I Ventisette paesi dell’Unione Europea hanno deciso di applicare il nuovo regime sanzionatorio riservato ai paesi che violano i diritti umani. Ritrovatosi a Bruxelles, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso di sanzionare 11 persone e quattro entità in sei paesi: Cina, da cui sono giunte le prime ritorsioni contro alcuni parlamentari europei; Myanmar (l’ex Birmania), Libia, accusata di uccisioni e rapimenti; la Russia, per via di torture contro attivisti Lgtb e opponenti politici in Cecenia; il Sud Sudan e l’Eritrea sulla scia di esecuzioni arbitrarie.
Violazione dei diritti umani per Russia e Cina
Le sanzioni, che sono state “copiate” da Washington, Londra ed Ottawa, si traducono nel congelamento di qualsiasi attività finanziaria in Europa e in un divieto di viaggio verso l’Unione europea. Il primo paese a reagire è stato la Cina, sanzionando dieci esponenti comunitari, tra cui parlamentari europei, il verde tedesco Reinhard Butikofer, il popolare tedesco Michael Gahler, il socialista francese Raphael Glucksmann, il liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk e la popolare slovacca Miriam Lexmann. In primis Pechino ha sanzionato l’organismo diplomatico europeo, che ha deciso tecnicamente le sanzioni, e poi il governo cinese li ha accusati di «minare seriamente la sovranità e gli interessi della Cina, diffondendo bugie e disinformazione». Le misure che sono state prese nei confronti di questi parlamentari prevedono i divieti di viaggio, anche per le famiglie delle persone prese di mira. Per quanto riguarda la Russia, Mosca ha definito «conflittuale» l’atteggiamento europeo. Infatti ha già avuto luogo un confronto tra il presidente del Consiglio europeo e il presidente russo Vladimir Putin.
I Ventisette paesi europei hanno anche sanzionato 11 personalità birmane tra cui il capo della giunta che ha preso violentemente il potere nelle scorse settimane. Alcuni osservatori si chiedono se sanzionare paesi a tappeto sul fronte dei diritti umani sia compatibile con gli interessi economici dell’Unione e se l’iniziativa non rischi di rivelarsi contraddittoria o incoerente.
Giulia Di Maio