Vernice nera cola vicino alle targhe con i nomi delle vittime delle leggi razziali, ma la Raggi non si arrende: “ripuliamo subito”
Torrevecchia, Roma- Fino ad una settimana fa quelle strade erano intitolate a personaggi come Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari, oggi sulle targhe brillano i nomi di Nella Mortara e Mario Carrara. O meglio, dovrebbero brillare.
I nomi di questi personaggi possono sembrare ignoti, ma effettivamente hanno un’importanza storica notevole. Appartengono, nel primo caso, a firmatari del Manifesto della Razza, un documento pubblicato nel 1938 su “il Giornale d’Italia” che poneva le basi del cosiddetto ‘razzismo biologico’. Nel secondo caso, invece, si tratta di illustri scienziati, vittime delle discriminazioni razziali che proprio quel documento fomentava.
Ad oggi, queste targhe sono imbrattate da un gesto di ignobile vandalismo. Sono macchiate da vernice nera, lanciata- come per ora si suppone- all’interno di un palloncino, che ha anche imbrattato le videocamere di sorveglianza. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, si è dimostrata seccata e offesa da tale atto, ma non inerme. “Gesto vergognoso”, così l’ha definito, aggiungendo imperturbabile “ripuliamo subito”.
L’idea della Raggi
Le nuove targhe sono venute alla luce al termine di un progetto nato un anno fa con le scuole e i cittadini della zona in cui questi erano invitati a scegliere tre nomi su dieci– proposti dalla Commissione consultiva di Toponomastica di Roma- a cui intitolare le strade.
Era il 22 novembre scorso quando la sindaca Raggi ha dichiarato orgogliosa: “Con queste nuove intitolazioni ricordiamo persone che furono vittime delle discriminazioni razziali del regime fascista e pagarono in prima persona la scelta di opporsi.”
Riguardo al progetto, si è espressa evidenziando l’importanza di creare e incentivare momenti come questi, “di riflessione e di crescita collettiva, utile a comprendere le responsabilità degli orrori del passato che anche la nostra città ha subito”.
Il Manifesto della Razza
Quello che voleva essere un messaggio di pace e di superamento risulta oggi letteralmente macchiato da un’ombra che purtroppo, per quanto non ci si voglia pensare, esiste. Esiste perché altrimenti non esisterebbero ancora gesti del genere. Perchè non ci sarebbe la necessità di coprire, ripulire, cambiare nomi delle strade. Ma è una realtà con cui tocca ancora confrontarsi, in quanto cittadini e in quanto individui.
Il 14 luglio del 1938 si pubblicava il Manifesto della Razza sul Giornale d’Italia. A sottoscriverlo scienziati, fisici, intellettuali. Sottoscrivevano la base, in questo caso non solo ideologica, ma anche scientifica, della politica razzista nell’Italia fascista.
Al suo interno si trovano enunciazioni del tipo “Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi.”
O ancora, che esistono “grandi razze e piccole razze”, che esiste una “pura razza italiana” che deriva da un’innata nobiltà del sangue che si tramanda di generazione in generazione, e che “è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti”, in quanto è una questione biologica, non filosofica o religiosa.
Il razzismo in Italia, 80 anni dopo
Insomma, è questione di scienza. Le “razze” esistono, sono diverse per una serie di fattori e guai a confondere le une con le altre. Guai, soprattutto, a chi si oppone a questa ideologia. Come Nella Mortara, fisica italiana ed ebrea, radiata dall’Università e dalle associazioni di cui faceva parte, costretta a nascondersi in un istituto religioso in attesa della fine della guerra.
O come Mario Carrara, accademico e medico legale, tra i soli 12 docenti universitari che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. Le conseguenze per lui furono l’esclusione da tutte le cariche pubbliche e l’arresto per attività contro il regime fascista.
Sono questi i nomi che Torrevecchia ha deciso di ricordare e onorare, sono queste le persone che i cittadini ammirano e che rappresentano pezzi di storia e punti di riferimento. Non sarà un palloncino di vernice a macchiare questi personaggi nella memoria degli italiani. Lo afferma anche Nicola Zingaretti: “Non smetteremo di combattervi, mai”.