L’assessore alla Sanità dell’Umbria Luca Coletto, giunto dal Veneto per amministrare in Umbria, potrebbe essere richiamato a Roma. Secondo voci autorevoli Coletto tornerebbe a svolgere, con il Governo Draghi, mansioni che aveva già rivestito nel primo Governo Conte.
Coletto potrebbe essere nominato Sottosegretario al Ministero della Salute
L’attuale Assessore Leghista della Regione Umbria, Luca Coletto, potrebbe essere il nome designato a divenire il Sottosegretario al Ministero della Salute nel Governo Draghi insieme con Giancarlo Sileri. Qualora l’assessore leghista fosse richiamato dal governo centrale si aprirebbero per l’Umbria nuovi scenari. Sarebbe necessario un rimpasto e, ovviamente, la nomina successiva di un nuovo Assessore alla Sanità in un momento, per ovvi motivi, molto delicato. Ad ogni modo l’Umbria potrebbe beneficiare di una stretta trama di rapporti con una persona che si occupa di Sanità a livello governativo. Inoltre, per ragioni politiche, con l’ascesa di Coletto al Governo centrale si porrebbe fine ad alcuni contrasti interni della giunta umbra.
Chi è Luca Coletto?
Coletto ha iniziato la sua attività politica nella Lega Nord nel 1995. Dal 2009 al 2018 ha ricoperto numerose cariche in tema di sanità pubblica all’interno della Giunta regionale veneta.
Ha prestato giuramento come Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute con il Governo Conte il il 7 dicembre 2018, cessando dall’incarico con l’insediamento del nuovo governo. Il 21 novembre 2019 è nominato dalla presidente Donatella Tesei come Assessore alla tutela e promozione della salute, programmazione e organizzazione sanitaria, sicurezza alimentare, dei luoghi di lavoro, welfare, politiche famigliari per l’infanzia, i giovani e immigrazione, alla cooperazione, associazionismo e volontariato sociale ed alle politiche di parità di genere e antidiscriminazione della regione Umbria. In occasione del suo insediamento in Umbria il PD aveva sollevato numerose critiche, considerata la condanna di Coletto a due mesi, con benefici di legge. La condanna, registrata per diffusione di idee razziste, mal si concilia con una delega alla alla parità di genere e antidiscriminazione.
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