Trattativa Stato-mafia, assolti in appello Dell’Utri e Mori

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Di Redazione Metropolitan

Tutti assolti. La sentenza di appello del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia demolisce il primo grado e smonta per intero la tesi accusatoria dei pm di Palermo che chiedevano di confermare le condanne di primo grado.

Nel pomeriggio è arrivata la sentenza dei giudici di Palermo nel processo sulla “trattativa stato-mafia”,il dialogo segreto che uomini dello Stato avrebbero intrattenuto con i vertici di Cosa nostra durante la stagione delle stragi, fra il 1992 e il 1993 La Corte di Assise di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri (“per non avere commesso il fatto”),  gli ex generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni (“perchè il fatto non costituisce reato”), in primo grado erano stati condannati a 12 anni. 

Pena ridotta a 27 anni per boss Leoluca Bagarella mentre  al medico Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni. Il processo di appello e’ iniziato il 29 aprile del 2019. L’accusa, rappresentata dai sostituti pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici, alla fine della requisitoria del 7 giugno ha chiesto il rigetto dei ricorsi e la conferma della condanne di primo grado.

Per Bagarella i giudici hanno riqualificato il reato in tentata minaccia a Corpo politico dello Stato, dichiarando le accuse parzialmente prescritte. Ciò ha comportato una lieve riduzione della pena passata da 28 a 27 anni. Confermati i 12 anni a Cinà. Gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati assolti con la formula perché il “fatto non costituisce reato”, mentre Dell’Utri “per non aver commesso il fatto”. Confermata la prescrizione delle accuse al pentito Giovanni Brusca.

L’appello, nel corso del quale è stata riaperta l’istruttoria dibattimentale, è cominciato il 29 aprile del 2019. Nel corso del processo è uscito di scena, per la prescrizione dei reati, un altro imputato, Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che rispondeva di calunnia aggravata all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e concorso in associazione mafiosa. A rappresentare l’accusa in aula sono stati i sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera che hanno chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Al termine del primo dibattimento, la Corte d’Assise aveva inflitto 28 anni a Bagarella, 12 a Dell’Utri, Mori, Subranni e Cinà e 8 a De Donno e Ciancimino. Vennero poi dichiarate prescritte le accuse rivolte al pentito Giovanni Brusca. Sotto processo, ma per il reato di falsa testimonianza, era finito anche l’ex ministro dell’interno Nicola Mancino che venne assolto. La Procura non presentò appello e quindi l’assoluzione diventò definitiva. Per la cosiddetta trattativa è stato, infine, processato separatamente e assolto, in abbreviato, l’ex ministro Dc Calogero Mannino.