Uno dei film più amati degli anni ’90, Trainspotting celebra oggi 26 anni dalla sua uscita. Film dissacrante e punk, attuale allora come adesso, ritrae una generazione senza ideali, ma parla anche di amicizie e delle decisioni davanti alle quali ci mette la vita.

Da film indipendente a cult in poco tempo

Danny Boyle (The millionaire, 2008), allora regista emergente, diresse la pellicola. Il soggetto del film proviene dall’omonimo romanzo del 1993 di Irvine Welsh, cult della cultura underground del periodo.
Film indipendente britannico, si distinse immediatamente per il suo stile dissacrante e dirompente. Affermatosi quasi di soppiatto e finisce con essere programmato per mesi nei multisala.
Il film si dice fosse stato girato e montato in appena 8 settimane, in pieno stile con il ritmo frenetico della pellicola stessa. Con la sua storia di droga ed amicizia in Scozia, racconta di una generazione allo sbando, senza ideali.

Conosciuto per le sue scene molto forti e violente, e inizialmente persino accusato di essere un film propaganda delle droghe pesanti, nonostante le critiche, divenne un fenomeno cult in poco tempo.
Ewan McGregor ottenne il riconoscimento internazionale proprio con il ruolo di Mark Renton, uno dei protagonisti della pellicola.
Ma le droghe fanno da sfondo a questo film che è invece il testamento di amicizie finite, di persone che prendono strade diverse con la fine dell’adolescenza e quindi si allontanano. Una sincera fotografia, insomma, che ritrae la fine degli anni ’90, ed un film che si rivela attuale anche adesso.
Nel 2017, il regista Danny Boyle si dedicò anche al seguito del film, T2 Trainspotting, con il quale ritornano anche i quattro protagonisti principali.

Beatrice D’Uffizi

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