La Germania ha deciso la sospensione dell’autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2 con la Russia dopo che il presidente russo Vladimir Putin, nella crisi con l’Ucraina, ha riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche separatiste autoproclamate di Luhansk e Donetsk. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz spiegando che ”oggi è la situazione è completamente diversa” e ”per questo dobbiamo rivalutare questa situazione, alla luce degli ultimi sviluppi”

Il gasdotto di 1.234 km, il più lungo gasdotto offshore nel mondo, sarebbe in grado di garantire il passaggio di 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. Il gasdotto, tuttavia, è rimasto sinora bloccato in attesa del via libera dalla Germania e dall’Unione Europea.

Prima dell’annuncio di Scholz, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva chiesto l’interruzione ”immediata” del progetto. Parlando nel corso di una conferenza stampa con il presidente dell’Estonia, Zelensky aveva invitato gli alleati occidentali ad adottare una posizione dura e ”sanzioni immediate” nei confronti della Russia e a non aspettare l’escalation della crisi. Tra le sanzioni, aveva chiesto ”l’arresto immediato del Nord Stream 2

Il confronto tra i paesi membri è tra chi è preoccupato dall’ambizione di Mosca in Europa orientale e insiste per scelte drastiche, e chi invece vuole privilegiare la diplomazia e tenere aperto il dialogo con il Cremlino, nonostante tutto. Secondo le prime informazioni raccolte qui a Bruxelles i Ventisette si sono accordati a livello diplomatico per un benestare di principio alle seguenti misure: un bando sull’import-export di entità separatiste; e una lista di nomi ed entità da colpire (quattro le categorie: politici, militari, operatori economici, attori nella disinformazione).

Inoltre, l’Unione avrebbe deciso di non riconoscere i passaporti russi rilasciati a cittadini delle due province separatiste. Un avvallo politico dovrebbe giungere nel pomeriggio.

Il metodo è quello applicato dall’Unione europea nel 2014 quando la Russia decise l’annessione della Crimea. Le sanzioni furono allora graduali. I Ventisette elaborarono due liste: di aziende che non potevano fare affari con l’Unione europea, e di persone che non potevano entrare sul territorio comunitario.