Quanto vale una vita umana in confronto a tutte le opere d’arte del mondo? Quesito inesistente per l’imprenditore miliardario Jean Paul Getty, talmente attaccato alle sue ricchezze e alla sua collezione di reperti da considerare le persone solo come “beni” da possedere. Un atteggiamento grottesco eppure reale che fu parte fondamentale del cosiddetto “Sequestro Getty” che vide il nipote di J. Paul rapito dalla ‘ndrangheta nel ’73. “Tutti i soldi del mondo” di Ridley Scott parla proprio di questo.
Denaro da buttare
Ecco uno dei film più controversi dell’annata cinematografica 2017. Non tanto per il soggetto trattato ma piuttosto per il grande cambiamento avvenuto a pochi mesi dalla sua distribuzione: la sostituzione di Kevin Spacey. Al di là del discutibile atto di “censura”, Ridley Scott e soci hanno deciso di rimediare (per usare un eufemismo garbato) rigirando le scene che riguardavano l’anziano Getty ma stavolta con Christopher Plummer al posto di Spacey. Il risultato ha reso sicuramente la prima parte di film un po’ sbilanciata (potrei sbagliarmi ma dubito che abbiano davvero rigirato le scene ambientate in Arabia Saudita con Plummer) ma probabilmente ci ha risparmiato uno dei vezzi più discutibili di alcune produzioni di Scott, ovvero prendere un attore noto e invecchiarlo con un make up mostruoso. Ma passiamo al film.
Cos’ha spinto Scott ad interessarsi a un caso di cronaca alquanto noto ma che non sembrava più eclatante di altri avvenuti all’epoca? La risposta si può trovare probabilmente nel personaggio chiave di tutta la vicenda: J. Paul Getty. Questa carismatica ma anche lugubre figura ha una grande storia dietro di sé ma verrà ricordata per sempre solo per il suo atteggiamento apparentemente disumano verso la vita del nipote, rifiutando di pagare il riscatto per avarizia ma anche per una questione di principio. Il regista e David Scarpa, autore della sceneggiatura, sono inflessibili al riguardo e non offrono facili scappatoie all’anziano Getty ma, in fondo, il cinema di Ridley Scott non è mai andato molto per il sottile.
“Tutti i Soldi del Mondo” sembra, infatti, un film d’altri tempi. Non sempre in senso buono, data l’enfasi con cui viene raccontata la vicenda e la “spettacolarizzazione” forse un po’ estrema di certe situazioni, per quanto suggestive (l’inseguimento notturno nella cittadina di Lauria). Gli stessi personaggi non cercano una grande introspezione psicologica ma risultano efficaci e mai troppo stereotipati (soprattutto il cast non americano che comprende il francese Romain Duris nel ruolo dell’ambiguo “Cinquanta”) soprattutto grazie agli attori, diretti con mano sicura da Scott e in cui spiccano Michelle Williams e il sinistro Plummer, perfettamente a suo agio nei panni di un personaggio difficile da inquadrare fino alla fine.
Sembriamo come voi ma non siamo come voi
“Tutti i Soldi del Mondo” non raggiunge i livelli di certi suoe opere passate ma è comunque un film di Ridley Scott fatto e finito. Visivamente è splendido come tutti i titoli del regista (merito anche della fotografia di Dariusz Wolski) e il ritmo, salvo qualche lentezza necessaria nella prima parte, funziona molto bene. Vedere poi uno Scott così spietato e cinico come non si vedeva da un po’ di tempo non è mai spiacevole.
Sarebbe facile etichettare questo “Tutti i Soldi del Mondo” come “senza infame e senza lode”. Diciamo piuttosto che è un film vittima di una gestione non facile e che magari non partiva già da presupposti davvero indimenticabili ma che, grazie al mestiere di Scott, diventa un film intrigante e piacevole da vedere.
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