Erano da poco passate le 19,40 quando un bus adibito al trasporto di turisti, con molti passeggeri a bordo, precipita da una rampa del cavalcavia Rizzardi a Mestre, per cause ancora non chiare, e prende immediatamente fuoco. Il guardrail non ha retto e il mezzo cade sulla strada sottostante da circa 10 metri di altezza. Il bilancio finale è di 21 morti e 18 feriti, di cui cinque sono gravi. Lo ha reso noto il prefetto di Venezia Michele di Bari. La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo sull’accaduto. Fra le vittime anche l’autista, un 40enne di nazionalità italiana che viveva a Tezze di Piave.

La circolazione dei treni viene immediatamente bloccata e gli ospedali vicini vengono allertati per accogliere le persone estratte dalle lamiere, 5 in condizioni gravi. Tra le prime ipotesi un malore del conducente o un principio di incendio del mezzo antecedente all’incidente. Nelle prossime ore verranno analizzate le immagini delle videocamere e saranno ascoltati i feriti. 

 Tra le prime ipotesi dell’incidente forse un malore dell’autista, un 40enne italiano anche lui tra le vittime. Non ci sarebbe traccia di alcuna frenata. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: “Un’immane tragedia, disposto il lutto cittadino”. La procura di Venezia ha aperto un’inchiesta

“Il bilancio è di 21 morti e 18 feriti, di cui 5 gravi. Tra di loro ci sono ucraini, un francese, un croato e un tedesco”. Lo dice il prefetto di Venezia Michele Di Bari. La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo d’inchiesta sul terribile incidente del pullman a Mestre, costato la vita a 21 persone. Nelle prossime ore verrano analizzate le immagini delle telecamere di sicurezza puntate sul cavalcavia, per capire meglio la dinamica dello schianto. Sul logo del disastro è giunto in serata anche il procuratore capo, Bruno Cherchi. Nella tarda serata di martedì un obitorio di fortuna, tirando alcuni teli fra i piloni, è stato creato sul teatro della strage. Sul posto le ambulanze attendono di raccogliere le ultime vittime dell’incidente per portarle all’obitorio. La zona è tuttora recintata e chiusa.