Caso Weinstein: dopo l’elenco delle vittime, arriva la lista delle spie assoldate dal potente produttore di Hollywood. Dalla Kroll agli ex del Mossad, ecco la rete di spie e di intelligence privata, di cui si era dotato Weinstein. Per raccogliere informazioni intime e possibili scheletri nell’armadio utili a tappare la bocca a chi poteva incastrarlo.

Harvey Weinstein e Rose McGowan credits: agi.it

Il caso Weinstein assomiglia sempre più ad un film Hollywoodiano. C’è il protagonista, un produttore di Hollywood e molestatore seriale. Ci sono le vittime: belle e bellissimi attrici, molestate per avere una parte o per il sogno di ottenere la fama attraverso grandi produzioni.

Mancava la spy story, ma bisogna ammettere che Harvey Weinstein sembra aver pensato davvero a tutto. E così una nuova rivelazione scritta nero su bianco dal New Yorker svela quella che davvero è una realtà che supera ogni più fervida fantasia.

Dalla metà del 2016, l’ex re Mida del cinema americano ha assoldato un esercito di spie per “tracciare psicologicamente” le donne che erano pronte ad accusarlo. Ovvero per trovare punti deboli o scheletri nell’armadio per screditarle. O, in ogni caso, per costringerle a non parlare, impedendo a testate come il New York Times e il New Yorker di pubblicare le accuse.

Ma chi sono e da dove vengono queste spie? Si tratta dell meglio dell’intelligence internazionale. In particolare compagnie come la Kroll e Black Cube, quest’ultima gestita per la maggior parte da ex agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani.

Kroll, Psops e Black Cube: le agenzie al soldo di Weinstein

Una delle tre agenzie contattate e assoldate da Harvey Weinstein è la Black Cube, che conta tra i suoi diversi agenti del Mossad. Fondata nel 2010 dagli ex funzionari dell’intelligence israeliana, Dan Zorella e Avi Yanus, opera a Londra, Parigi e Tel Aviv. La compagnia, contattata dal New Yorker, si definisce “un gruppo selezionato di veterani dell’élite dell’intelligence israeliana”. E si è trincerata dietro alla privacy e ad un secco no comment. Senza confermare o smentire il lavoro fatto per Weinstein.

Harvey Weinstein e la modella Ambra Battilana credits: http://static.nanopress.it

Poi c’è la Kroll, i cui rapporti con Weinstein durano da anni. Già dai tempi dell’incontro tra il produttore e l’italiana Ambra Battilana Gutierrez, nel 2015. Battilana fu la prima a denunciare Weinstein alla polizia. Con tanto di registrazione e quindi di prove delle molestie del produttore. A quel punto, ricostruisce il New York Times, Weinstein mise in piedi una rete di legali, pubblicitari e spie della Kroll per distruggere la credibilità della ragazza. E ci riuscirono. Nonostante le prove audio, il caso fu ritenuto un tentativo di ricatto da parte della modella. E il procuratore distrettuale di New York decise di non procedere. Poi Weinstein pagò una grossa cifra e, comprò, è il caso di dirlo, silenzio e prove di Ambra Battilana. 

Screditare le vittime. Questo sarebbe stato il lavoro commissionato alle due potentissime agenzie, la Black Cube e la Kroll. E anche alla terza: la Psops, agenzia con base a Los Angeles, anch’essa assoldata per la costruzione di profili ed elementi sulle vittime insieme a una rete di investigatori privati ha lavorato. Vi basta per il soggetto di un film? In realtà c’è anche di più. Dell’esercito di Weinstein facevano parte anche diversi giornalisti arruolati per scoprire informazioni utili per ricattare le donne che volevano denunciare il produttore.

In attesa di sapere quanto effettivamente pagherà Harvey Weinstein per tutte queste molestie, c’è da augurarsi davvero che il terremoto di queste settimane serva per invertire la rotta di un mondo dello spettacolo che sembra quasi un thriller.

Federica Macchia