Il 16 Novembre 2020, all’interno del seminario “Etica e politica nella prospettiva di genere” la storica e accademica Gianna Pomata e l’ attivista e scrittrice Porpora Marcasciano vengono invitate a tenere due interventi sull’identità di genere. Marcasciano ha denunciato sui social le affermazioni transfobiche espressa da Pomata nel suo intervento.
Facciamo un passo indietro: chi sono Porpora Marcasciano e Gianna Pomata?
Porpora Marcasciano è una delle figure più importanti del transfemminismo italiano. È la presidentessa onoraria del MIT-Movimento Identità Trans di Bologna, dopo esserne stata alla guida dal 2010 al 2017. Ha coniugato l’attivismo politico con la produzione culturale con numerose pubblicazioni, la più recente delle quali è L’aurora delle Trans cattive – Storie, sguardi e vissuti della mia generazione (Alegre, 2018).
Gianna Pomata attualmente insegna storia della medicina presso la Medicine School della John Hopkins University, Baltimora. Nella sua carriera accademica ha anche insegnato storia delle donne presso il Dipartimento di Scienze Storiche dell’Università di Bologna. Si occupa di storia sociale e culturale, di storia delle donne, della medicina in età moderna.
I contenuti dell’intervento di Pomata
Sui social e in un’intervista rilasciata a DinamoPress, Marcasciano ha spiegato gli elementi problematici delle considerazioni di Pomata. Ecco la sua versione dei fatti:
«Da diversi anni tengo questa serie di lezioni universitarie all’interno della facoltà di giurisprudenza: quest’anno si trattavano di due ore in cogestione con un’altra relatrice.
All’ultimo momento però c’è stato un cambiamento di programma relativo alla persona che doveva parlare prima di me. Dunque è intervenuta questa professoressa, proveniente dalla J. Hopkins University di Baltimora, che inizialmente ha parlato, anche correttamente, di identità di genere e #transessualismo.
A un certo punto però ha iniziato a portare avanti una tesi davvero assurda contro il transessualismo. Dicendo che un uomo nasce uomo e tale rimane anche se fa l’intervento. Nonostante lei provasse a sostenere la propria tesi anche scientificamente, a mio avviso le sue posizioni sapevano proprio di nazismo. Ed è inquietante che trovino spazio all’interno dell’accademia.
Inoltre ha iniziato a sostenere che tali idee e coloro che le portano avanti subiscano gli attacchi di una fantomatica lobby trans. Tutto questo è assurdo. Io ho reagito rifiutandomi di proseguire con la mia lezione: non ce n’erano più le condizioni e, dopo aver espresso il mio sdegno, ho lasciato l’aula».
Contro Marcasciano si è schierata ArciLesbica nazionale, nota per le sue posizioni trans escludenti. Al suo fianco si sono schierate le realtà di movimento transfemminista e di sinistra radicale. Una sola voce celebre ha espresso solidarietà nei confronti di Marcasciano, la più autorevole nel panorama del femminismo italiano, quella di Lea Melandri tramite i propri canali social.
A ridosso della Giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne è bene non sottovalutare la violenza contro le donne transgender, sia fisica che verbale con contenuti trans-escludenti basati su presunti presupposti biologici.