi inizia a pensare ai suoi errori, al fatto che non riesce neanche a tenersi un lavoro e di non avere più amici, lasciati nel suo passato anche questi. Ragiona su tutto ciò mentre attende il treno in stazione, ma improvvisamente cade sui binari e chiudendo gli occhi, quando li riapre si ritrova in tutt’altro posto e in tutt’altro corpo. O meglio, il corpo è suo, ma è diverso, è più giovane…esattamente e proprio 12 anni più giovane.
Inizia così la sua avventura fra passato e presente, nel tentativo di salvare Hinata dalla Tokyo Manji Gang, ma anche quest’ultima e se stesso da una vita segnata dalla vigliaccheria e dai fallimenti.
Tokyo Revengers, non sono solo teppisti!
Devo fare due premesse: amo i manga con i teppisti e AMO TOTALMENTE I VIAGGI NEL TEMPO. Ora che lo sapete, posso fare la mia recensione poco obbiettiva su Tokyo Revengers, perché sì, faccio parte di quell’immenso gruppo di persone che ora lo osannano.
Ho avuto la fortuna di ricevere da Jpop, che edita finalmente in Italia il manga di Ken Wakui, un pack con all’interno i primi due numeri, e una cartolina olografica in regalo (ovviamente troverete anche i singoli tankobon. NdA), quest’opera che sta lasciando davvero tutti senza parole. Inizialmente però non sapevo come approcciarmi, ultimamente sono davvero pochi i manga che mi prendono e mi fanno venir voglia di continuare a leggere la storia, ma ero incuriosita dalla sinossi e mi sono detta: “Mary dai, prova, ritorna l’otaku girl dei bei tempi andati!”.
Beh, grave errore, ora voglio…anzi ho bisogno di tutti i volumi usciti!!!
Tokyo Revengers non è il manga con il solito protagonista che combatte per essere il migliore di tutti: il re, il boss o il campione di qualcosa. Certo, la figura di Takemichi è il classico “neet” giapponese che si ritrova invischiato in qualcosa di grosso, che si smuove dal suo torpore per modificare e salvare delle vite, la sua principalmente. Il suo lottare è sinonimo di riscatto: lui vuole evitare che Hinata, suo unico e grande amore, si scontri con il suo tragico destino, ma vuole soprattutto smetterla di essere un vigliacco. Vuole prendere in mano la sua vita, fare le scelte giuste, non rinunciare più a nulla e non vuole più che la paura lo blocchi. Fortuna vuole che può iniziare a (ri)farlo proprio dal momento esatto in cui lui, da solo, ha mandato tutto a *******, gli è stata data una seconda occasione e non vuole sprecare più il TEMPO, quest’ultimo vero protagonista della vicenda.
Tutti i personaggi che si incontrano e fanno parte della vita di Takemichi lottano per questo, non per essere migliori, ma per dimostrare che esistono, che ci sono. E ognuno è segnato dal tempo. Gli errori, le decisioni, le vittorie e le perdite, in comune hanno tutte il “tempo”, che va avanti e indietro (l’espediente del viaggio è stranissimo, ancora non ho ben capito il perché debba succedere così, ma credo che verrà spiegato in seguito. NdA) e cambia in base alle scelte, che non per forza sono quelle giuste, ma sicuramente sono quelle necessarie.
In ogni caso tutto devo cambiare!
Tecnicismi (perché voglio usare questa parola)
Il tratto di Ken Wakui è delicato e pulito, ma sottolinea benissimo lo spirito morale dei personaggi. Ogni espressione e ogni emozione sono rappresentate nel dettaglio: la disperazione di Takemichi; la freddezza di Mickey; i dubbi, l’euforia, la rabbia dei componenti della gang (tra l’altro ogni membro è disegnato nei particolari, non ce ne sono mai due uguali o simili, soprattutto nelle acconciature da bosozoku che mi fanno morire! NdA), ecc. Le scene di combattimento sono fluide, chiare e non caotiche come nei soliti shounen di lotta, e nonostante a livello di storia siano necessarie, non diventano fondamentali, quindi non eclissano mai il contorno reale di ciò che sta succedendo al protagonista o ai compagni.
Espediente narrativo che ho amato è il fatto che le didascalie in cui di solito compare il narratore o la spiegazione dell’evento, siano in realtà i pensieri, i dubbi, le paure e i racconti dello stesso Takemichi. Come se da esterno ci raccontasse cosa ha già vissuto o sta rivivendo, ma con una mentalità completamente nuova. Questo ci avvicina molto a lui, ce lo fa amare fin da subito, ce lo fa anche criticare e non capire a volte, ma tutto ciò serve per rendercelo vivo.
Per concludere, Tokyo Revengers è stata una bella scoperta che vi consiglio se avete voglia di botte da orbi tra teppisti, ma anche crescite ed evoluzioni morali, etiche e psicologiche. E’ stata anche annunciata l’uscita dell’Anime, cosa che forse mi riporterà a vederne uno dopo due anni. Ovviamente mi preme di spingervi vero il pack, che è bellissimo anche da collezionare, in ogni caso troverete qui i volumi usciti fino ad ora: Tokyo Revengers J-POP.
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Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)