L’operazione “Aquila Nera” della squadra mobile di Roma ha portato all’arresto di nove persone, responsabili di traffico di cocaina e possesso di varie armi

I quartieri di San Basilio e Tor Bella Monaca come basi nella capitale. I chili di cocaina provenienti dall’Olanda. Macchine modificate per il trasporto clandestino di vari pacchetti di droga. Questo ha scoperto la polizia dopo due anni di indagini su un gruppo di spacciatori di Roma, ed ha arrestato nove persone, tra cui due italiani. Altre due persone sono ricercate ma al momento è sconosciuta la loro posizione. La polizia ha inoltre sequestrato 200 chili di cocaina, varie armi tra cui pistole e un fucile d’assalto e 14 autovetture modificate. A queste si aggiungono altri 7 veicoli confiscati a Lulzim Daiu, capo dell’organizzazione. Gli altri arrestati sono Agim Karameta, Elena Daniela Rosu, Alessandro Romagnoli, Bujar Gipsi, Artan Monari, Deborah Belli.

Il vice presidente della Regione Lazio Daniele Leodori ha pubblicato una nota di congratulazioni:

“Plauso alla Squadra mobile di Roma e alla Direzione Distrettuale Antimafia della città per aver stroncato, in una grande operazione, un importante traffico internazionale di droga sulla Capitale”

Il sistema tristatale

La banda oggi arrestata aveva come leader Lulzim Daiu, che coordinava le importazioni, lo spaccio e i rapporti con le altre parti del sistema. La droga proveniva dall’Olanda, e la banda sfruttava particolari autovetture modificate. Queste ultime venivano affidate ad un’officina madrilena, che creava appositi vani di dimensioni variabili per il trasporto della merce. Il prezzo per le modifiche poteva arrivare a costare anche 20 euro, e spesso l’organizzazione usava come moneta la droga stessa.
La cocaina, impacchettata sottovuoto, veniva poi cosparsa di caffè o pepe e infine ricoperta da nastro isolante in modo da non essere fiutata dai cani antidroga. Il prezzo finale oscillava tra i 28 e i 35 mila euro al chilo. Senza dubbio un bel colpo per lo spaccio romano, da diversi giorni tornato sotto i riflettori dopo l’uccisione del Carabiniere Mario Cerciello.