L’ultimo imperatore, capolavoro del regista parmense ed incentrato sulla vita di Pu Yi, in onda questa sera su LA7. Italia, Europa e Mondo. Si può riassumere con questo “triplete” il successo de L’ultimo imperatore, capolavoro del regista Bernardo Bertolucci che andrà in onda questa sera su LA7. Incentrato sulla vita dell’ultimo imperatore della Cina Pu Yi, che governò dal 1908 al 1949, il film ha raccolto numerosi premi in tutto il mondo, divenendo una delle migliori opere di tutti i tempi della filmografia di Bertolucci. Nove premi Oscar, nove David di Donatello e il premio speciale dell’EFA ne sono la prova evidente.
L’ultimo imperatore: autobiografia dell’ultimo reggente di Cina
Tratto dal romanzo autobiografico di Pu Yi Sono stato imperatore,L’ultimo imperatore è sia un viaggio antropologico nella società cinese e nella loro devozione al sovrano. Ma è anche un viaggio personale che Pu Yi ci fa percorrere attraverso il suo attaccamento alle donne. Queste sono sia sue svezzatrici verso la vita adulta (come ad esempio la sua balia), ma anche astute manipolatrici (come la soldatessa giapponese che ne sedurrà la moglie e lo farà decadere del suo potere).
Un grande romanzo dal registro alto e allo stesso tempo popolare, dove Bertolucci dirige con assoluta maestria un capolavoro senza tempo. Un intrigo di potere e passioni, con protagonista un reggente che si troverà dall’essere massimo regnante della Cina a comune popolano. Una parabola discendente che attraversa i quarant’anni più contraddittori della Cina e quanto mai attuale, del quale L’ultimo imperatore si fa involontario profeta ed anticipatore.
Aneddoti ed origini del film: dal gran rifiuto di Sean Connery all’en plein agli Oscar
Nonostante il grande successo, L’ultimo imperatore vive di numerosi aneddoti e curiosità attorno alla sua origine. Ad esempio, per il ruolo di Reginald Johnston, insegnante di inglese di Pu Yi, si pensò a Sean Connery. Tuttavia, dopo il rifiuto del celeberrimo attore scozzese ed interprete di 007, Bertolucci pensò a Marlon Brando e William Hurt. In seguito alle declinazioni di questi ultimi, il regista emiliano scelse Peter O’Toole, generale Lawrence in Lawrence D’Arabia.
Ma l’attore irlandese un giorno non potè entrare nella Città Proibita, poichè si era dimenticato il pass in albergo. Questo suscitò gravi timori sulla non riuscita del film e sull’eventuale uscita. Tuttavia, la pellicola fu completata e sbancò agli Oscar, con un clamoroso en plein. Nove premi su nove candidature, che furono poi replicati ai successivi David di Donatello.
In quel caso, L’ultimo imperatore si aggiudicò altrettante statuette ed entrò di diritto tra le pietre miliari della storia del cinema. Un capolavoro senza tempo che vuole riflettere sulla persona sia nel suo ruolo di potere sia sulla sua sensibilità che ne sarà la rovina.Un ultimo imperatore del cinema per l’ultimo imperatore cinese. Un connubio perfetto tra un grande Paese e un Maestro del cinema come Bernardo Bertolucci.
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