Il trasferimento delle truppe di rinforzo statunitensi in Polonia, inviate per rassicurare gli alleati preoccupati per le tensioni russo-ucraine, “è iniziato”: ha detto un portavoce dell’esercito polacco.

“I primi soldati sono arrivati ;;all’aeroporto di Jesionka” (sud-est), ha detto il maggiore Przemyslaw Lipczynski, aggiungendo che il grosso di un contingente americano di 1.700 soldati dovrebbe arrivare “presto”.

Le trattative in corso con la Russia non sembrano trovare una soluzione. Mosca risulta essere insoddisfatta delle garanzie della Nato relative alla presenza di truppe ai confini orientali dell’Alleanza. L’Ucraina è seriamente preoccupata di una possibile invasione russa. Vladimir Putin continua ad ammassare sempre più soldati ai confini dello stato retto dal presidente Volodymyr Zelensky.

Di risposta, gli Usa hanno inviato altri 3mila militari nei paesi Nato dell’Europa orientale. I militari sono pronti a rispondere a una eventuale minaccia da parte delle truppe del Cremlino. I rischi di una guerra non sono così astratti, vista la situazione. La Russia ha però un coltello dalla parte del manico nei confronti dell’Europa: la distribuzione delle forniture di gas che nel Vecchio continente rappresentano il 40% dei consumi totali.

La crisi Ucraina assume di giorno in giorno contorni sempre più preoccupanti, sotto molteplici punti di vista. Il rischio del conflitto militare, dello scontro bellico sul campo, resta lo scenario inevitabilmente più drammatico ma non l’unico dalle determinanti ripercussioni economico-politiche. L’Europa guarda da spettatrice interessata alla Russia e lo fa essenzialmente per il gas. La questione dell’ipotetica guerra in Ucraina va letta, per un verso, come lotta di dominio sull’asse Washington-Mosca, sull’altro, quello che interessa il vecchio continente, in gioco c’è innanzitutto la sicurezza energetica.

La sinergia tra UE e Russia sulla fornitura di gas è diventata sempre più stretta nell’ultimo anno e se la situazione al confine ucraino dovesse peggiorare ancora, non è da escludere una ritorsione di Putin. Chi sta contro di noi resta senza gas. Sintetico ma terribilmente efficace.

Nel 2014 la Russia invase la Crimea, territorio ucraino, che però in origine apparteneva politicamente alla Russia e rappresentava per la grande nazione, retta un tempo dallo zar, l’unico sbocco sul Mar Nero.

Nel 1954, Nikita Krusciov restituì la Crimea all’Ucraina. Solo che Vladimir Putin (e i suoi sodali) considerano il gesto di Krusciov un prestito e non una concessione permanente. Da qui nascono le tensioni che tutt’ora si fanno sentire in maniera prepotente e che stanno preoccupando la scena politica internazionale.