Umberto Boccioni, pittore e scultore italiano, esponente di spicco del futurismo. “Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido”, l’idea di rappresentare visivamente il movimento e la sua ricerca sui rapporti tra oggetto e spazio, sono stati i punti cardine della sua storia stilistica. Oggi ricorre l’anniversario della sua nascita e noi dedichiamo a questo straordinario artista il nostro appuntamento settimanale con la Rubrica Arte.

Umberto Boccioni, mente innovativa in un periodo di fermento

Sviluppo di una bottiglia nello Spazio, 1912/1913

Umberto Boccioni, nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882. Trascorre infanzia ed adolescenza in varie città perché il padre, impiegato statale, è costretto a frequenti spostamenti. Nel 1899 va a vivere a Roma presso una zia e frequenta la Scuola Libera del Nudo, lavorando presso lo studio di un cartellonista. In questo periodo il giovane pittore, dallo stile molto realista, conosce Gino Severini e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla, per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste. Dal 1903 al 1906 Boccioni partecipa alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori, e nel 1905 in polemica con il conservatorismo delle giurie ufficiali, organizza con Severini, nel foyer del Teatro Costanzi, la “Mostra dei rifiutati”

Boccioni, gli Adii “Stati d’Animo”, 1911

Nella primavera del 1906 Boccioni si reca a Parigi, dove rimane affascinato dalla modernità della metropoli. Torna però in Italia e si stabilisce a Padova per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea. Dal gennaio 1907 all’agosto 1908, Boccioni tiene un dettagliato diario nel quale annota gli esperimenti stilistici, i dubbi e le sue ambizioni. Finalmente, dopo aver conosciuto Marinetti, si avvicina al movimento avanguardista e, nel 1910 scrive, con Carlo Carrà e Luigi Russolo, il “Manifesto dei pittori futuristi” ed il “Manifesto tecnico della pittura futurista“, firmati anche da Severini e Balla.

“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari. Tutto in arte è convenzione, e le verità di ieri sono oggi, per noi, pure menzogne. Affermiamo ancora una volta che il ritratto, per essere un’opera d’arte, non può né deve assomigliare al suo modello, e il pittore ha in sé i paesaggi che vuol produrre. Per dipingere una figura non bisogna farla; bisogna farne un atmosfera”.

Dal Futurismo al Dinamismo Plastico

Cavallo, 1913

Dal 1912, a Parigi si svolge la prima esposizione futurista presso la Galerie Bernheim-Jeune. Qui Boccioni applica il concetto di “Dinamismo plastico” anche alla scultura, mentre continua lo studio del dinamismo del corpo umano, attraverso una lunga serie di disegni ed acquerelli. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Boccioni, come molti intellettuali, è favorevole all’entrata in guerra dell’Italia, si arruola volontario nel Battaglione Lombardo Ciclisti e parte per il fronte con Marinetti, Russolo, Sant’Elia e Sironi. L’esperienza segna un altro punto di svolta nella carriera dell’artista. Diventa infatti, l’artista che meglio degli altri sa ritrarre la vita moderna, frettolosa e stressante, di cui la macchina in movimento è il simbolo principale. Il 17 agosto 1916 Boccioni, però, muore dopo una caduta da cavallo a Sorte (Verona), nel pieno della sua rivoluzione pittorica che lo aveva portato dal Futurismo al Dinamismo Plastico.

“Vorrei cancellare tutti i valori che conoscevo che conosco e che sto perdendo di vista, per rifare, ricostruire su nuove basi! Tutto il passato, meravigliosamente grande, m’opprime io voglio del nuovo! E mi mancano gli elementi per concepire a che punto si è, e di cosa si ha bisogno. Con che cosa far questo? col colore? o col disegno? con la pittura? con tendenze veriste che non mi soddisfano più, con tendenze simboliste che mi piacciono in pochi e che non ho mai tentato? Attraverso un idealismo che non so concretare?”

Forme uniche della continuità nello spazio, 1913

Il futurismo, movimento che si poneva in contrasto con la cultura tradizionale, rifiutando il “passatismo” e l’accademismo, proponendosi l’intento di eliminare tutti i valori della cultura precedente per far sorgere un’arte completamente nuova. un’arte che celebra la modernità, la velocità, il dinamismo della vita delle città, lo sviluppo tecnologico. Umberto Boccioni è stato forse l’esponente più drammatico del movimento, il più tormentato, uno dei più radicali. Fu proprio  il futurista che, nell’ambito della scultura, raggiunse gli esiti più moderni e innovativi.

La città che sale

Un magnifico esempio di “dinamismo plastico” è l’opera scultorea “Forme uniche della continuità nello spazio” realizzata nel 1913. Opera diventata poi uno dei simboli del movimento stesso. Altro capolavoro, simbolo del movimento, è “La città che sale”. Uno dei primi capolavori futuristi di Boccioni e il primo che introduce una visione molto più dinamica del soggetto.

“Verrà un tempo in cui il quadro non basterà più: la sua immobilità sarà un anacronismo nel movimento vertiginoso della vita umana”.

Ilaria Festa

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