Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiesto alla Corte Suprema la possibilità di licenziare i transgender.
Dura la reazione di tutte le organizzazioni a favore dei diritti civili e di genere.
L’amministrazione Trump, riferendosi al Civil Rights Act, sostiene che la legge federale varata nel 1964, vieta la discriminazione sul posto di lavoro in base al “sesso biologico” e non quello acquisito.
Non è la prima volta che il magnate americano dichiara parole molto forti contro la comunità gay, appellandosi all’ala conservatrice delle istituzioni.
Il caso di Aimee Stephens
“Licenziamento discriminatorio” questa la sentenza emessa lo scorso 8 ottobre, dalla Corte d’Appello.
Il Giudice Karen Nelson, si è così espresso a favore di Aimee Stephens licenziata appunto perché trangender.
I fatti risalgono nel 2017, quando il signor Stephens, dipendente presso una società di pompe funebri, comunica al datore di lavoro la volontà di cambiare il proprio sesso.
La risposta dell’azienda non tarda a venire : licenziato.
Vietato arruolarsi
Con l’ascesa di Trump al potere, è stato completamento ribaltato quanto fatto dalla precedente amministrazione Obama.
Nel 2016, l’allora Segretario alla Difesa Ash Carter, abolì la regola che vietava l’accesso dei transgender nelle forze armate.
“L’esercito militare americano, deve reclutare le migliori persone senza barriere e tenere con noi quanti possono compiere al meglio la propria missione”.
Questo quanto sostenuto dal partito democratico ai tempi delle presidenziali di Barack Obama.
Per l’ex Presidente non era importante l’orientamento sessuale bensì il servire con onestà e amore il popolo americano.
Completamente diverso il punto di vista di Trump che definisce i transgender “un peso dal punto di vista medico e sociale”.
Ora la parola spetta alla Corte Suprema, che si teme possa essere a favore dello stesso Trump.