Trump vieta le parole transessuale e feto dai documenti ufficiali.

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Di Redazione Metropolitan

Un’ordine impartito da Washington vieta l’utilizzo di sette parole nei documenti ufficiali delle amministrazioni USA. 

Vulnerabile, diritto, diversità, transessuale, feto, basato sulle evidenze e basato sulla scienza, queste le parole incriminate. Siamo all’ennesima stretta alla bioetica e ai diritti civili di Donald Trump. A farne le spese, stavolta, il lessico dei documenti ufficiali della Sanità. Il Washington Post ha rivelato che la Casa Bianca è intervenuta sulla stesura del bilancio del Center for Disease Control and Prevention (CDC), vietando l’utilizzo di questi termini. Nello specifico ha anche suggerito di usare la frase basato sulla scienza in considerazione degli standard e dei desideri della comunità”.

La lista è venuta fuori durante una riunione tenutasi nella sede principale dell’organismo, ad Atlanta. La funzionaria Allison Kell, imbarazzata, si è vista costretta a esporre ai componenti le nuove direttive lessicali.

Le reazioni

Inutile dire che questa messa al bando ha riacceso il dibattito sulle politiche di Trump e in breve tempo l’hashtag #CDC7words è diventato trend topic. «Fin dal primo giorno questo amministrazione ha disprezzato la salute delle donne, le persone LGBT e la scienza» ha twittato Planned Parenthood, organizzazione che tutela il diritto alla genitorialità. Altre critiche sono arrivati da democratici, attivisti e personaggi del mondo dello spettacolo.

Le principali accuse al Presidente sono di mettere a rischio la sanità pubblica, derubricare la scienza in base all’opportunismo politico e di ostacolare questioni bioetiche e diritti civili.

Che Donald Trump consideri la scienza un’opinione non è una novità, basti pensare alle sue idee riguardo il cambiamento climatico. Allo stesso modo sono conosciute le sue posizioni ultraconservatrici in materia di aborto o diritti di omosessuali e transessuali. Poco tempo dopo il suo insediamento aveva fatto rimuovere dal sito della Casa Bianca le pagine che riguardavano la popolazione LGBT.

Marco Toti