Dal 1988 ad oggi nella franchigia della capitale della Florida sono passati una miriade di talenti. Wade, Lebron, Shaq, Bosh, Hardaway e Mourning sono i giocatori che hanno fatto la storia degli Heat, e dell’NBA in generale, negli ultimi trent’anni. Miami, però, è famosa per la sua “Culture“: chi incalza al meglio lo spirito Heatles, anche a detta di coach Spo, è Udonis Haslem che oggi compie 40 anni ma che ha dichiarato di voler proseguire la sua carriera in maglia rossonera.
College e Europa
Udonis dopo essere nato e cresciuto a Miami ottiene una borsa di studio dalla University of Florida dove condivide il parquet con il futuro compagno Mike Miller. Per la prima volta nella storia del College, Florida vine invitata per 4 volte consecutive al torneo NCAA, perdendo la finale con gli Spartas nel 2000. Dopo 4 anni ai Gators a 13,7 punti e 6,4 rimbalzi giocando da centro, viene snobbato al draft e vola in Europa. L’Elan Chalòn gli offre un contratto annuale e soprattutto lo rimette in condizione fisica: al suo arrivo in Francia Udonis pesa più di 140 chili, in meno di un anno ne perde 23. Al Chalon-Sur-Saône lascia un segno indelebile con 16,1 punti, 9,4 “Rodman” a partita e 19,3 di valutazione. L’impegno in campo e il cambiamento fisico catturano l’attenzione di un certo Pat Riley che decide di puntare sul nativo di Miami che raggiunge la quinta scelta assoluta Dwyane Tyrone Wade.
L’inizio e il primo anello
Fin dal primo anni Haslem riesce a ritagliarsi uno spazio importante nella rotazione degli Heat giocando 24 partite da titolare su 75 a 24 minuti di media e ritagliandosi un posto nel secondo quintetto Rookie. Già dal suo anno da sophmore diventa un giocatore chiave e Miami raggiunge le finali di Conference nel 2005 dove si arrende ai campioni in carica, i Detroit Pistons. L’anno successivo arriva il momento della rivincita e Miami si impone in 6 gare raggiungendo per la prima volta le Finals. La sfida con Dallas è storica dato che Miami sotto 2-0 sembrava aver gettato la spugna a metà quarto quarto di gara 3. Wade per gli almanacchi è l’indiscusso eroe della serie ma il contributo di Haslem non finisce sul tabellino: la difesa su Nowitzki è da manuale ma la gara 6 da 17+10 è semplicemente memorabile.
Il ruolo nei Big Three
Nell’estate del 2010 sotto il sole della Florida si forma una delle squadre più forti di tutti i tempi destinata a egemonizzare la lega per diversi anni. I già citati Lebron, Wade e Bosh sono al centro del progetto ma Udonis è fondamentale, tanto in campo quanto in spogliatoio. L’anno del primo anello gioca la metà delle partite dei playoff partendo nello starting five, l’anno successivo addirittura 19 su 22. E nonostante le statistiche siano ben lontane da cifre da urlo il suo contributo è imprescindibile per il conseguimento dei due anelli.
Un vero capitano
Negli ultimi anni il suo impiego è mano a mano diminuito ma non per questo il suo ruolo è meno importante. Il capitano degli Heat è il giocatore chiave nello spogliatoio dell’American Airlines Arena. Miami sta puntando parecchio sui giovani e il fatto che Haslem non si ritiri è per far capire ai nuovi cosa significhi far parte di quella franchigia. Nella storia della franchigia è quello con il maggior numero di rimbalzi catturati ed è stato il primo undrafted a diventare leader in una statistica di franchigia. Di recente Erick Spoeltra alla domanda su chi fosse il suo giocatore preferito degli Heat non ha esitato a parlare di Udonis Haslem definendolo “Mr Miami“.
Lorenzo Mundi
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