Tra i grandi volti della letteratura italiana anche il poeta triestino Umberto Saba fu contagiato dal morbo del calcio, scrivendo alcune poesie a riguardo.

Insomma, dopo aver letto di Gabriele D’Annunzio perdere gli incisivi durante le partitelle estive sulla spiaggia e di Giacomo Leopardi nei panni di ultrà, ormai nulla può più sconvolgerci. Siamo pronti a tutto. Ma i due straordinari artisti della parola, sopra citati, non furono le uniche personalità del mondo della letteratura ad essere contagiate dal germe del calcio. Il nome di Umberto Saba è infatti il prossimo a comparire in questa speciale lista. Andiamo dunque a scoprirne di più.

Saba
Umberto Saba (fonte: libriantichionline.com)

Umberto Saba e il calcio

Tutto ebbe inizio fortuitamente, quando il poeta ricevette in regalo da un amico il biglietto per la partita Triestina-Ambrosiana (come era stata ribattezzata l’Inter in quegli anni, sotto il regime fascista), terminata poi 0 a 0 con Giuseppe Meazza che sbagliò un rigore decisivo. Pochi giorni dopo, avendoci probabilmente preso gusto, si recò insieme alla figlioletta Linuccia ad un match infrasettimanale, questa volta in trasferta, in cui però gli Alabardati vennero battuti dal Padova. In quella occasione i padroni di casa si resero protagonisti di un gesto davvero fantastico. Offrirono infatti come omaggio un mazzo di fiori alla sua bambina, nonostante i due fossero sostenitori della formazione rivale. Galanteria di altri tempi.

Saba
Umberto Saba (fonte: comunitaitalofona.org)

In realtà Saba non fu mai un vero e proprio appassionato di pallone in senso stretto, di tatticismi, schemi di gioco e tecnicismi generali. Tuttavia rimase fortemente attratto dalle emozioni che questo sport riusciva a scatenare nel cuore delle persone: la rabbia per una sconfitta, la gioia per un goal realizzato, quella particolare energia che scaturisce dal tifo di una curva. Decise quindi, tramite le sue liriche, di analizzare questi aspetti che lo avevano profondamente colpito.

Le poesie sul calcio

Da qui derivano le Cinque poesie per il gioco del calcio, raccolte nella sezione Parole, composta tra il 1933 ed il 1934, contenuta nel terzo volume della sua opera magna, il Canzoniere. E forse quella data, in cui quei famosi versi furono partoriti, non fu poi un caso, considerando il fatto che proprio nel 1934 l’Italia di Pozzo diventò per la prima volta nella storia Campione del Mondo, provocando un vivacissimo entusiasmo nazionale.

Italia 1934
Nazionale italiana del 1934 (fonte: mediem.com)

Squadra paesana, Tre momenti, Tredicesima partita, Fanciulli allo stadio e Goal sono i titoli dei cinque componimenti in cui l’autore abbraccia diverse tematiche, come ad esempio l’esaltazione della città di Trieste, sua amata terra natia, ma non solo. Viene soprattutto messo in evidenza quel sentimento di gloria, quasi eterna, a cui sia tifosi che giocatori aspirano da sempre attraverso la conquista della tanto agognata vittoria. All’interno delle mura dello stadio gli uomini costituiscono una comunità solida e compatta; sono tutti fratelli, uniti da quel clima di festa domenicale e solidarietà che soltanto l’amore incondizionato per una squadra può scatenare. I goleador sono descritti come antichi guerrieri omerici, degni discendenti di Achille ed Ettore, mentre i portieri sentinelle solitarie che partecipano da lontano alla felicità dei propri compagni dopo una rete segnata.

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Umberto Saba (fonte: libriantichionline.com)

Questa è stata la visione di Umberto Saba sul calcio. Un calcio percepito come concentrato di vita e di stati d’animo, diretta filiazione di quei grandi poemi epici di età classica.

Tartaglione Marco

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