Secondo quanto riporta il Kyiv Indipendentistica, l’esercito russo ha lanciato 18 missili contro Komyshuvakha, nella regione di Zaporizhzhia, nell’Ucraina sud-orientale.

Il governatore dell’Oblast di Zaporizhzhia Oleksandr Starukh ha fatto sapere tramite canale Telegram che i missili sono stati lanciati contro aree residenziali della città. Riguardo i feriti la comunicazione arriva direttamente dal sindaco Komyshuvakha Yuri Karapetyan, il quale ha annuncia un morto, tre feriti e circa 60 case danneggiate.

Gli attacchi delle ultime ore

L’esercito ucraino, prima dell’ultimo colpo missilistico, aveva fatto saltare con diversi esplosivi due ponti sul fiume Siversky Donets al fine di frenare l’avanzata delle forze russe nel Lugansk. A riferirlo è lo stesso Ministro della Difesa, il quale ha anche pubblicato alcune immagini satellitari che ritraggono la distruzione dei ponti.

Con il nuovo attacco però i carri armati russi stingono l’assedi sull’acciaieria Azovstal di Mariupol. Inoltre, riferisce su Telegram il capo dell’amministrazione militare di Kryvyi Rih, Oleksandr Vilkul, le truppe russe hanno bombardato per tutta la notte il distretto di Kryvyi Rih, nella regione a sudest dell’Ucraina di Dnipropetrovsk, usando anche munizioni vietate al fosforo e a grappolo.

Il caso della città di Kherson

Intanto il Presidente Putin è già pronto a prendersi Kherson, città che le forze russe controllano dai primi giorni dell’invasione del Paese. La città sembra ormai essere sulla via dell’annessione alla Russia. Lo scorso mercoledì il vicegovernatore della regione imposto dalla Russia, Kirill Stremousov, ha comunicato che “Kherson fa pare della Russia” e che la sua annessione verrà richiesta ufficialmente al Presidente Putin. Nonostante i comunicati da parte del governo russo, non c’è il pericolo di un’annessione imminente. Non è chiaro infatti l’intento dell’annuncio: è stato un modo per fare pressioni sull’Ucraina o riflette le reali intenzioni del governo locale?

Alcuni osservatori ritengono che la Russia voglia in realtà annettere l’intera regione a cui Kherson appartiene, regione che si affaccia parzialmente sul Mar Nero e sul Mar d’Azov e collegata via terra alla Crimea. L’annuncio di Stremousov sembrerebbe in questo senso coerente, anche considerando la serie di decisioni prese dalla Russia a Kherson nelle ultime settimane.

A Kherson è già dal primo maggio iniziata un’opera di “russificazione” della città. Era stata intrapresa una transizione dalla moneta ucraina versoio rublo. Le forze russe avevano poi interrotto i collegamenti con la rete telefonica ed Internet ucraina, sostituite con quelle russe. La città è invasa non solo dalle pattuglie dell’esercito russo ma da numerose Z, simbolo ufficioso delle forze russe. Ormai anche le manifestazioni di protesta contro l’occupazione, piuttosto frequenti nelle prime settimane, si sono interrotte. Il popolo infatti, attraverso i pagamenti delle pensioni in rubli e vari incoraggiamenti ad ascoltare radio e televisioni russe piuttosto che ucraine, si è come arreso al controllo russo. Andrei Turchak, segretario del partito di Putin, ha confermato che “i russi sono arrivati qui per rimanerci” e che “non ci sarà alcun ritorno al passato”.

Ginevra Mattei

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