In occasione della Festa della Repubblica, ricordiamo il campionato di Serie A della stagione 1946-47, il primo nella consueta formula dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Per la prima volta dopo il 2 giugno 1946 e la nascita della Repubblica italiana si tornò a disputare la competizione a venti squadre, con vari ripescaggi e con grandi novità nel torneo (ad esempio la Sampdoria, nata dalla fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria). Ad aggiudicarsi il titolo fu il Torino, che stabilì un record di punti e si mostrò come una delle compagini più forti della storia calcistica italiana.

Il primo campionato della Repubblica italiana

Tornata al girone unico dopo la difficile annata precedente, il campionato di Serie A 1946-47 fu il primo segnale di un ritorno alla normalità dopo la fine della guerra. Con la nascita della Repubblica italiana il 2 giugno 1946, il 22 settembre ebbe inizio la competizione, con Juventus, Torino e Bologna protagoniste. I rossoblù nel corso del campionato persero qualche punto per strada, con la Vecchia Signora che si laureò campione d’inverno. Poi però il Torino, approfittando dello stop della Juventus, inanellò una serie di quattro vittorie consecutive (tra cui quella nel derby della Mole) e consolidò il primato.

Con il Bologna fuori dalla lotta scudetto, la grande sorpresa fu il Modena di Alfredo Mazzoni, che concluse il campionato al terzo posto. A conquistare la vittoria furono invece proprio i granata, con una distanza di dieci lunghezze sui rivali secondi in classifica. Nell’era dei due punti, i 63 accumulati dai ragazzi di Luigi Ferrero costituiscono un record imbattuto. Capocannoniere del torneo fu Valentino Mazzola, che andò a segno per 29 volte ed ebbe un ruolo decisivo nella vittoria finale; l’azzurro giocò da centrocampista e ciononostante fu mattatore della competizione. Quel Torino, con un gioco veloce e offensivo (104 i gol messi a segno), ottenne con merito il terzo titolo consecutivo.

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La squadra del Torino campione d’Italia 1946-47

La difficile situazione della Triestina

In un momento storico di complessità sociale e geopolitica senza precedenti come il 1946, la Triestina non giocò in un contesto sereno. Con Trieste ancora contesa tra Italia e Iugoslavia, la Federazione decise di far disputare le partite casalinghe dei friuliani a Udine. Al termine del campionato, i biancorossi non riuscirono a salvarsi, guadagnando solo 18 punti e l’ultimo posto in classifica. La retrocessione non si concretizzò, con la Triestina che fu ripescata l’anno successivo in un’inedita Serie A a ventuno squadre. La decisione fu presa “in considerazione del valore morale e simbolico che la squadra di Trieste ha per tutti gli sportivi italiani“.

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