Ucraina, arte e guerra

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

La storia si ripete, ma a quanto pare non insegna. L’arte però sì, ed è per questo che va salvaguardata in ogni suo aspetto. In questi giorni è inevitabile non rimandare il proprio pensiero a quel nefasto periodo tra 1939 e 1945 in cui furono tante, tantissime le opere andate perdute a causa dei bombardamenti.

Le opere a rischio

Parte delle opere è stata immediatamente portata in sicuro all’interno dei bunker: il Cristo di Leopoli, grande scultura della cattedrale armena della stessa città e simbolo della misericordia divina, ne è un esempio. Tuttavia molte altre sculture hanno dovuto attendere la catalogazione di valore, nascoste sotto dei teli o costruzioni in legno per proteggerle dalla distruzione della guerra. Se ormai gran parte di esse è al sicuro, non tutto il patrimonio artistico-culturale dell’Ucraina potrebbe uscire indenne dai bombardamenti. Grandi preoccupazioni vanno per la Cattedrale di Santa Sofia di Kiev, mentre a Kharkiv, già teatro di brutali battaglie nelle strade cittadine, il Museo d’Arte, una delle maggiori costruzioni della seconda città più popolosa del paese, ha riportato dei danni strutturali.

La Pace di Canova, simbolo di Kiev

Tra le opere più note presenti in Ucraina, ve n’è una in particolare tanto vicina a noi, quanto concettualmente lontana da ogni forma di conflitto.

È La Pace di Canova, opera riscoperta solo quindici anni fa a Kiev, e donata intorno al 1811-1815 dallo stesso Canova al conte russo Nikolaj Petrovich Rumjancev. Un’opera nata con lo scopo di celebrare i trattati di pace che misero fine ai conflitti che la Russia aveva con Svezia e Turchia, in cui lo stesso Rumjancev giocò un ruolo fondamentale. È un’opera con un forte simbolismo, per la quale Canova si è ispirato alla dea Vittoria-Nemesi, che incarna la giustizia, mentre calpesta un serpente, volto a simboleggiare la guerra. Un’opera che oggi assume tutto un altro valore, portata in salvo da un conflitto, elemento contro la quale è stata eretta, e che rischia ora di mandarla in frantumi.

Il simbolismo artistico

L’arte ha sempre, storicamente, giocato un ruolo fondamentale nella cultura umana. Talvolta è semplice bellezza, spesso cela messaggi e valori nati dall’estro degli artisti stessi, e permette di vedere ciò che gli occhi da soli non riescono. È profondità, talvolta leggerezza, altre volte ancora diviene un simbolo, concettuale, sociale o politico che sia. È stata portatrice di propaganda, così come spesso e volentieri è portatrice di sentimenti di pace, paura, gioia, dolore. E di dolore, nella storia umana, dall’antichità ad oggi, ce n’è stato tanto.

Un esempio recente del simbolismo che un’opera può assumere, anche secoli dopo la sua produzione, è stato rappresentato dalla copertura, in Piazza della Signoria, del (finto) David di Michelangelo con un drappo nero, in nome dei crimini umani portati proprio dalla guerra. Il David è da sempre simbolo della forza umana, forza che però è inevitabilmente legata all’intelletto (a dimostrazione le mani e la testa che appaiono sproporzionate rispetto al resto della scultura). Il drappo nero simboleggia il lutto probabilmente della stessa forza che la statua dovrebbe simboleggiare, perlomeno su un piano concettuale.